No, il vaccino Astrazeneca non contiene il «vaiolo delle scimmie» - Facta
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No, il vaccino Astrazeneca non contiene il «vaiolo delle scimmie»

Il 15 agosto 2024 su Facebook è stato pubblicato lo screenshot di un documento in inglese in cui al punto 6 si legge che una dose del vaccino Astrazeneca contro la Covid-19 contiene, tra gli altri ingredienti, anche un «vettore di Adenovirus di scimpanzé che codifica per la glicoproteina spike del SARS-CoV-2. Prodotto in cellule renali embrionali umane geneticamente modificate (HEK) 293 e mediante tecnologia del DNA ricombinante».

Secondo chi ha condiviso il post, questo significa che il vaccino Astrazeneca conterrebbe il «vaiolo delle scimmie».

Si tratta di un contenuto fuorviante, che circola online dal 2021, e che veicola una notizia falsa.

Questa informazione infondata è tornata a essere diffusa dopo che il 14 agosto 2024 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato l’epidemia di Mpox (precedentemente denominato “vaiolo delle scimmie”) nella Repubblica Democratica del Congo e in altri Paesi dell’Africa centrale un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale (Pheic). Si tratta del livello di allerta globale più alto dell’OMS e la decisione riconosce la potenziale minaccia che questo virus rappresenta per i Paesi di tutto il mondo. Sulla pericolosa disinformazione su questo tema abbiamo pubblicato in un approfondimento.

L’immagine che stiamo analizzando ritrae una parte del foglietto illustrativo del vaccino Astrazeneca. In particolare, il punto 6 mostrato nel post si trova a pagina 6 del foglietto illustrativo in inglese del vaccino in questione pubblicato dall’OMS. 

Come avevamo ricostruito in precedenza, quel passaggio significa in realtà che il principio attivo del vaccino Astrazeneca è stato costituito da un adenovirus modificato che causa il comune raffreddore negli scimpanzé. Questo virus è stato modificato in laboratorio in modo che non possa causare infezioni ed è stato utilizzato per fornire il codice genetico per la proteina Spike del Coronavirus. Il processo di fabbricazione del vaccino Astrazeneca ha previsto la produzione di un virus, l’adenovirus, che trasporta il materiale genetico alle cellule all’interno del corpo. Per produrre questo virus in laboratorio è stata necessaria una linea cellulare “ospite”. Nel caso del vaccino Astrazeneca è stata utilizzata una linea cellulare chiamata cellule HEK-293, una specifica linea di cellule utilizzate in varie applicazioni scientifiche. «Le cellule originali furono prelevate dal rene di un feto abortito legalmente nel 1973. Le cellule HEK-293 usate oggigiorno sono cloni di quelle cellule originali, ma non sono le cellule del feto abortito», aveva spiegato dall’Università di Oxford che insieme ad Astrazeneca aveva lavorato al vaccino. 

Riassumendo, nel vaccino Astrazeneca è presente un adenovirus modificato che causa il raffreddore negli scimpanzé. Questo adenovirus è stato modificato e non può causare infezioni. Il suo utilizzo è quello di fornire l’informazione genetica per la proteina Spike del coronavirus.  

Lo scorso 4 maggio Astrazeneca ha comunicato di ritirare l’autorizzazione all’immissione in commercio per il suo vaccino poiché «considerata la quantità di vaccini disponibili ed efficaci per le nuove varianti di Covid-19, non c’è più stata domanda per il vaccino che di conseguenza non è più stato prodotto né distribuito». Sul ritiro del vaccino Astrazeneca sono circolati diversi contenuti disinformativi analizzati da Facta.

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