Come la disinformazione ha sfruttato il caos in Afghanistan - Facta
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Come la disinformazione ha sfruttato il caos in Afghanistan

Un’analisi del network di fact-checking di EDMO (European Digital Media Observatory). Organizzazioni che hanno contribuito a questa analisi: AFP, Correctiv, Demagog, Dpa, Les Surligneurs, Maldita, Newtral, PagellaPolitica/Facta.news, VerificaRTVE

Dopo il ritiro degli Stati Uniti e dei suoi alleati e il conseguente ritorno al potere dei talebani, una grande quantità di contenuti (articoli, foto e video) relativi alla situazione in Afghanistan sono stati condivisi online. Tra questi, molti sono risultati falsi o fuorvianti. Abbiamo raccolto numerosi articoli di fact-checking sulla situazione in Afghanistan pubblicati da nove diverse organizzazioni europee* che fanno parte del network di EDMO e abbiamo analizzato le narrazioni ricorrenti per capire quali sono i principali obiettivi della disinformazione.

Questo è quello che abbiamo scoperto: 

  • la stragrande maggioranza dei contenuti falsi o fuorvianti non ha un target specifico e sembra essere solo click-baiting;
  • una piccola ma significativa quantità di contenuti falsi o fuorvianti prende di mira politici o governi occidentali;
  • un piccolo ma significativo numero di articoli falsi o fuorvianti prende di mira i migranti.

Diamo uno sguardo più da vicino a queste categorie, con un focus particolare sull’ultima. Secondo molte delle organizzazioni di fact-checking che hanno contribuito a questa analisi, la disinformazione sui migranti è quella che può rivelarsi la più dannosa e con il più alto potenziale di crescita nei prossimi mesi.

1) Disinformazione generica sull’Afghanistan

A parte la confusione iniziale, con le prevedibili informazioni scorrette riguardo specifiche situazioni legate all’evacuazione (confronti errati con il passato, ad esempio), la maggior parte dei contenuti falsi relativi alla situazione in Afghanistan, verificati dalle organizzazioni che hanno preso parte a questa indagine, non ha un target specifico o sfrutta in generale la reputazione negativa esistente dei talebani. Questa disinformazione ha lo scopo di attirare l’attenzione del pubblico generale con contenuti altamente emotivi o che attirano l’attenzione (click-baiting), come foto, video o storie. Vediamo qualche esempio.

  1. Violenza contro donne e cristiani 

Il primo tipo di contenuto altamente emotivo che abbiamo trovato tra quelli falsi o fuorvianti riguarda episodi di violenza dei talebani, in particolare contro le donne.

Storie vere e orribili sulla violenza dei talebani contro le donne hanno creato molto probabilmente un interesse nel pubblico per questo tipo di episodi, e ben presto hanno iniziato a circolare notizie false. 

Ad esempio, in diversi Paesi europei, ad agosto e settembre è circolato il video dell’esecuzione di una donna. In realtà il filmato risale al 2015 ed è stato girato in Siria (anche un altro video che ritrae l’uccisione di molti uomini, spacciati per oppositori dei talebani, viene in realtà dalla Siria). Un altro contenuto simile – diffuso in particolare in Spagna – è la storia della pilota dell’esercito donna Safia Pirouzi lapidata dai talebani, che al momento non ha però alcuna conferma. O, ancora, il video di una donna bruciata viva da una folla inferocita, che è stato però registrato in Sud America nel 2015. Anche la storia – vecchia e senza alcun riscontro – dei talebani pronti a uccidere più di duecento missionari cristiani ha circolato ampiamente in Europa nelle ultime settimane (ad esempio in Francia, Italia e Polonia).

  1. Storie incredibili 

Altre false storie sull’Afghanistan circolate nelle scorse settimane sono, ad esempio, quella secondo cui un aereo statunitense in partenza da Kabul – reso celebre dal disperato tentativo di alcuni cittadini afghani di salire a bordo, o di aggrapparsi al carrello, per lasciare il Paese – non era un vero aereo ma un gonfiabile. O il video di un elicottero che sorvola Kabul trasportando quella che sarebbe la salma di un uomo impiccato: in realtà l’uomo era vivo e vegeto e stava cercando – senza successo – di mettere la bandiera dei talebani sul tetto di un edificio. 

