Il 31 agosto 2024 è stata pubblicata su X la clip di un’intervista a Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti e candidata alla presidenza per le prossime elezioni di novembre 2024. All’inizio del video si sente Harris pronunciare, in inglese, la seguente frase «ha perso i suoi privilegi, e dovrebbe essere chiuso». Dopo di ché, Harris fa un discorso sulle piattaforme social, in particolare Facebook e Twitter, sottolineando la necessità di applicare le stesse regole ai diversi social media.
Secondo chi ha condiviso il video, Harris avrebbe annunciato che, in caso di vittoria, chiuderà il social network X perché «stanno parlando direttamente a milioni e milioni di persone senza nessuna supervisione o regolamentazione».
Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia falsa.
Il video risale a metà ottobre 2019, quando Harris ricopriva la carica di senatrice e correva per la nomina di candidata democratica alle elezioni presidenziali 2020. L’intervista di Harris è stata rilasciata a Jake Tapper, giornalista della CNN, a seguito del dibattito tra gli allora 12 candidati democratici organizzato il 15 ottobre a Westerville, in Ohio, dalla CNN e dal New York Times.
Leggendo la trascrizione integrale dell’intervista, si può comprendere come Kamala Harris non facesse alcun riferimento alla volontà di chiudere Twitter, conosciuto ora con il nome di X dopo l’acquisizione di Elon Musk. L’attuale vicepresidente degli USA, infatti, stava parlando della sua battaglia per far chiudere l’account dell’allora presidente Donald Trump.
Rispondendo alla domanda di Tapper in merito alla richiesta di Harris a Twitter di sospendere l’account del presidente Donald Trump, la politica democratica aveva sottolineato l’importanza di «prendere sul serio l’intimidazione dei testimoni e di ostruzione alla giustizia». E Donald Trump, continuava Harris, «che ha 65 milioni di follower su Twitter, ha dimostrato di essere disposto a ostacolare la giustizia».
Harris aveva poi menzionato la strage di El Paso, in Texas, del 2019, dove sono state uccise 23 persone. L’attentatore Patrick Crusius aveva pubblicato online diversi tweet e un manifesto che si rifacevano alle politiche anti-immigrazione di Donald Trump e a quanto da lui pubblicato su Twitter. Questo esempio era stato portato da Harris per dimostrare che «ciò che Donald Trump dice su Twitter influisce sulla percezione delle persone su ciò che dovrebbero o non dovrebbero fare». Per questo motivo, continuava, il profilo di Trump «dovrebbe essere chiuso» (in inglese, «it should be taken down»). A differenza di quanto detto nel post, quindi, Harris non si stava riferendo a tutta la piattaforma social, ma solo all’account di Trump.
Harris aveva poi sottolineato la necessità che Facebook e Twitter avessero gli stessi standard per regolare ciò che è consentito sulle loro piattaforme. «Deve valere la stessa regola, ovvero che questi siti di social media devono avere la responsabilità di comprendere il loro potere». Infatti, aveva aggiunto la politica, sui social network si parla a un pubblico di milioni di persone «senza alcun livello di supervisione o regolamentazione, e questo deve finire».
Da senatrice, Harris aveva parlato in diverse occasioni della necessità che l’account Twitter di Donald Trump venisse sospeso, inviando anche una lettera all’allora amministratore delegato Jack Dorsey.
A gennaio 2021 Donald Trump è poi stato bannato sia da Meta, la società che controlla Facebook, che da Twitter per aver violato le loro normative sull’incitamento alla violenza: l’ex presidente aveva infatti sostenuto e fomentato l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 da parte di una folla di suoi sostenitori. Elon Musk, dopo aver acquistato Twitter, ad agosto 2023 aveva poi permesso a Trump di ritornare sulla piattaforma social. La stessa decisione è stata presa a luglio 2024 da Meta.