La falsa “marcia sulla sinagoga” e altre bufale sul corteo pro-Palestina di Pisa - Facta
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La falsa “marcia sulla sinagoga” e altre bufale sul corteo pro-Palestina di Pisa

Di Leonardo Bianchi

Undici studenti feriti, un dibattito accesissimo sui media e una polemica arrivata fino alle massime cariche dello Stato: è questo il bilancio delle violente cariche delle forze dell’ordine ai danni di un corteo studentesco pro-Palestina a Pisa, svoltosi il 23 febbraio del 2024.

La procura ha aperto un fascicolo d’indagine, al momento verso ignoti, per ricostruire con precisione l’accaduto e le eventuali responsabilità della catena di comando. Secondo il Corriere della Sera, al vaglio degli inquirenti ci sarebbe la posizione di quindici agenti. In una nota, la polizia ha sottolineato che la manifestazione non era stata preavvisata dagli organizzatori e che nel corso della giornata sarebbero emerse «difficoltà operative di gestione». 

Secondo Repubblica, al vaglio degli inquirenti ci sarebbero «quattro sequenze […] che riguardano altrettanti poliziotti della celere», i quali «avrebbero inseguito alcuni giovani dopo averli colpiti una prima volta». I genitori dei minori feriti, riporta La Nazione, starebbero pensando di intentare «un’azione comune e collettiva» per chiedere conto «delle condotte tenute in piazza dai poliziotti».

A livello politico, invece, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha parlato di «immagini inaccettabili» e di «clima di repressione», mentre il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte ha affermato che «non può essere questa la risposta dello Stato al dissenso». Il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha dichiarato che «chi mette la mani addosso a un poliziotto o una carabiniere è un delinquente», ribadendo poi la sua totale solidarietà alla polizia: «giù le mani dalle nostre forze dell’ordine».  

Sulla vicenda è intervenuto anche Sergio Mattarella. «Il presidente della Repubblica», si legge in un comunicato ufficiale rilasciato il 24 febbraio, «ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».

Al di là degli accertamenti penali e della controversia politica, sulle cariche di Pisa stanno circolando anche notizie false, ricostruzioni parziali e immagini decontestualizzate che aggiungono confusione a una vicenda già di per sé delicata e complessa. Qui di seguito abbiamo raccolte quelle più diffuse. 

Il falso tentativo di «marciare sulla Sinagoga»
Stando al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, l’intervento della polizia si sarebbe reso necessario per «difendere la sinagoga di Pisa» e altri «obiettivi sensibili» (tra cui la Torre), che vengono dunque indicati come i bersagli della manifestazione. La stessa versione è stata rilanciata anche dal deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli: «manifestare è un diritto che deve essere garantito, ma nel rispetto delle regole», ha scritto su X, «tentare di marciare sulla Sinagoga di Pisa o tentare di assaltare il Consolato USA a Firenze [dove si è svolta un’altra manifestazione pro-Palestina] non sono diritti, ma gesti violenti».

In realtà, come hanno fatto notare vari utenti su X e alcune testate, la sinagoga dista più di 600 metri dal luogo in cui sono avvenute le cariche, ossia via San Frediano, nei pressi di piazza dei Cavalieri – dove ci sono le sedi della Scuola Normale Superiore e il Polo Carmignani dell’Università di Pisa, e dove si stavano dirigendo gli studenti.

Come ha raccontato uno studente a Repubblica, «non avevamo un’idea precisa del percorso, volevamo camminare per la città e farci sentire, per poi fare la nostra assemblea al polo di San Rossore ma loro ci hanno impedito anche di entrare in piazza dei Cavalieri». A ogni modo, continua, «l’idea era di andare verso ovest, cioè in una direzione diversa rispetto ai due obiettivi sensibili» – ossia la sinagoga (che si trova a est) e la Torre, a nord.

Il video fuori contesto che mostrerebbe le violenze degli studenti di Pisa
Il 25 febbraio è stato pubblicato su X un video in cui dei manifestanti si scontrano con degli agenti di polizia, accompagnato da questo testo: «Prima provocano e caricano la #Polizia. Poi vengono giustamente respinti e piagnucolano. Stesso copione già visto e rivisto, tutto per alimentare la politica». L’autore ha aggiunto tre hashtag («#Pisa #Milano #Firenze»), facendo intendere che quella clip si riferisca ai cortei del 23 febbraio a Firenze e Pisa, e a quello del 24 febbraio svoltosi a Milano.

Un’argomentazione simile è stata avanzata sempre su X dal giornalista e collaboratore de La Verità Fabio Dragoni, che ha postato lo stesso video descrivendolo così: «Uno dei tanti esempi che vediamo spesso…tipo quello a #Pisa…in cui i poliziotti in tenuta antisommossa devono ovviamente reagire per disperdere i manifestanti».

