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La rete dei fact-checker europei «condanna fermamente» le dichiarazioni di Mark Zuckerberg

La posizione dello European Fact-Checking Standards Network sulle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Meta che collegano il fact-checking alla censura

9 gennaio 2025
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Questo testo è stato tradotto a partire da un comunicato dello European Fact-Checking Standards Network, l’originale è consultabile a questo link.

Lo European Fact-Checking Standards Network (EFCSN) esprime delusione per la decisione di Meta di porre fine al suo Third Party Fact-Checking Program «a partire dagli Stati Uniti» e condanna fermamente le dichiarazioni del suo amministratore delegato che associano il fact-checking alla censura. «Sembra più una mossa politicamente motivata, legata all’imminente insediamento dell’amministrazione di Donald Trump negli Stati Uniti, che una decisione basata su evidenze», afferma Clara Jiménez Cruz, presidente dell’EFCSN. Lo European Fact-Checking Standards Network incoraggia l’Unione Europea a mantenere una posizione ferma di fronte a tali pressioni politiche e a non farsi distogliere dai suoi sforzi per contrastare la diffusione di informazioni false e disinformazione sulle piattaforme di dimensioni molto grandi.

Il fact-checking non è censura, tutt’altro, il fact-checking aggiunge elementi al dibattito pubblico, fornendo contesto e informazioni affinché ogni cittadino possa farsi un’idea propria. Il fact-checking si è dimostrato a più riprese efficace nel contrastare la disinformazione. Equiparare il fact-checking alla censura è un’affermazione falsa e dannosa. I fact-checker non “censurano” nessuno. I nostri membri indagano e pubblicano prove che dimostrano la possibile falsità di determinate affermazioni. È sempre stata Meta a decidere cosa fare con i contenuti etichettati dai verificatori dei fatti, non noi.

L’EFCSN contesta la descrizione dei fact-checker e dei giornalisti fatta dall’amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg, nel suo annuncio. Nel giustificare la fine del programma, Zuckerberg ha affermato: «I fact-checker sono stati troppo schierati politicamente e hanno distrutto più fiducia di quella che hanno creato». Ciò è palesemente falso. I fact-checker sono tenuti ai più alti standard giornalistici di imparzialità, trasparenza, integrità e responsabilità, con organizzazioni come l’EFCSN che garantiscono questi standard attraverso una verifica indipendente. Collegare la verifica dei fatti alla censura è particolarmente dannoso, poiché tali false affermazioni sono già una delle principali cause di molestie e attacchi contro i fact-checker. Rafforzare queste affermazioni non può che aggravare un problema già grave che colpisce i fact-checker in tutto il mondo.

Con diversi Paesi europei che andranno alle urne nel 2025, il ritiro delle piattaforme dalla lotta contro le informazioni false e la disinformazione consente e potenzialmente invita interferenze elettorali, specialmente da parte di attori stranieri. L’UE, in particolare, deve mantenere una posizione ferma nell’applicazione delle proprie leggi, anche di fronte a pressioni da parte di altri Paesi.

Cosa dicono i fatti (e Meta) sull’impatto del Third Party Fact-Checking Program

Nell’annuncio, Meta ha anche equiparato il sistema di verifica della disinformazione alla censura, affermando che «Un programma pensato per informare è troppo spesso diventato strumento di censura». Questo è in realtà l’opposto del funzionamento del sistema di verifica della disinformazione. La classificazione della disinformazione consente agli utenti di prendere decisioni informate su quali contenuti fruire e condividere. Solo lo scorso anno, in vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2024, Meta ha sottolineato l’efficacia del suo sistema di verifica, affermando: «Tra luglio e dicembre 2023, ad esempio, oltre 68 milioni di contenuti visualizzati nell’UE su Facebook e Instagram hanno ricevuto etichette di verifica. Quando un’etichetta di verifica viene apposta su un post, il 95% delle persone non clicca per visualizzarlo».

Meta ha anche precedentemente celebrato il suo Third Party Fact-Checking Program come efficace e utile per gli utenti, affermando: «Sappiamo che questo programma funziona e che le persone trovano utili i messaggi di avviso che applichiamo ai contenuti dopo che un fact-checker li ha valutati». Nell’ultimo comunicato stampa, l’amministratore delegato di Meta allude a «troppi errori e troppa censura»; ma l’ultimo rapporto sulla trasparenza del DSA di Meta mostra che i contenuti penalizzati erroneamente rappresentavano solo il 3,15 per cento del totale dei reclami sulle penalizzazioni di Facebook.

Il modello Community Notes proposto come alternativa al Third Party Fact-Checking Program presenta anch’esso delle debolezze. Le Community Notes potrebbero essere utilizzate al meglio per contrastare affermazioni false quando si basano su un lavoro di verifica dei fatti adeguato. Nel contesto delle elezioni statunitensi del 2024, Poynter ha rilevato che le Community Notes di X avevano nel migliore dei casi un effetto estremamente marginale nel contrastare la disinformazione elettorale. In un’altra inchiesta, l’organizzazione Science Feedback, membro dell’EFCSN, ha scoperto che la maggior parte dei contenuti su X (precedentemente Twitter) che i fact-checker avevano verificato come falsi o fuorvianti non presentava segni visibili di moderazione.

Lo European Fact-Checking Standards Network è un’associazione di organizzazioni di fact-checking che si impegnano a rispettare gli standard di indipendenza, trasparenza e qualità giornalistica delineati nel Codice Europeo degli Standard per le Organizzazioni Indipendenti di Fact-checking. Con oltre 50 membri verificati in tutta Europa, l’EFCSN rappresenta la voce dei fact-checker europei.

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