
Perché la destra trumpiana è così fissata con l’Antica Roma
Tra meme e «saluti romani», la destra statunitense sta distorcendo la storia per legittimare piani autoritari e incostituzionali
Anche se la Costituzione statunitense non lo permette, Donald Trump continua a promuovere l’idea di candidarsi per un terzo mandato.
Lo aveva già fatto al termine del suo primo mandato, e lo ha già fatto diverse volte da quando è tornato alla Casa Bianca. Il 25 gennaio del 2025, a pochi giorni dall’inaugurazione, ha detto durante un comizio a Las Vegas che «il più grande onore della mia vita sarà servire [gli Stati Uniti] non una volta, ma due, tre o quattro volte».
Il 20 febbraio, durante un evento alla Casa Bianca, ha chiesto alla platea di sostenitori se dovesse «candidarsi di nuovo», ricevendo come risposta «four more years!» («ancora quattro anni!» in italiano). «Ecco qui servita la polemica», ha poi detto sarcasticamente.
Tutte queste provocazioni, per l’appunto, sono contrarie al 22esimo emendamento. La norma, entrata in vigore nel 1951, proibisce a chiunque abbia fatto due mandati presidenziali di essere nuovamente eletto. La misura venne approvata dal Congresso per ratificare una consuetudine che esisteva sin dai tempi del primo presidente George Washington, ma che era stata interrotta da Franklin D. Roosevelt – eletto per quattro volte consecutive fino alla sua morte nel 1945.
Anche se attualmente hanno la maggioranza alla Camera e al Senato, i repubblicani non hanno però i numeri necessari per cambiare la Costituzione, che richiede due terzi dei voti al Congresso e tre quarti dei voti degli Stati.
Per questo motivo, stando a un articolo del New York Times che cita fonti vicine al 47esimo presidente, gli ammiccamenti di Trump al terzo mandato farebbero parte di una strategia comunicativa che punta a «catturare l’attenzione [dei media] ed esasperare i democratici».
🔥🔥BREAKING: Trump Just Announced He’s Running For A 3rd Term As President?! And The Crowd Erupted Into Cheers and Thunderous Applause… pic.twitter.com/ii17Oi33QZ
— Project Constitution (@ProjectConstitu) February 20, 2025
Tuttavia, sia all’interno del Partito Repubblicano che dell’estrema destra statunitense, l’idea di un terzo mandato di Trump – e dunque di un clamoroso strappo costituzionale – è presa piuttosto seriamente.
Il deputato repubblicano Andy Ogles, ad esempio, ha presentato una proposta di legge per modificare il 22esimo emendamento e permettere a Trump di candidarsi nuovamente. «Ha dimostrato di essere l’unica figura nella storia moderna in grado di invertire la decadenza della nostra nazione e riportare l’America alla sua grandezza», ha affermato Ogles in un comunicato, «e deve avere il tempo necessario per raggiungere questo obiettivo».
L’ex consulente strategico e ideologo MAGA Steve Bannon, invece, da qualche mese sostiene che il 22esimo emendamento possa essere facilmente aggirato, perché non contiene il termine «consecutivo»; Trumo sarebbe pertanto eleggibile perché il secondo mandato non ha immediatamente seguito il primo.
In realtà, come ha spiegato il giurista Michael McConnell alla testata online Vox, non c’è nessuna «scappatoia legale» per garantire un’altra candidatura. La norma è chiara: nessun presidente può fare più di due mandati.
Il piano autoritario per trasformare Donald Trump in un «Cesare Rosso»
Bannon ha recentemente caldeggiato un terzo mandato trumpiano al Conservative Political Action Conference (CPAC, il più importante convegno dei conservatori statunitensi) che si è tenuto vicino a Washington alla fine dello scorso febbraio.
Allo stesso evento è stato anche presentato il «Third Term Project» («Progetto per il terzo mandato» in italiano), un’iniziativa promossa da Shane Trejo, un attivista repubblicano del Michigan legato a circuiti suprematisti ed estremisti.
Nei cartelloni pubblicitari ripresi dai giornalisti campeggiava la scritta «Trump 2028…e oltre!» e un’effige in cui il 47esimo presidente era ritratto come un imperatore romano. «Trump è la figura cesariana di cui l’America ha bisogno», ha detto Trejo al videoreporter Ford Fischer. «Ci piace davvero l’idea che Trump sia il nostro Giulio Cesare».
