Logo

La nuova comunicazione della Casa Bianca trumpiana, tra meme estremisti e video contro i migranti

L’account ufficiale della Casa Bianca assomiglia sempre di più a una sezione distaccata del forum estremista 4chan

18 aprile 2025
Condividi

Dalla presidenza di Barack Obama fino a quella di Joe Biden, la comunicazione ufficiale della Casa Bianca sui social è sempre stata molto sobria e istituzionale: si limitava a condividere aggiornamenti ufficiali, comunicati stampa e informazioni sul lavoro dell’amministrazione.

In questo secondo mandato di Trump, tuttavia, i profili social ufficiali della Casa Bianca hanno subito un cambiamento radicale; anche e soprattutto rispetto al suo primo mandato, quando il centro nevralgico della propaganda era il profilo personale del presidente su Twitter, e non quello istituzionale.

Ora, per l’appunto, l’account sembra in mano a un’armata di shitposter – ossia utenti che pubblicano contenuti volutamente choccanti e provocatori – sbucati da forum estremisti come 4chan.

Non a caso, come hanno ricostruito Drew Harwell e Sarah Ellison sul Washington Post, dietro ci sono una dozzina di funzionari tra i 20 e i 30 anni, la cui identità non è nota per ragioni di sicurezza.

Sui social c’è chi specula che uno di questi funzionari sia addirittura il figlio minore di Trump, Barron, che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella cosiddetta «strategia dei podcast» durante la campagna elettorale. Presumibilmente si tratta di persone molto vicine, se non direttamente organiche, agli ambienti dell’estremismo MAGA.

Questa squadra ha un’amplissima autonomia editoriale. L’obiettivo principale è quello di scavalcare i media tradizionali e creare un «universo informativo parallelo» attraverso meme, post che sfruttano i trend del momento e contenuti pensati principalmente per X, la piattaforma di Elon Musk che ormai è il megafono ufficiale dell’estrema destra globale.

Giusto per fare qualche esempio, alla fine di marzo la Casa Bianca ha pubblicato una foto di JD Vance mentre impugna un fucile mitragliatore: nella didascalia si legge che il vicepresidente «sta sparando semi di libertà» –  un termine riferito ai proiettili, molto in voga nell’ambiente degli youtuber specializzati in armi da fuoco.

In un video pubblicato lo scorso febbraio si vede invece la scritta «golfo del Messico» scomparire da Google Maps per essere rimpiazzata dalla dicitura «Golfo d’America», introdotta con uno dei primi ordini esecutivi (e non riconosciuta da molti Paesi).

Sempre nello stesso mese, la Casa Bianca ha postato una falsa copertina del TIME realizzata con l’intelligenza artificiale, in cui compare Donald Trump adornato da una corona regale e la scritta «LUNGA VITA AL RE».

Oltre all’account ufficiale, un altro tassello importante della nuova comunicazione istituzionale trumpiana è il profilo Rapid Response 47, che significa «risposta rapida» e produce centinaia di contenuti al giorno sotto forma di brevi clip prese da conferenze stampa e trasmissioni televisive.

I «clipper trumpiani» – come li definisce il Washington Post – cercano di viralizzare la propaganda della Casa Bianca in tempo reale, sia condividendo le lodi al 47esimo presidente che attaccando gli avversari politici con meme istantanei.

Secondo Steve Bannon, ex consulente strategico di Trump durante il primo mandato e conduttore del podcast War Room, gli account della Casa Bianca hanno la funzione di saturare lo spazio informativo – oppure, per usare una sua famigerata formula, «sommergere la stanza di merda» – e non lasciare un attimo di respiro agli oppositori, perché «sono sempre all’attacco, tutto il tempo».

Le espulsioni ASMR e gli arresti “ghiblizzati”

La vera ossessione dell’account è però l’immigrazione. È quando si tocca quel tema, infatti, che l’intensità e la violenza retorica della Casa Bianca raggiungono livelli spropositati.

Lo scorso San Valentino, il profilo Instagram ha pubblicato un’immagine con i volti di Donald Trump e Tom Homan (il responsabile delle frontiere) e la variazione di una celebre filastrocca: «Le rose sono rosse, le violette sono blu, vieni qui illegalmente e ti espelleremo».

Qualche settimana dopo è stato pubblicato il video dell’espulsione di alcuni migranti in formato ASMR – un genere di video molto popolare su Internet, in cui le persone fanno rumori o bisbigliano vicino al microfono per generare un senso di rilassatezza e piacevolezza.

in quel caso, la sensazione di “piacere” derivava dal rumore delle catene che si stringevano attorno ai polsi dei migranti o che sbattevano sull’asfalto.

