Elon Musk vuole investire nell’informazione indipendente italiana? Non è stato il CEO di Tesla e SpaceX ad annunciarlo, ma una pagina Instagram italiana: Welcome to Favelas (Wtf). La presunta notizia, che mentre scriviamo non ha ricevuto alcuna conferma diretta o indiretta dall’imprenditore sudafricano, è stata data attraverso un post dalla pagina stessa, che conta oltre un milione di follower.
«Nei giorni scorsi, alcuni rappresentanti europei di Elon Musk hanno avuto un incontro con gli amministratori di realtà social legate al mondo dell’informazione indipendente, tra cui, per l’Italia, Welcome to Favelas. Al momento, le parti hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni ufficiali, ma l’incontro è stato giudicato dai partecipanti come necessario e molto stimolante. #youarethemedianow».
Non è chiaro se questa sia una boutade di Welcome to Favelas o meno. La chiusura del post è contraddittoria e ha tutta l’aria di essere una “dichiarazione ufficiale”, visto che la pagina opera solo tramite Instagram e Telegram. Il fondatore della piattaforma, Massimiliano Zossolo, ha rilanciato il messaggio con una storia su Instagram: «Ora è il momento di costruire un sistema d’informazione decentralizzato, non più monopolio dei vecchi e inaffidabili media tradizionali. Al centro di questo nuovo modello devono esserci le persone, non i cosiddetti “professionisti dell’informazione”». E ancora: «È fondamentale contrastare la diffusione delle fake news, anche quando queste provengono da fonti governative, garantendo un dibattito sano e la libertà d’espressione per tutti per limitare la crescente polarizzazione». Zossolo ha indirettamente confermato la notizia dell’incontro alla testata Wired.
Al momento, non risultano operazioni analoghe con altre realtà europee.
Zossolo afferma dunque di voler garantire un «dibattito sano» per «limitare la crescente polarizzazione». Se così fosse sarebbe una netta inversione di rotta rispetto allo storico della sua attività sui social, che dagli albori ha fatto le sue fortune con i video a tema “degrado urbano” rilanciati ogni giorno dalla sua pagina. Se oggi l’esposizione al pubblico ludibrio di persone problematiche e marginalizzate è una piccola (ancorché rilevante) parte delle attività di Welcome to Favelas, alla sua fondazione questi contenuti avevano uno spazio ancora maggiore.
Cos’è Welcome to Favelas
Il progetto nasce nel 2013 su Facebook, all’apice della popolarità della piattaforma, come calderone di contenuti di tutti i tipi. I gruppi riconducibili alla pagina (Greta Menchi fan club, Gore unlucky wear e altri) avevano nomi costruiti per sviare l’attenzione del grande pubblico e dei revisori dei contenuti.
Obiettivo: costruire un proselitismo per pochi eletti, similarmente a pagine di meme affini come “La fabbrica del degrado”, “Io sono vagitariano”, “Non sono bello ma spaccio” e “Sesso, droga e pastorizia” che facevano parte di quel fenomeno dell’Internet italiano chiamato “bomberismo”.
Secondo un articolo di Vincenzo Marino pubblicato su VICE Italia nel 2017, il “bomberismo” era caratterizzato «dall’esaltazione di comportamenti sostanzialmente sessisti, xenofobi, ammantati da livelli incerti di ironia e animati dall’esaltazione della vita ‘ignorante’, della ‘provincia’, del ‘bomber vero’ e del concetto travisato di ‘degrado’”.
In quella pagine, sottolineava Marino, “si va da un più generico rifiuto per ciò che passa da un minimo processo di intellettualizzazione, all’odio per tutto quello che rappresenta un discostamento dall’estetica brutale, maschia (“alpha“) e ignorante”, fino ad arrivare “all’esaltazione gratuita per tutto ciò che può essere riassumibile con il concetto di “degrado” […] o alla più plateale insofferenza nei confronti “diversi” e di qualsiasi tipo di problematizzazione della realtà”.
