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Valencia e la trappola retorica del “ma è già successo” per negare la crisi climatica

Mentre la disinformazione semina confusione, gli eventi estremi ci interrogano su come sopravvivere in un clima in rapido cambiamento

8 novembre 2024
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La dimensione del disastro che è stata l’alluvione nella provincia di Valencia, in Spagna, oltre che nel numero dei morti, nei danni materiali, nelle foto di aree urbane sommerse, di strade che traboccano di fango, di cumuli di automobili travolte, sta in un dato, comunicato dall’Agenzia statale di meteorologia: nel comune di Chiva è caduta in otto ore la pioggia che di norma si registra quasi in un anno. 

In Spagna la chiamano “goccia fredda” (gota fría). L’uso di un nomignolo nel gergo locale suggerisce una familiarità con il fenomeno. Si tratta, infatti, di un evento meteorologico che si presenta con una certa frequenza durante la stagione autunnale. Consiste in un’area di bassa pressione atmosferica che si distacca dalla circolazione più settentrionale, sviluppandosi tra la Spagna meridionale e l’Africa nord-occidentale e si dirige sopra la Spagna sud-orientale, transitando sopra quest’area molto lentamente, scaricando quantità enormi di pioggia.

L’ingannevole ritornello del “è già successo”
Il passaggio delle gocce fredde ha spesso causato alluvioni severe in questa regione della Spagna, rimaste registrate nelle cronache e nelle memorie. Secondo lo European Severe Storms Laboratory (ESSL), la calamità del 29 ottobre si colloca al terzo posto tra le dieci alluvioni che hanno fatto più vittime in Spagna dal XV secolo a oggi. In cima c’è la più antica tra queste, un’alluvione avvenuta nel 1403 che potrebbe aver causato più di 5mila morti, ma su questo dato c’è una grande incertezza. Peraltro, anche quello dei morti dello scorso 29 ottobre non è ancora definitivo, dal momento che a Valencia si continuano a cercare persone disperse.

Dunque sì, eventi simili sono già successi. Su questo dato di fatto, di per sé ovvio, si è attivata anche in questa circostanza la narrazione negazionista del “ma è già successo”. Ormai puntualmente, in occasione di ogni vento estremo, si tratti di un’ondata di calore, di una siccità, di un’alluvione, emerge un filone disinformativo che punta a normalizzare questi fenomeni allo scopo di negare già in partenza qualsiasi possibile collegamento con il cambiamento climatico. Un’altra narrazione ricorrente, di natura complottista, è quella che tira in ballo presunte operazioni di geoingegneria, che sarebbero messe in atto da governi o entità misteriose e non ben identificate.

Questa volta l’evento storico che è stato chiamato in causa dai sostenitori del “ma è già successo” è l’alluvione di Valencia del 14 ottobre 1957. Ma la quantità di pioggia giornaliera caduta allora, anche se ingente, fu inferiore ai valori registrati quest’anno e l’acqua invase la città anche a causa del cedimento degli argini del fiume Turia.

In ogni caso, il confronto con eventi precedenti, oltre a essere spesso ingannevole e motivato da una intenzione malevola, non coglie il punto della questione.

Una domanda radicale
Secondo gli esperti del World Weather Attribution (WWA), le precipitazione giornaliere del 29 e 30 ottobre nella provincia di Valencia sono state il 12 percento più intense di quanto sarebbero state prima del riscaldamento globale recente, senza l’influenza delle emissioni antropiche di gas serra. Si tratta di un’analisi di attribuzione più preliminare di quelle che di norma il WWA realizza, perché si basa solo su osservazioni e non anche su modelli climatici. Ma il dato riflette ciò che è emerso in occasione di eventi precedenti. E anche la nostra conoscenza della fisica dell’atmosfera.

Le gocce fredde, così come i cicloni tropicali, si sviluppano oggi in un’atmosfera più calda e sopra oceani e mari più caldi. Come ha spiegato Richard Allan, climatologo dell’Università di Reading, nel Regno Unito, le piogge estreme e prolungate, e le successive inondazioni improvvise avvenute in Spagna, sono state intensificate dall’eccesso di calore accumulato dalla bolla d’aria a sud della penisola iberica. Mari più caldi, atmosfera più calda, significano anche maggiore umidità atmosferica.

Questa relazione è ben nota a chi si occupa di fisica dell’atmosfera e oggi ne osserviamo gli effetti. Nessuno ha mai affermato che il riscaldamento globale generi fenomeni mai visti prima, bensì che la sua influenza sul sistema climatico si traduca nella loro estremizzazione. Questo meccanismo è la conseguenza dell’accumulo di calore nell’atmosfera e negli oceani, che prosegue ormai da decenni con l’aumento delle emissioni di CO2.

La fisica dell’atmosfera segue proprie leggi e meccanismi, mentre quelli umani, politici e sociali non riescono a stare al passo dei cambiamenti in atto. La catastrofe spagnola mette a nudo una realtà, che è il caso di affrontare al più presto: non siamo ancora preparati a sopportare gli impatti di questi eventi.

«World Weather Attribution ha studiato trenta inondazioni devastanti e in quasi tutti i casi, compresi quelli nei paesi in via di sviluppo, abbiamo scoperto che le precipitazioni erano state ben previste. Ma come abbiamo visto in Spagna, le previsioni non bastano. Gli avvisi, quando sono arrivati, non includevano informazioni vitali su dove evacuare e come». Lo ha detto Friederike Otto, cofondatrice di WWA, che aggiunge, tra i fattori determinanti delle inondazioni, anche la gestione dei fiumi in territori eccessivamente antropizzati, coperti da superfici di cemento e asfalto non in grado di assorbire enormi quantità di acqua che si scaricano rapidamente.

La domanda che anche noi abitanti di Paesi avanzati dobbiamo affrontare è radicale: come sopravvivere in un clima che sta rapidamente cambiando e diventando sempre più ostile.

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