Tuttavia, il video in questione non riguarda le manifestazioni di questi giorni: risale al 3 ottobre del 2023 e riprende un momento delle proteste a Torino contro la visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Festival delle Regioni. Come si legge in una cronaca apparsa su Il Fatto Quotidiano, «i manifestanti […] sono partiti da Palazzo Nuovo nel tentativo di raggiungere piazza Carignano. In via Principe Amedeo si sono spinti contro il cordone delle forze dell’ordine e ne è nato un parapiglia, con qualche manganellata».

La «bomba di alcool» e i bulloni che sarebbero stati lanciati contro i poliziotti a Pisa
Nel tentativo di dimostrare che gli studenti di Pisa avrebbero commesso per primi le violenze – causando così la giustificata reazione delle forze dell’ordine – su X sono state pubblicate immagini fuorvianti.

Un utente, ad esempio, ha scritto il 25 febbraio che «a Pisa, amici sono stati oggetto di lanci di pietre di alcool con petardi di sputi e bastonate.. Però voi, che prima o poi vorrete l’aiuto dello stato di polizia, volete dar ragione a 4 delinquenti». Il post è accompagnato dall’immagine di un flacone di alcool denaturato a cui è attaccato quello che sembra essere un grosso petardo.

Si tratta, per l’appunto, di un’immagine decontestualizzata. Il primo a pubblicarla su X, sempre il 25 febbraio, è stato Pasquale Alessandro Griesi, sindacalista di polizia e coordinatore nazionale dei reparti mobili del sindacato FSP-Polizia di Stato. Lo stesso Griesi ha specificato che la «bomba di alcool» sarebbe stata ritrovata a Milano, nel corso del corteo pro-Palestina. Il riferimento a Pisa è del tutto fuorviante, dunque.

In un altro post su X, pubblicato il 25 febbraio, si vede la mano di un poliziotto che regge quello che sembra essere un grosso bullone. Il testo sostiene che «oltre a sputi, bombe carta con chiodi dentro, gavettoni di urina, pietre, questo è quello che viene lanciato alla .@poliziadistato da quei bravi ragazzi di #Pisa». Tuttavia, una ricerca inversa per immagini effettuata da Facta non ha fornito alcun risultato utile a identificare l’origine e il contesto di quella foto. Inoltre, né la stampa né la polizia hanno mai parlato di lancio di bulloni a Pisa.

La notizia infondata sugli agenti di Pisa che fanno parte della «polizia europea» di Eurogendfor
Infine, su X diversi utenti sostengono che «i manganellatori di Pisa non erano PS, ma Eurogendfor», linkando un articolo apparso sul sito del complottista italiano Maurizio Blondet, che a sua volta ha ripreso un articolo del Il Giornale d’Italia dal titolo «Eurogendfor, cos’è la forza di gendarmeria europea associata dal web alle manganellate a Pisa e Firenze: “Colpa loro, non della Polizia”». Della testata ci siamo già occupati in precedenza per aver diffuso disinformazione sui vaccini anti-Covid.

È un’affermazione priva di qualsiasi fondamento. Gli agenti, come si legge in un articolo del Corriere della Sera, sono regolarmente in servizio al Reparto mobile e alla Digos di Pisa. Il riferimento a Eurogendfor (EGF) si ricollega invece a una teoria del complotto che circola da tempo: quella secondo cui esisterebbe una forza di polizia sovranazionale e segreta, che interverrebbe in maniera occulta per reprimere violentemente le proteste in vari Paesi dell’Unione europea.

In Italia ciclicamente appaiono notizie false legate a EGF. Nel 2018, ad esempio, alcuni articoli del tutto infondati – di cui si erano occupati i colleghi di Pagella Politica – avevano parlato dell’imminente scioglimento dell’Arma dei carabinieri e del suo assorbimento in Eurogendfor.

In una nota ufficiale, la stessa Arma aveva spiegato che EGF è «un Comando multinazionale situato in Vicenza (presso la Caserma Chinotto), composto da poche decine di unità in rappresentanza degli Stati aderenti, cui vengono assegnate forze esclusivamente per missioni specifiche, su richiesta di organizzazioni internazionali (Unione Europea, NATO, Nazioni Unite, OSCE, … etc) e previo assenso degli Stati interessati».

Oltre ai carabinieri, di EGF fanno parte la Gendarmeria Nazionale francese, la Guardia Civil spagnola, la Guarda Nacional Republicana portoghese, la Koninklijke Marechaussee (polizia reale) olandese e la Jandarmeria romena. Eurogendfor «opera per la gestione delle crisi» a livello internazionale e «può essere utilizzata in operazioni per favorire la ricostruzione dei corpi di Polizia di Paesi che escono da un conflitto ovvero da situazioni di grave destabilizzazione interna».

In ogni caso, conclude la nota, «Eurogendfor non è una struttura sovranazionale destinata ad assorbire le forze di polizia dei Paesi che vi fanno parte. Ogni Nazione che partecipa ad EGF decide, di volta in volta, se partecipare e in quale misura alle missioni assegnate».

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