Trejo non è l’unico a pensarla così. Al contrario: la fascinazione statunitense per l’Antica Roma ha una storia secolare, che solo recentemente è diventata appannaggio della galassia estremista.
La classicista Donna Zuckerberg – autrice del saggio Not All Dead White Men: Classics and Misogyny in the Digital Age – ha spiegato in un’intervista a Vox che la celebrazione della Roma repubblicana e imperiale si basa su interpretazioni storiche largamente errate, ed è piuttosto «un modo per celebrare le conquiste culturali degli uomini bianchi» e veicolare contenuti subdolamente razzisti e suprematisti.
«Migliaia di anni fa il concetto di “bianchezza” non aveva lo stesso significato che ha adesso», ha precisato la classicista, «la categoria di “razza” è invece abbastanza recente». Nonostante ciò, per l’estrema destra l’Antica Roma è «il punto di partenza di questa idea immaginaria di civiltà occidentale bianca, che poi si evolve fino a includere il cristianesimo nel periodo medievale».
Come ha ricostruito il giornalista Jason Wilson sul Guardian, negli ultimi anni anche l’esperienza politica dell’Antica Roma è stata presa come una sorta di modello autoritario da traslare nell’epoca moderna. All’interno della destra trumpiana si è fatta così strada una corrente «cesariana», elaborata da ideologi ultraconservatori e sdoganata anche dall’attuale vicepresidente JD Vance.
“Trump as Caesar is great optics,” says Shane Trejo of the Third Term Project. pic.twitter.com/unOO4A7LVQ
— amanda moore 🐢 (@noturtlesoup17) February 20, 2025
Il primo a parlare di «cesarismo rosso» (dal colore del Partito Repubblicano) è stato Michael Anton, membro del think tank conservatore Claremont Institute da poco nominato da Trump a direttore della pianificazione politica del Dipartimento di Stato.
Nel saggio The Stakes (uscito prima delle elezioni del 2020) Anton descrive il «cesarismo rosso» come una «forma di governo individuale tra la monarchia e la tirannia», e soprattutto come il «male necessario» per arginare l’inarrestabile deriva a sinistra della società statunitense.
Una tesi simile è stata avanzata dal politologo conservatore Kevin Slack. Nel saggio del 2023 War on the American Republic sostiene infatti che le idee progressiste sono ormai talmente predominanti da aver corroso le fondamenta della democrazia statunitense, rendendola una specie di tirannia liberal. Per scongiurare il peggio servirebbe dunque un «Cesare rosso» in grado di «istituire un ordine post-costituzionale» per «ridare il potere al popolo».
In un altro libro, pubblicato nel 2022 e intitolato The Case for Christian Nationalism, il politologo integralista Stephen Wolfe arriva a invocare una vera e propria «rivoluzione» per eleggere un «Cesare cristiano» e instaurare un «cesarismo teocratico» per combattere il secolarismo.
La suggestione del «cesarismo rosso» – che è a tutti gli effetti una parola in codice per l’instaurazione di una dittatura – non è però rimasta confinata al dibattito culturale e politologico.
Nel 2021 JD Vance, che all’epoca era candidato come senatore nello stato dell’Ohio, aveva detto in un podcast che «ci troviamo come in un periodo tardo repubblicano [romano]: se vogliamo invertire la rotta dobbiamo darci veramente dentro, fare cose davvero radicali e spingerci in direzioni che ora come ora danno fastidio a un sacco di conservatori».
Nello stesso intervento, Vance suggeriva a Trump di «licenziare ogni impiegato di medio livello e ogni funzionario nella pubblica amministrazione e di rimpiazzarli con i nostri».
Elon Musk e l’Antica Roma, tra illustrazioni con l’IA e «saluti romani»
L’idea di impossessarsi dello stato federale attraverso una purga di massa è il cuore pulsante del Progetto 2025, il documento programmatico stilato da centinaia di associazioni ultraconservatrici che l’amministrazione Trump sta implementando passo dopo passo – anche grazie al cosiddetto “Dipartimento per l’efficienza energetica” (DOGE) guidato da Elon Musk.
