Quattro tendenze della disinformazione sulla guerra in Ucraina - Facta
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Quattro tendenze della disinformazione sulla guerra in Ucraina

Nelle ultime settimane l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale è stata monopolizzata dalle notizie giunte dall’Ucraina, dove il 24 febbraio 2022 la Russia di Vladimir Putin ha lanciato un’operazione militare giustificata con la volontà di «demilitarizzare e denazificare» il Paese. In poco meno di 14 giorni, l’aggressione russa ha causato, secondo le Nazioni Unite,  almeno 474 vittime civili e oltre 2 milioni di profughi, costretti ad abbandonare l’Ucraina per mettersi in salvo dai bombardamenti. 

Come spesso accade in queste situazioni, di pari passo con il racconto giornalistico è però proliferata un’ampia gamma di contenuti disinformativi (che noi di Facta abbiamo raccolto in questo articolo aggiornato in tempo reale). 

Ecco una mappa dei principali filoni della disinformazione che abbiamo fino ad ora incontrato, con un occhio anche a quanto è successo all’estero.

La meta-disinformazione

Ad oggi il filone più peculiare della disinformazione sulla guerra in Ucraina riguarda presunti errori dei mezzi d’informazione. La copertura del conflitto da parte dei media tradizionali, infatti, è stata aspramente criticata da blog e account social che hanno espresso posizioni filo-russe. Nonostante la concitazione della diretta televisiva abbia provocato alcuni vistosi errori anche nelle testate giornalistiche più attrezzate, si tratta nella maggior parte dei casi di una vera e propria disinformazione sulla disinformazione. Insomma, di meta-disinformazione. 

È ad esempio il caso di un post che accusava il quotidiano la Repubblica di aver commesso un clamoroso refuso (smentito dalla stessa testata) o di una scena del film “Deep Impact” mandata in onda per sbaglio TgCom 24, ma in realtà mai utilizzata dal canale all-news. Falsi erano anche i contenuti che mettevano in dubbio l’attualità di alcune immagini iconiche del conflitto in corso, così come la presunta notizia di una donna presentata dai media sia come «no-vax pentita» che come vittima di guerra. 

La meta-disinformazione non è però un’esclusiva italiana e anche altri nostri colleghi fact-checker hanno dovuto far fronte a questo cortocircuito mediatico. Tra i principali contenuti sul tema segnaliamo il falso screenshot della Cnn secondo cui Putin avrebbe rimandato l’invasione dell’Ucraina fino a quando non ci sarebbero state «armi da rubare» (ne abbiamo parlato anche noi qui) e i falsi tweet della stessa Cnn dedicati alla scomparsa di un report inviato al fronte. Segnaliamo infine una finta prima pagina del magazine Time che paragona Putin a Hitler: si è trattato in questo caso di un’opera di un designer grafico circolata fuori dal suo originale contesto.

Tra realtà e finzione

Un altro filone particolarmente vitale della disinformazione ha finora riguardato i contenuti di intrattenimento decontestualizzati e circolati come immagini provenienti dal fronte. I più gettonati sono i filmati tratti dai videogame di tattica militare come Arma 3 (qui e qui) e War Thunder (qui), ma non mancano anche i dietro le quinte di film indipendenti. 

A tal proposito, questo video non è stato girato dall’Ucraina per manipolare l’opinione pubblica, ma mostra le riprese di un film britannico del 2013, e quest’altro non mostra degli attori inscenare vittime di guerra ucraine, ma attori veri e propri durante una sessione di trucco per una serie tv. Menzione d’onore, infine, per il finto annuncio di un carro armato venduto su eBay al prezzo di 400 mila dollari e che, a proposito di intrattenimento, lascerà qualche patito dello shopping online con l’amaro in bocca. 

Questo genere di contenuti nascono spesso dalla decontestualizzazione di immagini e filmati destinati originariamente ad altri usi (lo streaming su Facebook dell’anteprima di un videogioco, la realizzazione di un contenuto extra per un film) e hanno iniziato a circolare nella loro versione fuorviante ben prima del 24 febbraio 2022, data di inizio della guerra. Oltre che in Italia, i contenuti d’intrattenimento presentati fuori contesto hanno avuto una discreta fortuna anche nel subcontinente indiano.

La propaganda del Cremlino

Alcuni dei casi di disinformazione di cui ci siamo occupati durante le prime due settimane del conflitto sono chiaramente riconducibili agli spin della comunicazione russa. Questo non vuol dire che esistano necessariamente account e pagine in italiano gestite da Mosca – come supposto nel 2018 da una parte della stampa italiana, ipotesi poi rivelatesi prive di fondamento –  ma semplicemente che la macchina della propaganda russa ha una sua efficacia anche nel contesto italiano.

Il caso più eclatante riguarda alcuni post molto circolati in Italia e tesi a suggerire l’esistenza di «laboratori biomilitari» gestiti dal personale degli Stati Uniti in Ucraina. Stando ai post, l’aggressione della Russia sarebbe giustificata dall’esigenza di difendersi da una minaccia biologica molto vicina ai suoi confini, un’informazione utilizzata anche dalla comunicazione del ministero della Difesa russo, che il 6 marzo 2022 ha citato l’esistenza di armi biologiche sviluppate a Kiev.

