È vero che il 29 febbraio lavoriamo gratis? - Facta
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È vero che il 29 febbraio lavoriamo gratis?

Di Francesca Capoccia

Il 2024 è un anno bisestile, ossia un anno in cui si conta un giorno in più: il 29 febbraio. Si tratta di una soluzione introdotta da Giulio Cesare nell’Antica Roma, e riformulata nel 1582 dal calendario gregoriano, per evitare lo slittamento delle stagioni. Il meccanismo è semplice: l’anno solare è composto da 365 giorni, ma la Terra impiega 365 giorni, 6 ore e 9 minuti per fare un giro completo intorno al Sole. Queste 6 ore vengono quindi accumulate e ogni 4 anni si contano 24 ore in più, ovvero un giorno.

L’anno bisestile mette ancora in crisi diverse persone e crea delle perplessità irrisolte. Il 29 febbraio è considerato un giorno festivo? Se bisogna lavorare, è un giorno pagato in busta paga oppure no? Viene considerato come lavoro straordinario?

Chiariamo innanzitutto che il 29 febbraio non rientra tra le festività per i lavoratori, nemmeno tra quelle soppresse, e non viene calcolato come tale in busta paga. Questo giorno, dunque, se non cade di sabato o di domenica, dovrà essere considerato come una giornata lavorativa qualsiasi.

Assodato questo fatto, ora bisogna capire se questo giorno lavorativo in più viene retribuito oppure no. Insomma, il 29 febbraio si lavora gratis?

La risposta cambia in base alla modalità di calcolo della retribuzione lorda del dipendente stabilita nel contratto di lavoro: sistema a paga oraria, oppure a paga mensilizzata.

Secondo il sistema a paga oraria, il dipendente viene retribuito in base alle ore lavorate o alle ore di assenza retribuita, come ferie, festività, e permessi retribuiti. A fine mese, dunque, lo stipendio verrà calcolato sommando le ore effettivamente lavorate e le assenze da retribuire, e questa somma verrà moltiplicata per il valore economico attribuibile a ogni singola ora di lavoro.

Al contrario, nel sistema a paga mensilizzata la retribuzione lorda spettante al dipendente non tiene conto delle ore di lavoro effettivamente prestate. Al lavoratore infatti spetta una retribuzione mensile fissa, a prescindere dal numero delle ore e delle giornate lavorative comprese nel mese e dalle assenze retribuite. Solitamente, si considerano 26 i giorni lavorati in un mese. 

In sintesi, nel primo caso la retribuzione lorda totale del dipendente cambia ogni mese, mentre nel secondo caso è fissa. 

Qualora il 29 febbraio cada in un giorno feriale, nell’anno bisestile i lavoratori con paga mensilizzata si troveranno a lavorare un giorno in più rispetto a febbraio non bisestile, ma la paga mensile resterà la stessa. Per chi lavora con un sistema a paga oraria, la retribuzione di febbraio di un anno bisestile sarà più alta rispetto a febbraio non bisestile dal momento che si lavorano più ore, e queste verranno conteggiate.

Come commentato al canadese National Post da Brenda Spotton Visano, professoressa di economia e politica pubblica alla York University, gli stipendi dovrebbero essere adeguati per includere un giorno in più in un anno bisestile, e se ciò non viene fatto, allora «si tratta di un giorno di lavoro non retribuito per definizione». 

Bisogna comunque considerare, come ha fatto notare al magazine neozelandese Stuff Alison Maelzer, avvocata dello studio legale neozelandese Hesketh Henry, che ogni anno il numero totale di ore lavorate può essere leggermente diverso, a seconda che si tratti di un anno bisestile o meno, ma anche del giorno della settimana in cui inizia l’anno e di quando cadono i giorni festivi. Dunque, «in alcuni anni ci saranno più giorni lavorativi di altri, supponendo che il dipendente lavori una settimana standard dal lunedì al venerdì».

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