Le ondate di caldo estremo sono la nuova normalità - Facta
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Le ondate di caldo estremo sono la nuova normalità

Di Antonio Scalari

Da maggio il caldo estremo ha colpito l’India settentrionale. Quasi 50 gradi registrati a Delhi, più di 200 morti e decine di migliaia di malori causati da colpi di calore. Per diverse notti consecutive la temperatura nella città non è scesa al di sotto dei 30 gradi. Un giorno la minima ha superato i 35. Negli ultimi due mesi diversi Paesi dell’Asia hanno sperimentato ondate di caldo. Dal Medio Oriente (Gaza, Israele), fino al Sud Est (Filippine, Myanmar, Thailandia, Vietnam). In Arabia Saudita 1.301 persone, partecipanti all’annuale pellegrinaggio a La Mecca, sono state uccise dal caldo a più di 50 gradi.

In un altro continente, in America Centrale, una bolla di calore ha avvolto gran parte della regione. A Città del Messico, che si trova a 2.200 metri di altitudine, la temperatura ha superato i 35 gradi. Più a Nord, verso lo Stato americano del Texas, ha toccato i 47 gradi. In tutto il Messico ci sono stati almeno 125 morti. Altre ondate di calore avvenute nei giorni scorsi: negli Stati Uniti, in particolare nel Midwest e negli Stati della costa orientale; in Europa Meridionale, Centro-Sud d’Italia compreso. In Grecia sei turisti sono morti e nella capitale Atene le autorità hanno chiuso temporaneamente il Partenone.

Anche durante l’estate del 2023, l’anno più caldo finora registrato, tutto l’emisfero settentrionale della Terra era stato attraversato da ondate di calore. Nel mondo che si sta riscaldando a causa dei combustibili fossili, ciò che fino a non molto tempo fa era straordinario sta diventando sempre più ordinario. Lo indicano le analisi degli esperti di World Weather Attribution, una collaborazione scientifica internazionale che indaga il legame tra il cambiamento climatico ed eventi come ondate di calore, piogge estreme, siccità. 

«Per circa l’80% della popolazione mondiale – 6,5 miliardi di persone – il caldo della scorsa settimana aveva il doppio delle probabilità che si verificasse», afferma un articolo del quotidiano Washington Post, che cita dati di Climate Central, un’organizzazione indipendente di scienziati e comunicatori. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), la scorsa settimana si sono verificati oltre 1.400 record di temperatura in tutto il mondo.

Climate Central ha elaborato un indice, chiamato Climate Shift Index, che computa come il cambiamento climatico ha cambiato la frequenza delle temperature massime e minime giornaliere in diverse località. Alcuni modelli climatici vengono usati per calcolare la frequenza con cui una temperatura si sarebbe verificata nel clima pre-riscaldamento globale e con quale frequenza viene raggiunta oggi. Secondo un rapporto dell’organizzazione, pubblicato a maggio 2024, negli ultimi 12 mesi il cambiamento climatico nelle località esaminate ha aggiunto una media di 26 giorni di caldo estremo a quelli che ci sarebbero stati in sua assenza, portando a temperature più alte del 90 per cento di quelle registrate nelle rispettive località nel periodo 1991-2020.

Anche in un mondo sempre più caldo la percezione soggettiva di ciò che accade nel proprio contesto locale può ingannare. E alcuni episodi ed eventi meteorologici vengono sfruttati per disinformare. Per esempio, è vero che le temperature medie di maggio nel Nord Italia sono state in linea o leggermente inferiori rispetto ai valori del periodo 1990-2020. È stata una stagione primaverile piovosa, segnata da piogge e temporali frequenti, spesso violenti, che per qualche giorno hanno abbassato le temperature. Ma già a metà aprile si era verificata una breve ondata di calore, con temperature massime di quasi 30 gradi, che di norma si registrano a luglio. A livello globale lo scorso maggio è stato il più caldo registrato, il dodicesimo consecutivo a segnare questo record per il rispettivo mese dell’anno.

Proprio mentre si verificano ondate di calore in molte regioni del pianeta, un importante sistema climatico sta attraversando una transizione. Si tratta di El Niño-Oscillazione Meridionale, uno dei sistemi che contribuiscono alla variabilità naturale del clima globale. L’anno scorso era entrato nella sua “fase calda”, El Niño, durante la quale le acque del Pacifico Orientale si riscaldano. L’interazione di questo fenomeno con l’atmosfera produce effetti meteorologici diversi in aree anche lontane.

La fase calda è da poco terminata e ci si attende che il sistema passi nei prossimi mesi alla sua “fase fredda”, chiamata La Niña. Nel 2023 El Niño ha contribuito a spingere verso l’alto la temperatura globale. Era successo anche nel 2016, quando si verificò un El Niño più intenso di quello appena concluso, e l’anno finì per essere il più caldo registrato fino ad allora. Ma nel frattempo la concentrazione atmosferica di gas serra, prodotti dalle attività umane, è aumentata. Nonostante le variazioni naturali del clima, il 2024 si sta confermando, senza sorprese, un anno caldo.

«Abbiamo la più alta concentrazione di gas serra degli ultimi 3 milioni di anni. L’anidride carbonica intrappola il calore, quindi la temperatura del pianeta sta aumentando», ha detto al Washington Post Michael McPhaden, scienziato della NOAA. «È davvero semplice fisica».

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