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Il trattamento irresponsabile dei media italiani nei confronti di Nicolò Fagioli

Sul conto del calciatore, al centro di un caso di scommesse del 2023, si stanno leggendo dettagli irrilevanti

16 aprile 2025
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Negli ultimi giorni i media italiani, sportivi e non, sono tornati a parlare dello scandalo scommesse che ha coinvolto alcuni noti calciatori italiani. Il grande protagonista, in negativo, di queste cronache è Nicolò Fagioli, calciatore della Fiorentina, sul cui conto si sta leggendo di tutto, in particolare in merito ai suoi debiti e ai metodi a cui è dovuto ricorrere per saldarli. In questi dettagli, però, non c’è praticamente nulla di nuovo o rilevante: a livello di giustizia sportiva, Fagioli ha già patteggiato e scontato una lunga squalifica, mentre a livello di giustizia ordinaria rischia al momento solo una multa (peraltro piuttosto modesta: 250 euro).

Originariamente, il caso scommesse è scoppiato nell’ottobre del 2023, coinvolgendo in prima persona due giovani centrocampisti della nazionale: Fagioli, appunto, e Sandro Tonali. Entrambi accettarono di collaborare con la giustizia, ammettendo le proprie responsabilità e patteggiando una squalifica con la giustizia sportiva. I due centrocampisti, all’epoca di Juventus e Newcastle (Tonali gioca ancora nel club inglese), erano infatti accusati di aver scommesso anche su partite di calcio, cosa vietata dai regolamenti federali. L’indagine di cui si parla in questi giorni è una prosecuzione di quella avviata nel 2023: sono emersi i nomi anche di altri 11 giocatori, ma al momento non si parla di scommesse sul calcio, e quindi non c’è rischio di squalifiche. A livello penale, l’unico aspetto rilevante è il fatto di aver scommesso su piattaforme illegali; reato che, come detto, è estinguibile tramite il pagamento di una multa.

Le notizie di questi giorni, dunque, non aggiungono nulla al suo già noto caso, ma si qualificano come informazioni di tipo puramente scandalistico, in stile tabloid. Si diffondono le cifre precise dei suoi debiti, l’imbarazzo nel chiedere aiuto economico, un affare di Rolex in cui sarebbe coinvolto anche lo spagnolo Álvaro Morata (che ha però smentito). E poi i titoli, particolarmente sensazionalisti: “Come Fagioli chiedeva i soldi ai compagni” (La Gazzetta dello Sport), “Fagioli e le minacce dell’esattore: «Paga o ti faccio fare il muratore»” (Il Corriere della Sera), “Fagioli disperato per le rate da 30k” (Il Giorno).

Lo stesso Fagioli, in un post su Instagram del 14 aprile, ha chiesto maggiore rispetto per la sua situazione, lamentandosi dell’atteggiamento dei media. «Quella stessa stampa che affronta spesso le problematiche gravi della mia malattia e come affrontarle, ma che oggi mi rimette alla gogna», ha commentato il calciatore. Questa vicenda rivela non solo l’incapacità cronica del giornalismo italiano di affrontare tematiche serie nel rispetto delle persone coinvolte, ma anche molti discutibili moralismi attorno al gioco d’azzardo.

Chiunque conosca questo settore sa che le pubblicità delle agenzie di scommesse trovano di frequente spazio sui media sportivi, a volte pure con articoli appositi di confronto delle quote. È innegabile che oggi il mondo del betting – vale a dire delle scommesse sportive – contribuisca in maniera determinante a finanziare il calcio e anche il giornalismo che lo racconta.

Quando si viene al caso di Fagioli, però, è necessario ricordare che la sua è la storia di una persona che ha sofferto di una grave forma di dipendenza dal gioco d’azzardo. Il centrocampista oggi alla Fiorentina ha ammesso il proprio problema e ha intrapreso un percorso di terapia: già solo questo dovrebbe essere sufficiente per rendersi conto che la sua demonizzazione a mezzo stampa è alquanto discutibile, specialmente nel momento in cui non è necessaria dal punto di vista prettamente informativo. I dettagli riportati di recente non sembrano rispettare né il principio “dell’essenzialità dell’informazione” (articolo 5 del Codice deontologico dell’Ordine dei Giornalisti), né “la dignità, il diritto alla riservatezza e al decoro personale” (articolo 10).

A ciò si aggiunge un secondo aspetto, altrettanto importante. A causa della sua esperienza personale, oggi Nicolò Fagioli si sta facendo portavoce di una campagna di sensibilizzazione contro la ludopatia, andando a parlare nelle scuole della sua patologia e della necessità di imparare a riconoscerla e chiedere aiuto. È un lavoro più che mai necessario: nonostante la legge vieti il gioco d’azzardo ai minorenni, le statistiche indicano che viene praticato dal 37 per cento degli italiani tra i 14 e i 19 anni. Un’indagine del 2020 dell’Istituto superiore della sanità ha evidenziato che il 7,9 per cento dei ragazzi in questa fascia d’età è a rischio di dipendenza. 

Un calciatore famoso, anagraficamente vicino a queste persone, che ha vissuto il problema in prima persona e nella maniera peggiore, e che adesso sta riuscendo a superarlo, rappresenta un’opportunità da non sottovalutare nell’ambito della sensibilizzazione sulla ludopatia. Può essere un esempio positivo per tante persone in difficoltà, e demolirne la reputazione come sta avvenendo in questi giorni è un segno di grave irresponsabilità da parte del sistema dell’informazione italiano.

Una sensazione che trova conferma nel fatto che le stesse testate che hanno portato avanti questa umiliazione collettiva hanno poi riproposto con toni molto seri anche il contenuto del post in cui Fagioli si lamentava del trattamento ricevuto. E che, nonostante questa richiesta, la mattina seguente ancora proseguivano sulla stessa linea.

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