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Il cambiamento climatico ha aggravato la siccità in Sicilia e Sardegna

A causa delle emissioni di gas serra questi fenomeni stanno diventando più frequenti e intensi

5 settembre 2024
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Il riscaldamento globale causato dalle attività umane ha aumentato di circa il 50 per cento la probabilità che si verifichi una siccità come quella che ha colpito la Sicilia e la Sardegna. È la conclusione raggiunta da un’analisi del World Weather Attribution (WWA), un’iniziativa scientifica internazionale che ha l’obiettivo di studiare il legame tra il cambiamento climatico e gli eventi meteorologici estremi.

Le due isole italiane sono rimaste per mesi nella morsa di una grave siccità, che ha coinvolto buona parte dell’area mediterranea. Le riserve idriche sono quasi vuote, nonostante il razionamento dell’acqua, che in Sicilia è in atto da marzo del 2024.

Le siccità non dipendono solo dalla scarsità di piogge, ma anche dalla temperatura dell’aria e dall’evapotraspirazione, che è l’insieme dei processi attraverso cui l’acqua passa dal suolo all’atmosfera, evaporando dal terreno e dagli specchi d’acqua o traspirando dalla vegetazione. Per valutare l’influenza del cambiamento climatico, il WWA ha considerato il contributo di tutti questi fattori. Gli esperti scrivono che senza il riscaldamento globale sarebbe stato «quasi impossibile» che si registrassero valori di evapotraspirazione e di temperatura come quelli osservati quest’anno. Perciò, è soprattutto il caldo estremo ad aver determinato una siccità così severa.

Non sono fenomeni nuovi. Le regioni che si affacciano sul mar Mediterraneo, come altre aree del pianeta, sono abituate alle siccità. Ma il cambiamento climatico le sta rendendo più frequenti e intense. Applicando la classificazione dello United States Drought Monitor, che impiega cinque categorie (D0 – D4), è stato calcolato che le siccità in Sicilia e Sardegna, entrambe di grado 3 (estremo), sarebbero state di grado 2 (severo) in assenza del cambiamento climatico. In Sicilia, con un ulteriore aumento della temperatura, il livello si spingerebbe fino a 4 (eccezionale).

Da questi eventi emerge con chiarezza come il cambiamento climatico si accanisca su territori impreparati ad affrontare i suoi impatti. È un dito che si infila in piaghe rimaste aperte per troppo tempo: le cattive condizioni in cui versano le infrastrutture idriche, la gestione inefficiente della rete di distribuzione dell’acqua, quindi i gravi sprechi di questa preziosa risorsa. Secondo l’Istat, la Sicilia e la Sardegna hanno perso nel 2022, rispettivamente, il 51,6 e il 52,8 per cento dell’acqua. La scomparsa del lago di Pergusa, nei pressi di Enna, e le condizioni allarmanti di altri bacini sono, secondo i ricercatori del WWA, un segnale del «pessimo stato delle risorse idriche dell’isola». Una situazione simile si è verificata in Sardegna, dove la scorsa primavera la diminuzione dei livelli di acqua in diversi bacini e invasi ha reso necessario procedere al razionamento.

Le ricadute sociali ed economiche delle siccità in Sicilia e in Sardegna sono pesanti. L’agricoltura e il turismo, entrambi centrali per l’economia delle due isole, sono i settori più sofferenti. La crisi dell’acqua aggrava le vulnerabilità dei sistemi agricoli locali. Ne fanno le spese soprattutto le aziende di piccole dimensioni e le attività legate alla pastorizia. Allo stesso modo, il turismo, proprio per la sua natura stagionale, è particolarmente esposto. L’afflusso di molte persone nei mesi estivi non fa che aumentare la domanda d’acqua. Esercita un’ulteriore pressione su sistemi idrici che, in una situazione di crisi, non riescono a soddisfare nemmeno le necessità delle popolazioni locali.

L’analisi del WWA sulla siccità in Sicilia e Sardegna è un esempio di studio di attribuzione, un settore della scienza climatica emerso una ventina di anni fa. Il primo importante studio di attribuzione, pubblicato nel 2004 sulla rivista scientifica Nature, riguardò l’ondata di calore che aveva attraversato l’Europa durante l’estate dell’anno precedente.

Per capire come il cambiamento climatico influenzi la probabilità e l’intensità di un evento, gli studi di attribuzione combinano i dati meteorologici storici e i modelli climatici. In sostanza, ci mostrano cosa accade in due mondi alternativi: quello reale, dove è in atto il riscaldamento globale, e il mondo come sarebbe senza l’effetto delle emissioni di gas serra sul sistema climatico. La scienza dell’attribuzione illumina l’impronta dell’aumento della temperatura della pianeta su molti fenomeni estremi che stanno accadendo. Ognuna di queste impronte ci ricorda cosa dobbiamo fare per affrontare il problema.

Nel caso delle siccità, le soluzioni sono esattamente quelle che la comunità scientifica ripete da anni: da un lato, l’adattamento e la preparazione nel lungo termine, in questo caso per la conservazione e la gestione dell’acqua; dall’altro, le azioni che vanno all’origine del problema: le emissioni di gas serra. «Se il mondo non smetterà rapidamente di bruciare combustibili fossili, questi eventi diventeranno ancora più comuni in futuro».

Credits immagine: Alberto Pizzoli / AFP

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