Si tratta, come abbiamo spiegato nel nostro articolo, di laboratori biologici posseduti e finanziati dal governo ucraino, sviluppati all’interno di un trattato firmato ad agosto 2005 tra Stati Uniti e Ucraina per «ridurre al minimo le potenziali minacce biologiche». Nessuna arma biologica, dunque, ma solo un contenuto di propaganda russa, come spiegava nel 2018 un articolo della testata giornalistica non-profit Coda Story.

È interessante notare come questo tipo di propaganda, sostenuta apertamente dai mezzi di comunicazione russi e cinesi, sia arrivata anche negli Stati Uniti attraverso i canali di QAnon, la teoria del complotto pro-Trump di cui ci siamo occupati a più riprese su Facta

Tra le altre conseguenze dell’azione indiretta del Cremlino abbiamo poi rintracciato numerosi contenuti che descrivono l’Ucraina come una nazione afflitta dalla piaga del nazismo, coerentemente con l’intenzione di «denazificare» l’Ucraina manifestata da Putin. Nonostante l’esercito ucraino abbia indubitabili problemi con le infiltrazioni di estrema destra – particolarmente presenti nella Guardia nazionale, che dal 2015 ha accolto l’ultranazionalista battaglione Azov – il presidente Zelensky non ha mai indossato magliette con simboli nazisti e l’immagine di una svastica circolata online non è stata fotografata tra le strade di Kiev, ma a Sofia, in Bulgaria.

Immagini di repertorio

Quando le immagini reali scarseggiano, entrano in gioco i contenuti di repertorio, molto spesso condivisi sui social network per motivi di pura visibilità. 

Questo genere di disinformazione è molto diffusa anche in altri contesti (noi di Facta abbiamo dedicato un’intera sezione a questa categoria) ma negli ultimi giorni abbiamo incontrato un vero e proprio boom di segnalazioni dedicate a immagini del passato riproposte per illustrare (erroneamente) il conflitto in corso.

Ad oggi, il più celebre tra questi è il video dell’esplosione avvenuta il 12 agosto 2015 a Tianjin, in Cina, molto circolato sui social network in riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina. Una decontestualizzazione particolarmente credibile, al punto da aver fatto cadere in errore i giornalisti di Rai News 24, il canale all-news della tv pubblica italiana. Tra le altre immagini riciclate troviamo un presunto «aereo russo abbattuto in Ucraina» – in realtà una collisione tra due MiG russi durante un’esibizione alla manifestazione aerea del 1993 –, un video di «centinaia di paracadutisti russi» in Ucraina che circola dal 2014, una bandiera russa issata su un edificio pubblico ucraino (in realtà risalente sempre al 2014) e una parata militare del 2020 erroneamente descritta come un attacco dell’aviazione russa.

Com’è possibile verificare attraverso questa raccolta dei principali fact-checking internazionali, il riutilizzo delle immagini di repertorio è una pratica piuttosto diffusa a varie latitudini e può avere numerose finalità. In alcuni casi i vecchi filmati servono per rafforzare l’immagine del presidente russo Vladimir Putin (ad esempio qui, qui e qui), in altri per celebrare la resistenza ucraina (qui, qui e qui), in altri ancora per creare engagement e attirare like (qui, qui e qui).

Questo tipo di disinformazione si è rivelata particolarmente efficace anche grazie alla sua capacità di rimettere in circolo immagini iconiche, fotografie decontestualizzate che assumono un nuovo significato alla luce della guerra, diventandone istantaneamente il simbolo. A tal proposito vale la pena citare l’immagine della bambina che si scaglia con rabbia contro il soldato invasore, l’abbraccio di un soldato ucraino con la sua ragazza prima di partire per la guerra e il saluto di un padre in lacrime alla figlia. Immagini molto evocative, certo, ma nessuno di questi contenuti è stato realizzato durante l’attuale conflitto in Ucraina.

In conclusione

Una celebre frase talvolta attribuita al drammaturgo greco Eschilo (benché non ci siano prove che sia davvero sua) recita: «La prima vittima della guerra è la verità». Ciò è particolarmente vero per il conflitto in corso in Ucraina, che a due settimane dallo scoppio è stato investito da una significativa mole di disinformazione.

Le false notizie a tema bellico finora verificate da noi di Facta possono essere riassunte in quattro filoni principali, che rispecchiano le tendenze della disinformazione internazionale. Il primo riguarda la cosiddetta “meta-disinformazione”, ovvero una serie di contenuti disinformativi dedicati alla presunta disinformazione diffusa dai mezzi di comunicazione mainstream. Nonostante alcuni vistosi errori commessi da giornali e telegiornali, si tratta nella maggior parte dei casi di notizie inventate per mettere in cattiva luce la stampa. Il secondo filone è invece quello che riutilizza contenuti di intrattenimento (come film e videogame), spacciandoli per immagini dal fronte.  

Esiste poi un tipo di disinformazione più ideologicamente orientata, che è quella diffusa per fini propagandistici. Questa fa spesso da megafono agli impulsi inviati dai mezzi di comunicazione russi e non implica necessariamente l’esistenza di account e pagine in italiano gestite da Mosca, ma testimonia l’efficacia della macchina propagandistica. 

Infine, il quarto e ultimo filone ha a che fare con le immagini di repertorio rimesse in circolazione per illustrare la guerra in Ucraina. Questo tipo di disinformazione si è rivelata particolarmente efficace anche grazie alla sua capacità di creare immagini iconiche, fotografie decontestualizzate che assumono un nuovo significato alla luce della guerra, diventandone istantaneamente il simbolo.

Foto di copertina scattata a Kharkiv (Ucraina) il 31 gennaio 2022

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