Più recentemente, l’account della Casa Bianca ha cavalcato il trend delle immagini “ghiblizzate” con ChatGPT, postando l’illustrazione dell’arresto di una donna di origini dominicane accusata di traffico di fentanyl.

A proposito di deportazioni: uno dei luoghi più citati e ripresi dagli account ufficiali, da alcuni membri dell’amministrazione e da diversi parlamentari repubblicani è il Centro de Confinamiento del Terrorismo (Cecot) di El Salvador.

Si tratta di un maxi-carcere di massima sicurezza fatto costruire dal presidente Nayib Bukele nel 2022, nell’ambito della lotta senza quartiere alla criminalità organizzata salvadoregna.

Il Cecot è diventato subito noto per le condizioni detentive estreme e le sistematiche violazioni dei diritti umani: i detenuti, molti dei quali in attesa di giudizio, sono costretti a rimanere in celle sovraffollate per 23 ore e mezza al giorno.

Bukele esibisce fieramente questo trattamento degradante, pubblicando sui propri social video girati all’interno del carcere e montati con grande cura. Per promuovere il Cecot ha lanciato una campagna pubblicitaria su larga scala, invitando youtuber seguiti da decine di milioni di persone.

A ogni modo, a metà marzo più di duecento persone – la maggior parte di nazionalità venezuelana – sono state spedite dagli Stati Uniti al maxi carcere con l’accusa di essere «terroristi» e membri della gang Tren de Aragua, senza però un regolare processo e addirittura contro il parere di un giudice federale.

Come ha in seguito rivelato Bloomberg, il 90 per cento degli espulsi non ha alcun precedente penale, né negli Stati Uniti né in altri Paesi; alcuni, come Kilmar Abrego Garcia, sono stati espulsi per errore.

La Corte Suprema ha ordinato il rimpatrio di Garcia, ma l’amministrazione statunitense ha più volte ribadito che non intende farlo.

Lo stesso Bukele, nel corso di un incontro ufficiale con Donald Trump nello Studio Ovale, ha falsamente affermato di non avere il potere di «rispedire illegalmente un terrorista negli Stati Uniti».

I video di propaganda nel maxi-carcere di Nayib Bukele

Il Cecot si è inoltre trasformato in una scenografia per i video propagandistici dei membri dell’amministrazione Trump.

Alla fine di marzo la segretaria alla sicurezza interna Kristi Noem ha visitato la prigione e si è fatta riprendere davanti a una cella gremita di detenuti a torso nudo e con i capelli rasati.

Indossando un Rolex da 50mila dollari, la fedelissima trumpiana ha invitato i migranti irregolari a lasciare «immediatamente» gli Stati Uniti; in caso contrario, avrebbero fatto la stessa fine delle persone dietro di lei.

Negli ultimi giorni, scene simili si sono viste sui profili di alcuni deputati repubblicani. Riley Moore, eletto nella West Virginia, ha pubblicato su X le foto di una sua visita al Cecot; in una di queste lo si vede sorridente e con i pollici alzati.

Con contenuti di questo genere, ha sottolineato Charlie Warzel su The Atlantic, l’account della Casa Bianca riesce «a replicare il tono sociopatico, gioioso e maligno degli angoli più oscuri di Internet».

In altre parole, continua il giornalista, l’amministrazione Trump non è soltanto imbevuta dell’estremismo internettiano che contraddistingue spazi come 4chan: ha proprio deciso di inglobarlo nella sua offerta comunicativa e politica.

Da un lato lo fa per solleticare gli istinti più beceri della destra MAGA e della base trumpiana; dall’altro punta a disumanizzare i migranti e più in generale i nemici, trasformando l’empatia e l’indignazione in sentimenti negativi. Nella logica binaria trumpiana, infatti, criticare questo tipo di propaganda equivale a sostenere «criminali» e «terroristi».

L’ha spiegato molto chiaramente Kaelan Dorr, vicedirettore delle comunicazioni della Casa Bianca. «È sconfortante constatare che ci si arrabbi di più per questo meme [quello “ghiblizzato” della donna arrestata, ndr] che per la crisi del fentanyl», ha scritto su X lo scorso 28 marzo. «C’è gente che odia il nostro presidente al punto tale da difendere chi uccide gli americani».

Il post si chiudeva con questa promessa: «Gli arresti continueranno. I meme continueranno».

Potrebbero interessarti
Segnala su Whatsapp