Il 2 settembre 2024 su X lo scrittore e giornalista Gianni Vernetti, che scrive commenti per la sezione esteri di Repubblica, ha pubblicato un’immagine di alcuni soldati con elmetto, fucili e kefiah al collo. In sovraimpressione compaiono dei caratteri in arabo. Vernetti scrive che l’immagine mostrerebbe il «nuovo sito web» del gruppo estremista palestinese Hamas, dove verebbero rivendicati «apertamente gli strupri, le torture, le uccisioni di civili il 7 ottobre» e rivolge un appello alla guerra santa.
Si tratta tuttavia di una notizia infondata, che circola in Rete da novembre 2023.
L’immagine diffusa da Vernetti è uno screenshot della home del sito Hamas.com (abbiamo evitato di linkare il sito perché contiene immagini e video di violenza esplicita).
A novembre 2023 l’URL del sito è stato condiviso su X dall’account dello Stato di Israele, insieme al messaggio «Per comprendere la portata dei crimini contro l’umanità commessi da Hamas». Negli stessi giorni l’allora portavoce del governo israeliano Eylon Levy aveva pubblicato un tweet in cui indicava Hamas.com come il sito di Hamas «adatto per il 21esimo secolo».
Come avevano tuttavia rivelato negli stessi giorni diverse verifiche effettuate da siti di fact-checking, giornalisti esperti di disinformazione e analisi di vari media israeliani, non esiste alcuna prova o riscontro che colleghi Hamas.com al gruppo estremista palestinese che il 7 ottobre 2023 ha attaccato Israele, provocando la morte di più di 1200 persone, tra civili e militari, e il rapimento di circa 250 ostaggi.
Partiamo dai contenuti. Nel sito si possono vedere principalmente video delle violenze realizzate dagli estremisti palestinesi contro civili, anziani, donne, bambini e animali nel corso dell’attacco del 7 ottobre. Queste azioni vengono orgogliosamente rivendicate con vari messaggi. Come però aveva notato Euronews, in un fact-checking pubblicato a dicembre 2023, le rivendicazioni di queste violenze contro i civili non sono in linea con le dichiarazioni ufficiali di Hamas. Ad esempio, a inizio novembre uno dei leader del gruppo palestinese, Moussa Abu Marzouk, aveva negato alla BBC che donne, bambini e civili fossero stati uccisi nel corso dell’attacco del 7 ottobre (nonostante prove video e testimonianze dimostrino il contrario).
In un’altra parte del sito intitolata “Presenza e attività di Hamas nei diversi Paesi”, si possono leggere le 5 fasi che sarebbero utilizzate da Hamas per influenzare l’opinione pubblica di un Paese terzo e rovesciare i governi legittimi. In uno di questi passaggi viene scritto che Hamas utilizza «narrazioni ingannevoli di compassione e di unità sociale» per convertire i «non musulmani». Anche in questo caso, sottolinea Euronews, si tratta di uno «strano modo» da parte di Hamas di descrivere sé stesso: perché infatti il gruppo estremista dovrebbe svelare in modo chiaro e plateale la proprio strategia per interferire direttamente negli altri Paesi e presentare le proprie narrazioni come «ingannevoli»?.
Questi elementi portano invece a concludere che Hamas.com sia un sito web che punta a denunciare le atrocità commesse dal gruppo con sede a Gaza e le sue presunte strategie, afferma sempre Euronews nella sua analisi. A novembre 2023 Shayan Sardarizadeh, giornalista della BBC esperto di disinformazione online, aveva definito Hamas.com «un sito fake» e ricordato, citando un articolo del quotidiano israeliano Haaretz sull’argomento, che il sito ufficiale del gruppo estremista palestinese era Hamas.ps (non più attivo. Qui è possibile vedere una copia cache della home).
Utilizzando l’archivio digitale di Wayback machine, Snopes a novembre dello scorso anno era risalito ai contenuti di Hamas.ps e riscontrato che i messaggi e le parole utilizzate erano totalmente differenti rispetto a quanto contenuto su Hamas.com. Ad esempio, spiegava il sito di fact-checking statunitense, «l’ultimo statuto di Hamas non menziona il rovesciamento di governi secolari o l’uso della violenza per raggiungere i suoi obiettivi, come afferma Hamas.com. Piuttosto, gli obiettivi del gruppo vengono formulati in questo modo: «Hamas afferma che il suo conflitto è con il progetto sionista, non con gli ebrei a causa della loro religione”».
Tutte queste analisi indipendenti avevano inoltre riscontrato che “Hamas.com” è stato creato nel 1999 su Wix.com, una piattaforma per creare siti web, la cui sede principale si trova a Tel Aviv, in Israele. Questo però non significa che chi ha creato il sito sia necessariamente collegato a Israele o al suo governo. Wix infatti è un’azienda globale che ha sedi in più parti del mondo, non solo in Israele e qualsiasi persona con accesso a Wix.com può aver creato il sito in questione oltre 20 anni fa. Snopes, utilizzando sempre l’archivio di Wayback Machine, aveva analizzato la cronologia storica di Hamas.com e scoperto che prima del novembre 2023, cioè quando la notizia di questo sito era iniziata a circolare sui social, il sito era differente e non mostrava contenuti legati alla conflitto tra Hamas e Israele. Nel 2006 visualizzando Hamas.com si potevano trovare titoli che recitavano “Hot Israeli Woman”, “Six Sigma Training” o “Iraq War Pictures Unedited”. Il dominio (cioè il nome e l’indirizzo di un sito web) poi, dalla creazione del 1999, sembra essere stato in vendita in alcuni momenti.