Sebbene non esista una lista ufficiale di funzionari, la rivista Wired ha scoperto che una buona parte del “dipartimento” è composta da giovani ingegneri informatici che hanno lavorato nelle aziende dell’imprenditore sudafricano.
Uno di questi è il 23enne Luke Farritor, un ex stagista di SpaceX che ora è un ricercatore finanziato dalla fondazione del magnate reazionario della Silicon Valley Peter Thiel. Nel 2023 Farritor è stato inoltre uno dei vincitori del “Vesuvius Challenge”, una sfida internazionale lanciata da un professore e due imprenditori statunitensi per decifrare con l’intelligenza artificiale i papiri di Ercolano, carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio che sommerse Pompei nel 79 dopo Cristo. Il premio ammontava a 700mila dollari al vincitore.
All’inizio del 2025 Elon Musk ha donato due milioni di dollari al “Vesuvius Challenge” attraverso la sua Musk Foundation, nell’ambito del programma “Expandere Conscientiae Lumen”. Un altro milione è stato stanziato a favore dell’American Institute for Roman Culture, un’organizzazione senza fine di lucro che gestisce la piattaforma educativa Ancient Rome Live.
The modern gladiator, Elon Musk fearlessly leads humanity towards a new era of exploration and innovation in the arena of technology@elonmusk pic.twitter.com/G4GtXs5jAR
— Futuristic Art Deco (@DaniellaSouza42) June 15, 2023
Le iniziative testimoniano la passione del proprietario di Tesla per la storia romana, che tuttavia – come hanno scritto sul sito di MSNBC la storica Sarah Bond e la scrittrice Stephanie Wong – sembra essere basata sui film hollywoodiani, sui meme e sui trend di TikTok del momento.
Nell’estate del 2023, ad esempio, Musk aveva annunciato che si sarebbe scontrato con Mark Zuckerberg nell’«antica Roma» – presumibilmente il Colosseo – come dei «veri lottatori». La notizia era stata però smentita dall’allora ministro della cultura italiano Gennaro Sangiuliano, e l’incontro non si è mai tenuto.
In diversi post su X, Musk aveva poi scritto che l’Impero romano d’Occidente è caduto a causa del declino demografico (una tesi storiografica minoritaria ma molto in voga nell’estrema destra contemporanea e nel mondo ultracattolico) e che gli Stati Uniti avrebbero bisogno di un «moderno Silla», il politico repubblicano passato alla storia per essere stato nominato «dittatore a vita» e per le liste di proscrizione dei suoi oppositori. L’imprenditore sudafricano ha poi rilanciato più volte delle illustrazioni fatte con l’intelligenza artificiale in cui appare come un soldato o un imperatore romano.
Più che promuovere la conoscenza sull’Antica Roma, ha sottolineato Sarah Bond alla rivista online Hyperallergic, Musk «sta usando la legittimità, l’iconografia e il fascino associato a quel periodo storico per rivolgersi al suo pubblico di riferimento, che è costituito da uomini bianchi».
La fissazione per la (presunta) storia romana ha preso una piega decisamente più inquietante dopo il famigerato braccio teso di Musk nel giorno dell’inaugurazione di Donald Trump. Secondo Andrea Stroppa, il referente dell’imprenditore sudafricano per l’Italia, la mossa era da intendersi come un «saluto romano» perché avrebbe rimandato alla gestualità tipica del periodo repubblicano e imperiale di Roma.
In un post su X (poi cancellato), ha scritto che «l’Impero romano è tornato a partire dal saluto». Ma come avevamo spiegato in questo articolo, il «saluto romano» non c’entra nulla con l’Antica Roma; è una gestualità associabile soltanto al fascismo e al nazismo. Ossia a due regimi che si erano appropriati del mito di Roma e l’avevano ampiamente distorto per legittimare la distruzione della democrazia.
- Non è vero che Trump non ha accolto Macron al suo arrivo alla Casa BiancaNon è vero che Trump non ha accolto Macron al suo arrivo alla Casa Bianca
- Trump vuole smantellare l’agenzia climatica e a rimetterci saranno tuttiTrump vuole smantellare l’agenzia climatica e a rimetterci saranno tutti