Questo spezzone del TGR Lazio non dimostra che la long Covid è causata dal vaccino - Facta
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Questo spezzone del TGR Lazio non dimostra che la long Covid è causata dal vaccino

Il 18 settembre 2023 la redazione di Facta.news ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare un video pubblicato su Facebook lo stesso giorno. Il filmato, della durata di 01:32 minuti, mostra un’intervista di Fernando Lunèdi, responsabile del centro long Covid della clinica INI Città Bianca di Veroli, in provincia di Frosinone, rilasciata al TGR Lazio sui sintomi post-Covid.

Il video è accompagnato da un commento dell’autore, che recita: «il long Covid è correlato all’assunzione del V. … chi è V. può avere il long covid… il V. complica l’infezione… chi non è V. difficilmente soffre di long covid». Chi ha condiviso il post, dunque, suggerisce che secondo Lunèdì la long Covid colpirebbe solo le persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid.

Si tratta di una notizia falsa. 

Innanzitutto, Lunèdi ha partecipato come ospite al TGR Lazio del 9 giugno 2023. Attualmente il video non è disponibile sul sito della Rai, ma qui è possibile visionare una versione dell’intervista più estesa rispetto al video che stiamo analizzando.

Per quanto riguarda il termine “long Covid”, questo indica l’insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che permangono dopo l’infezione da Covid-19, e possono variare da paziente a paziente.

Durante l’intervista al TGR Lazio, Lunèdi ha spiegato che da uno studio osservazionale – ancora in corso – effettuato nella clinica INI Città Bianca, è emerso che la long Covid dipende da diversi fattori come costituzione, età, sesso, e tipologia di vaccinazione anti-Covid a cui la persona è stata sottoposta. A tal proposito, il responsabile del centro ha precisato che la long covid «va associata in diversi modi al tipo di vaccino» che la persona ha ricevuto, ovvero «alla tipologia, alla quantità di dosi, alla frequenza di dosi nell’intervallo fra l’inoculazione e la malattia, l’infezione da long covid». Inoltre, ha continuato il medico, «dobbiamo dire che il long Covid in un paziente vaccinato ha una pertinenza maggiore rispetto a un paziente che non lo è, quindi un impatto maggiore», chiarendo però che «il vaccino non può essere un elemento scatenante del long covid, ma complica l’infezione da long covid». 

La long Covid, dunque, secondo le parole di Lunèdi, è associata in modi differenti al vaccino che il paziente ha ricevuto e i sintomi legati a questa sindrome cambiano da persona a persona, anche in relazione al fatto di essere stati vaccinati oppure no. Ciò, però, non significa che la long Covid sia una conseguenza diretta del vaccino e che chi non è vaccinato non possa essere colpito dallo stesso insieme di disturbi e manifestazioni cliniche a lungo termine.

A seguito di alcune richieste di chiarimento, in particolare in merito all’affermazione secondo cui la long Covid avrebbe avuto un impatto maggiore sulle persone vaccinate, il 14 giugno la clinica INI Bianchi ha pubblicato un articolo in cui ha fornito alcune precisazioni. In particolare, Lunèdi ha spiegato che gli studi osservazionali effettuati in clinica hanno coinvolto nella quasi totalità dei casi persone che avevano ricevuto una o più dosi di vaccino anti-Covid e che per questo motivo è normale «avere un impatto in numeri assoluti su questa popolazione». 

Infine, il responsabile del centro ha ribadito come «il vaccino non sembra avere una funzione totalmente preventiva sul long Covid stesso, cioè ci sono pazienti vaccinati con long Covid», ma «non è certamente il vaccino a generare nè a complicare il long Covid» che, al contrario, ha avuto «ruolo protettivo [dalla Covid, ndr] su un importante campione visitato» nell’ambulatorio INI Città Bianca.

Lo studio “Long COVID risk and pre-COVID vaccination in an EHR-based cohort study from the RECOVER program” (in italiano: Rischio di long Covid e vaccinazione pre-Covid in uno studio di coorte basato sulle cartelle cliniche del programma di recupero”), pubblicato a maggio 2023 sulla rivista Nature Communications da un team di scienziati di diverse università statunitensi, è in linea con quanto dichiarato da Lunèdi. Nella ricerca si legge, infatti, che «la vaccinazione è stata costantemente associata a probabilità e tassi più bassi di diagnosi di long Covid». Questo perché, sempre secondo i ricercatori, «la vaccinazione riduce il rischio di sviluppare la Covid-19 per un periodo di tempo successivo alla vaccinazione, offrendo un meccanismo di prevenzione dalla long Covid».

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