Ma le storie false sull’Afghanistan non sono sempre macabre o comunque negative. Ad esempio, diversi account sui social media hanno diffuso la storia di un filantropo che avrebbe acquistato tre aeroplani per evacuare i rifugiati dall’Afghanistan.

  1. Contenuti falsi relativi a eventi reali 

Un terzo diffuso tipo di contenuti falsi che hanno il principale obiettivo di attirare traffico sui social media è quello che prende spunto da eventi reali. In questo caso o ne vengono distorti i dettagli oppure si sfrutta l’evento realmente accaduto per far circolare come attuale materiale vecchio e relativo ad altri contesti.

Ad esempio, dopo l’attentato terroristico all’aeroporto di Kabul del 26 agosto, in Europa sono circolati molti video e foto falsi dell’attentato. La maggior parte sono legati ad altri precedenti attacchi terroristici, avvenuti in Afghanistan o in Medio Oriente, ma a volte sono legati a situazioni completamente diverse. Ad esempio, l’immagine di un fiume rosso di sangue è stata associata all’attacco di Kabul. L’immagine era reale, ma in realtà proveniva da una protesta avvenuta in Afghanistan nel 2017 contro le vittime civili della guerra.

2) Disinformazione che prende di mira governi o politici occidentali 

La crisi in Afghanistan è stata utilizzata in Europa anche per attaccare politici e governi. Gli Stati Uniti sono spesso il bersaglio: una notizia falsa che circola in rete li accusa di aver abbandonato i loro cani militari e di aver esposto gli animali alla violenza dei talebani. Gli Stati Uniti sono stati anche accusati di addebitare ai cittadini afghani che volevano fuggire dal Paese, anche se ne avevano il diritto,  fino a 2.000 dollari (anche questa storia non è vera). 

Anche i governi europei sono stati oggetto di disinformazione, soprattutto in Germania. Ad esempio, una vecchia foto di un aereo quasi vuoto in partenza da Kabul è stata utilizzata per attaccare il governo tedesco per non aver fatto la sua parte nell’evacuazione dei rifugiati afghani. La foto è in realtà del 2017. L’esercito tedesco è stato poi accusato di essere più preoccupato di riportare in Germania le bevande alcoliche che i rifugiati, ma la storia diffusa online era priva di fondamento. 

Sui social media è stato anche scritto che il ministero degli Esteri tedesco Heiko Maas (Spd) avrebbe dichiarato in un’intervista a Zdf che «offriremo ai rifugiati afghani in Germania un Afghanistan migliore di quello che abbiano mai avuto». La frase è stata completamente inventata. 

Una storia simile è successa in Spagna. Un messaggio diventato virale sui social media riportava che Yolanda Diaz (parlamentare di Unidos Podemos, l’alleanza di sinistra spagnola, e ministra del Lavoro e dell’Economia Sociale) avrebbe chiesto l’accoglienza immediata in Spagna di 40mila rifugiati afghani. L’affermazione è stata completamente inventata

In Italia un contenuto satirico che sosteneva che la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni avesse chiesto il blocco navale intorno all’Afghanistan (che non ha confini marittimi) è stato erroneamente interpretato come vero ed è diventato virale. 

Questo tipo di disinformazione ha un obiettivo chiaro – il governo, la maggioranza, i partiti di opposizione ecc. – ma fino ad ora non sembra aver avuto un forte impatto. È possibile però che in futuro, se un gran numero di profughi arriverà dall’Afghanistan, altre false dichiarazioni mai rilasciate possano essere attribuite a questo o quel politico per danneggiarne la credibilità e il profilo pubblico.

3) Disinformazione che prende di mira i migranti 

Un filone di disinformazione particolarmente preoccupante sull’Afghanistan emerso dalla nostra analisi riguarda i migranti. Abbiamo isolato i tre messaggi principali che sono stati veicolati: 

  • i migranti sono tutti maschi e adulti, non ci sono (o sono pochissimi) donne e bambini;
  • le donne migranti, quando ci sono, sono maltrattate dagli uomini;
  • c’è un’invasione che incombe sull’Europa, di persone spesso senza diritto di asilo, con alta probabilità di terroristi tra i profughi.

