Questo studio sul vaccino Pfizer che «riprogramma» il sistema immunitario non ne mette in dubbio efficacia e sicurezza - Facta
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Questo studio sul vaccino Pfizer che «riprogramma» il sistema immunitario non ne mette in dubbio efficacia e sicurezza

Il 23 agosto 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp la richiesta di verificare un articolo, pubblicato il 19 agosto 2021 dal sito Come Don Chisciotte e lo stesso giorno da L’Antidiplomatico (e condiviso anche su Facebook) intitolato «Ricercatori tedeschi e olandesi: Vaccino Pfizer riprogramma il sistema immunitario innato». Secondo l’articolo, uno studio avrebbe dimostrato che «il vaccino Pfizer-BioNTech usato per il coronavirus 2019 (COVID-19) induce una complessa riprogrammazione delle risposte immunitarie innate» e che «se i risultati dei ricercatori europei dovessero essere confermati con altri test, getterebbero un’ombra sugli effetti collaterali del vaccino Pfizer-BioNTech impossibile da ignorare» fino al punto di «ribaltarne il rapporto costi benefici».

Si tratta di una notizia presentata in modo fuorviante, fuori dal contesto corretto.

L’articolo fa riferimento a uno studio pubblicato il 6 maggio 2021 come preprint, quindi non sottoposto a peer review, da un team di ricercatori tedesco-olandese che investigava l’effetto del vaccino Pfizer sulla cosiddetta risposta immunitaria innata, la prima linea di difesa generica dell’organismo che non dipende dal riconoscimento specifico di un patogeno, come accade invece per l’immunità specifica

Lo studio mostra dati che, secondo gli autori, suggeriscono un effetto del vaccino sulla risposta immunitaria innata, e quindi del modo in cui l’organismo può reagire ad alcuni patogeni diversi dal virus Sars-CoV-2, come il fungo Candida albicans (responsabile delle infezioni da candida) o batteri. I dati mostrano in quasi tutti i casi un effetto molto ridotto e ricordiamo che un singolo studio da solo non è quasi mai conclusivo. 

In ogni caso, lo studio non «getta un’ombra» sui vaccini e men che meno suggerisce che i rischi superino i benefici. La «riprogrammazione» discussa nello studio è infatti di un fenomeno del tutto normale: lo studio stesso ricorda che anche vaccini ampiamente usati da molti anni o decenni, come il vaccino Bcg contro la tubercolosi o il vaccino trivalente contro rosolia, morbillo e parotite, inducono effetti a lungo termine di «riprogrammazione» del sistema immunitario innato, inducendo leggere variazioni della risposta verso alcuni patogeni. I ricercatori concludono che, visti i risultati, il vaccino Pfizer può ridurre l’infiammazione eccessiva dovuta alla Covid-19, anche se così facendo potrebbero diminuire leggermente anche le risposte immunitarie contro i virus in generale. È possibile inoltre che interferisca parzialmente con l’immunità data da altri vaccini; anche questo è un fenomeno già noto per altri vaccini e che al limite richiede di rivedere la somministrazione simultanea di vaccini diversi. In conclusione, dati interessanti per gli immunologi e per chi svilupperà nuovi vaccini contro la Covid-19, ma nulla che metta in dubbio l’efficacia e la sicurezza dei vaccini finora approvati. 

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