Il 31 dicembre 2021 su Facebook è stato pubblicato un post in cui si afferma che il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus avrebbe detto «Alcuni paesi stanno usando i booster per uccidere i bambini, il che non è giusto». Nel post viene allegato un video di una conferenza stampa del direttore generale dell’Oms come prova, perché nei sottotitoli in italiano del discorso compare la frase incriminata sulla dose di richiamo dei vaccini (booster, in inglese) e i bambini.
Si tratta di una notizia falsa.
Il video allegato al post oggetto di verifica è reale, ma i sottotitoli che riportano la frase «Alcuni paesi stanno usando i booster per uccidere i bambini, il che non è giusto» sono errati. Durante un briefing con i media del 20 dicembre 2021 organizzato dall’Oms e svoltosi a Ginevra, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato in inglese «some countries are using to give boosters to children, which is not right» (in italiano, «diversi Paesi stanno somministrando la dose di richiamo ai bambini, e questo non è giusto»), come si può verificare nella trascrizione ufficiale del suo intervento.
Il direttore generale dell’Oms stava dicendo che in base a nuove ricerche scientifiche le dosi di richiamo hanno benefici contro il virus in particolare nelle persone sopra i 60 anni, cioè in quei soggetti che hanno un rischio maggiore di malattia grave e decesso per Covid-19, e per questo motivo, somministrare il booster ai bambini, come alcuni Paesi stanno facendo, non è corretto.
Nel pronunciare la frase in questione Tedros Adhanom Ghebreyesus si era inizialmente sbagliato nel pronunciare la prima sillaba di «children», pronunciando «kil» invece di «chil», per poi correggersi immediatamente, come si può verificare qui. Contattato dai colleghi di Reuters, un portavoce dell’Oms ha confermato questa ricostruzione e chiarito che qualsiasi altra interpretazione delle parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus è «sbagliata al 100 per cento» .
Questo caso di disinformazione è stato trattato da diversi siti di fact-checking (qui, qui e qui).