Il primo messaggio è, in base ai materiali che abbiamo raccolto, il più virale in Europa e si inserisce nel solco di un pregiudizio già esistente. È dunque su questo che abbiamo deciso di concentrarci in questa nostra analisi.

È vero che i migranti afghani, e i migranti in generale, sono in maggioranza maschi adulti, ma donne e bambini rappresentano percentuali significative. Ad esempio, su 530.000 richiedenti asilo afghani arrivati ​​in Europa negli ultimi dieci anni, quasi un terzo erano donne e più di un quarto erano bambini sotto i 14 anni. 

Perché diffondere il messaggio esagerato che i migranti afghani sono tutti maschi adulti? 

A giudicare dai commenti che accompagnano le notizie false, sembra che rappresentare i migranti come adulti maschi sia più spaventoso per un pubblico con sensibilità xenofobe preesistenti. Inoltre, è strumentale a sostenere l’accusa che quei migranti siano dei “vigliacchi” che lasciano le donne nelle mani dei talebani. Infine supporta l’idea che questi non siano “veri” rifugiati (perché, è il sottinteso, dovrebbero esserlo solo donne e bambini). 

È possibile che questa narrazione stia già preparando il terreno per una campagna di disinformazione contro un eventuale arrivo di un numero significativo di rifugiati dall’Afghanistan. 

Come si è diffusa questa narrazione? 

Le organizzazioni che hanno partecipato a questa indagine hanno trovato diverse foto, di solito vecchie e decontestualizzate o falsificate, che ritraggono aeroplani pieni di maschi adulti presumibilmente in partenza dall’Afghanistan. I messaggi che accompagnano queste immagini sono del tipo sopra descritto: i maschi in partenza sono “vigliacchi”, ovvero “non veri profughi”; se non ci sono donne e bambini tra i rifugiati, questo presumibilmente significa che il Paese non è in realtà un luogo pericoloso, e così via. 

Abbiamo selezionato in particolare la foto di un aereo pieno di maschi adulti afghani, che circolava in Germania, Francia, Italia, Spagna, Polonia, Belgio, Austria, Grecia e Croazia. La foto ritrae in realtà cittadini afghani rimandati in Afghanistan dalla Turchia nel 2018. 

Chi sono i soggetti responsabili della diffusione di questo contenuto falso?

La risposta non è univoca ma sembra che i gruppi di estrema destra e anti-immigrazione siano tra quelli che hanno dato una spinta significativa a questa vicenda. 

Ad esempio, in Germania il politico dell’AfD Jonas Dünzel ha condiviso l’immagine sui suoi social media. In Croazia questa circolava soprattutto nei gruppi Facebook anti-immigrazione. In Grecia è stato condiviso su Twitter da Kyriakos Velopoulos, leader del partito nazionalista Hellenic Solution. In Polonia è stato condiviso da fan page incentrate su contenuti politici sensazionalistici e polarizzanti.

In conclusione

Nelle ultime settimane, la grande maggioranza dei contenuti falsi o fuorvianti riguardanti l’Afghanistan non ha avuto un obiettivo specifico o ha sfruttato in generale l’attuale reputazione negativa dei talebani. Questa disinformazione sembra principalmente voler attirare il lettore a cliccare sul contenuto e sfruttare il grande interesse sul tema da parte del grande pubblico (click-baiting). 

Tuttavia, un numero significativo di notizie false ha preso di mira governi, politici e migranti. Quest’ultimo caso è, a nostro avviso, il più rilevante. I messaggi che vengono veicolati attraverso queste false notizie riguardanti i migranti afghani sono, in particolare, che sono tutti (o quasi tutti) maschi adulti che abbandonano le loro donne e i loro bambini ai talebani, quindi sono “vigliacchi” e/o “non veri rifugiati”.

 Tommaso Canetta, vicedirettore di Pagella Politica 

*Organizzazioni di controllo dei fatti che hanno contribuito a questa analisi: AFP, Correctiv, Demagog, Dpa, Les Surligneurs, Maldita, Newtral, PagellaPolitica/Facta, VerificaRTVE

Questo articolo è la traduzione in italiano dell’originale, in inglese, pubblicato sul sito di EDMO.

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