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La disinformazione sul primo dibattito presidenziale tra Harris e Trump

Notizie imprecise, false e teorie del complotto hanno animato il dibattito presidenziale del 10 settembre tra il candidato repubblicano e la candidata democratica

11 settembre 2024
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Nella notte italiana tra il 10 e l’11 settembre 2024, a Philadelphia, la candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti Kamala Harris e quello repubblicano Donald Trump si sono sfidati per quasi due ore nel primo dibattito televisivo presidenziale andato in onda su ABC News

Gli argomenti affrontati dai candidati sono stati tanti, ma i temi più caldi della serata sono stati senza dubbio i conflitti in corso in Ucraina a e Gaza, il diritto all’aborto e l’operato alla Casa Bianca svolto dall’amministrazione Biden – di cui Kamala Harris è stata vicepresidente – e da quella guidata fino al 2021 da Donald Trump.

Il dibattito è stato animato anche da teorie cospirazioniste, informazioni imprecise o del tutto false diffuse non solo dagli stessi candidati alle presidenziali di novembre 2024, ma anche dagli utenti che hanno commentato la serata sui social media.

Trump ha rilanciato un’assurda teoria razzista sui migranti haitiani che rubano e mangiano “cani e gatti”
Durante uno dei suoi interventi, Donald Trump ha detto che i migranti haitiani arrivati a Springfield, in Ohio, «stanno mangiando i cani, i gatti e gli animali della gente che vive lì».

Da qualche tempo la destra statunitense ha infatti preso di mira gli haitiani e Springfield, raccontando che il grande flusso di migranti verificatosi in quella città avrebbe devastato la sua intera comunità. Nell’ultimo paio d’anni Springfield ha visto un grande afflusso di persone migranti da Haiti, ma i tassi di criminalità non hanno registrato alcuna impennata.

Trump è però andato oltre, rilanciando la teoria razzista e infondata diventata virale negli ultimi giorni su X. Questa teoria parla di migranti che mangerebbero «cani e gatti» e ha iniziato a prendere quota quando alcuni influencer trumpiani hanno rilanciato su X la notizia dell’arresto di Allexis Telia Ferrell, una donna accusata di aver ucciso e mangiato di fronte a diverse persone un gatto in una zona residenziale.

Nel riportare la notizia, risalente allo scorso agosto, gli influencer hanno però aggiunto dettagli inventati di sana pianta. Anzitutto, hanno spostato il luogo dell’avvenimento da Canton (sempre in Ohio) a Springfield, e poi hanno specificato che la donna è di origine haitiane, mentre in realtà è una cittadina statunitense registrata da almeno sei anni nelle liste elettorali dello Stato.

Come confermato dalla polizia locale e dalla portavoce del municipio, a Springfield non esistono segnalazioni credibili di animali maltrattati o abusati da persone che fanno parte della comunità immigrata.

Kamala Harris non ha utilizzato “orecchini auricolari” per farsi suggerire le risposte durante il dibattito presidenziale
Al dibattito televisivo la candidata democratica Kamala Harris si è presentata con un tailleur blu e una blusa bianca con collo lavallière, abbinati a un paio di orecchini di perle e a una piccola spilla d’oro con la bandiera americana. Secondo una teoria diffusa su X, quelli indossati da Harris però non sarebbero semplici accessori, bensì auricolari utili a farsi suggerire le risposte.

Come prova, su X vengono messi a confronto gli orecchini di Harris con gli orecchini auricolari Nova H1 realizzati dall’azienda tedesca Icebach Sound Solutions. Se è vero che sia i Nova H1 sia gli orecchini di Harris hanno una perla, la forma alla base del gioiello è diversa. Infatti, i Nova H1 hanno un’unica clip, mentre la perla indossata da Harris è incastrata tra due linee parallele.

L’attuale vicepresidente degli Stati Uniti ha indossato un paio di orecchini a cerniera con perla della collezione “hardwear” del brand Tiffany & Co, che aveva già portato in altre occasioni. Tra l’altro, Harris ha un’avversione ai dispositivi bluetooth e preferisce utilizzare le cuffie con il filo.

Il Partito Democratico americano non vuole estendere l’aborto «fino al nono mese» e oltre 
Uno dei cavalli di battaglia di Donald Trump contro i democratici è il diritto all’aborto. Secondo l’ex presidente, «i democratici sono radicali» sull’argomento, e per loro «l’aborto al nono mese e “dopo la nascita” va assolutamente bene».

Quanto sostenuto da Trump si rifà a una tesi infondata secondo la quale l’ex governatore democratico della Virginia Ralph Northam sarebbe stato a favore dell’infanticidio. La notizia era già stata smentita all’epoca dal portavoce del governatore: Northam nel proprio progetto di legge (poi bocciato) voleva alleggerire le restrizioni per gli aborti del terzo trimestre solamente nei rari casi in cui il feto presenti gravi anomalie o non potrebbe sopravvivere al parto.

Northam non aveva mai parlato di “aborto dopo la nascita”, espressione usata per indicare la possibilità di equiparare un neonato a un feto, cui potrebbe essere tolta la vita per le stesse ragioni per cui le nostre società contemplano la legittimità dell’aborto. Il termine aveva iniziato a diffondersi ampiamente nel 2013 con la pubblicazione di un articolo scientifico fortemente criticato in cui gli autori si interrogavano sull’aspetto etico riguardante la possiblità di abortire “dopo la nascita”. La definizione è finita poi per essere riutilizzata in maniera ingannevole dai gruppi anti-abortisti che cercano di equiparare tale intervento a un aborto volontario. Nessuno Stato al mondo consente di porre fine alla vita di un bambino dopo la nascita, nemmeno gli Stati Uniti, come verificato da diverse giornaliste e fact-checker.

Per quanto riguarda il programma del Partito Democratico in merito all’aborto, il piano è di «ripristinare i diritti riproduttivi strappati da Trump» con l’annullamento della sentenza Roe vs. Wade, e «rafforzare l’accesso alla contraccezione così che ogni donna che la necessiti possa permettersela». Ma i democratici nel proprio programma non parlano mai di voler rendere l’aborto “senza limitazioni”.

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