Il referendum sulla cittadinanza sarebbe abrogativo e vincolante, nonostante ciò che si legge in Rete
Il 23 settembre 2024 è stato pubblicato un post su X che recita: «Ma cos’è sta roba del referendum sulla cittadinanza? In Italia non sono vincolanti (che poi, si fa per dire) solo i referendum abrogativi? Non è uno spreco di soldi e tempo?».
Si tratta di un contenuto presentato senza il contesto necessario alla sua comprensione.
Il 4 settembre 2024 alcuni movimenti, associazioni e politici italiani hanno depositato alla Corte di cassazione il quesito referendario sulla cittadinanza, che mira ad abbassare da 10 a 5 anni il requisito temporale di permanenza legale su territorio italiano ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
Il referendum, in particolare, chiede che venga abrogato l’articolo 9, comma 1, lettera f, della legge numero 91 del 5 febbraio 1992 riguardante le norme sulla cittadinanza, secondo il quale la cittadinanza italiana può essere concessa «allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica».
Quello sulla cittadinanza è infatti un referendum abrogativo, ovvero una consultazione popolare in cui i proponenti chiedono di cancellare in tutto o in parte una legge. Con questo referendum sarebbe consentito a tutti gli stranieri maggiorenni di richiedere la cittadinanza italiana dopo cinque – e non dieci – anni di residenza ininterrotta nel Paese. A patto di soddisfare gli altri criteri previsti dalla legge: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.
Per essere approvato però, spiegano i colleghi di Pagella Politica, il referendum deve raggiungere almeno 500mila firme entro il 30 settembre; le firme passeranno al vaglio della Corte di Cassazione, che si occuperà di valutare che sia tutto conforme alla legge, stabilendo se la raccolta delle firme è avvenuta in modo legittimo o se il numero di firme è sufficiente. Dopodiché, il quesito sarà trasmesso alla Corte Costituzionale, che entro il 10 febbraio dovrà giudicare se la proposta è ammissibile o meno. A quel punto, in caso di giudizio positivo, il referendum potrà essere organizzato e sarà fissata una data tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.
Aggiornamento: al 24 settembre 2024 il referendum ha raggiunto più di 500mila firme.