In ogni caso, il confronto con eventi precedenti, oltre a essere spesso ingannevole e motivato da una intenzione malevola, non coglie il punto della questione.
Una domanda radicale
Secondo gli esperti del World Weather Attribution (WWA), le precipitazione giornaliere del 29 e 30 ottobre nella provincia di Valencia sono state il 12 percento più intense di quanto sarebbero state prima del riscaldamento globale recente, senza l’influenza delle emissioni antropiche di gas serra. Si tratta di un’analisi di attribuzione più preliminare di quelle che di norma il WWA realizza, perché si basa solo su osservazioni e non anche su modelli climatici. Ma il dato riflette ciò che è emerso in occasione di eventi precedenti. E anche la nostra conoscenza della fisica dell’atmosfera.
Le gocce fredde, così come i cicloni tropicali, si sviluppano oggi in un’atmosfera più calda e sopra oceani e mari più caldi. Come ha spiegato Richard Allan, climatologo dell’Università di Reading, nel Regno Unito, le piogge estreme e prolungate, e le successive inondazioni improvvise avvenute in Spagna, sono state intensificate dall’eccesso di calore accumulato dalla bolla d’aria a sud della penisola iberica. Mari più caldi, atmosfera più calda, significano anche maggiore umidità atmosferica.
Questa relazione è ben nota a chi si occupa di fisica dell’atmosfera e oggi ne osserviamo gli effetti. Nessuno ha mai affermato che il riscaldamento globale generi fenomeni mai visti prima, bensì che la sua influenza sul sistema climatico si traduca nella loro estremizzazione. Questo meccanismo è la conseguenza dell’accumulo di calore nell’atmosfera e negli oceani, che prosegue ormai da decenni con l’aumento delle emissioni di CO2.
La fisica dell’atmosfera segue proprie leggi e meccanismi, mentre quelli umani, politici e sociali non riescono a stare al passo dei cambiamenti in atto. La catastrofe spagnola mette a nudo una realtà, che è il caso di affrontare al più presto: non siamo ancora preparati a sopportare gli impatti di questi eventi.
«World Weather Attribution ha studiato trenta inondazioni devastanti e in quasi tutti i casi, compresi quelli nei paesi in via di sviluppo, abbiamo scoperto che le precipitazioni erano state ben previste. Ma come abbiamo visto in Spagna, le previsioni non bastano. Gli avvisi, quando sono arrivati, non includevano informazioni vitali su dove evacuare e come». Lo ha detto Friederike Otto, cofondatrice di WWA, che aggiunge, tra i fattori determinanti delle inondazioni, anche la gestione dei fiumi in territori eccessivamente antropizzati, coperti da superfici di cemento e asfalto non in grado di assorbire enormi quantità di acqua che si scaricano rapidamente.
La domanda che anche noi abitanti di Paesi avanzati dobbiamo affrontare è radicale: come sopravvivere in un clima che sta rapidamente cambiando e diventando sempre più ostile.