Le controversie
Tra i post degli utenti più diffusi e apprezzati all’interno dei numerosi gruppi chiusi creati da Welcome to Favelas si potevano annoverare gore (immagini cruente non censurate), condivisione non consensuale di materiale intimo, pornografia amatoriale e la famigerata “Bibbia”. Creata da un uomo della provincia di Napoli, si trattava di un archivio di foto e video intimi, consensuali e non, raccolto in formato zip, costantemente aggiornato e arricchito, molto diffuso sia nei gruppi di Welcome to Favelas, sia in altri.
Le ragazze presenti erano catalogate, con tanto di dati sensibili visibili. Al tempo, i responsabili del gruppo (Zossolo era tra questi) attuarono la politica del lassez-faire, permettendo la diffusione e proliferazione incontrollata di questi contenuti. Secondo una ricostruzione pubblicata nel 2017 dal Fatto Quotidiano, la posizione di responsabilità di Zossolo lo avrebbe portato a essere citato in numerosi procedimenti giudiziari intentati dalle ragazze vittime di revenge porn, procedimenti da cui sarebbe sempre uscito indenne. Sentito da Facta, Zossolo ha negato di essere mai stato citato in alcun caso tra quelli menzionati nell’articolo del Fatto Quotidiano. Su Instagram, il fondatore della pagina ha comunque dichiarato in più occasioni di essersi pentito delle sue azioni e di aver chiesto più volte scusa per non aver compreso la portata di una politica così permissiva nei suoi gruppi.
Secondo quanto riportato dal canale Telegram di Welcome to Favelas, i ban di pagina e gruppi su Facebook sono stati in tutto 14. Da qualche anno, il fulcro delle attività di Welcome to Favelas si è spostato su Instagram. Dopo i blocchi della pagina occorsi anche su questo social media, dal 2019 opera sotto l’account welcometofavelas_4k. Per evitare di incorrere in ulteriori violazioni, i contenuti più estremi vengono postati su Telegram. I motivi li ha spiegati lo stesso Zossolo in un’intervista del 2020, concessa a Carmelo Caruso del Foglio: «Ci siamo spostati dove è consentita l’anarchia. Su Telegram sei libero di fare quello che vuoi».
Ai post sul “degrado urbano” si aggiungono denunce di disservizi, clip generiche, battaglie animaliste, crowdfunding solidali, gallery e rubriche. I follower crescono, giornali ed esponenti politici di spicco iniziano a interessarsi ai video della pagina e a usarla come fonte primaria, legittimando e normalizzando la sua attività. Così Zossolo e soci decidono di monetizzare e iniziano a ospitare sui loro spazi inserzioni di tutti i tipi: post di pornodivi, video di imprenditori eccentrici, maghi dei social e, soprattutto, clip dei fuffa guru più disparati e annunci di lavoro opachi che promettono di fare soldi facili con il minimo sforzo, rigorosamente ricondotti a link esterni. A questi contenuti, dal 15 gennaio di quest’anno si sono affiancate rudimentali rassegne stampa e una rubrica “notizia del giorno”, un po’ come ci si aspetterebbe da un organo di informazione; la categoria della pagina è diventata “Sito di notizie e media” e nella bio è apparsa la dicitura “Indipendent Media”, rigorosamente in inglese, con l’hashtag #youarethemedianow ben visibile.
I punti di contatto con Elon Musk
Quello dell’anarchia monetizzabile è un pallino di vecchia data per Zossolo: già nel 2017, sulla settima reincarnazione di Wtf, si scriveva che «prima di essere definitivamente cancellata Welcome to Favelas aveva decine di milioni di utenti attivi a settimana. Si tratta di una mole di traffico enorme che potrebbe generare dei ritorni economici stratosferici, probabilmente il nostro genere è quello più capace di coinvolgere utenti giovani in Italia. Ci sentiamo di lanciare un grande appello a tutti quelli interessati a creare un social network da zero, un enorme gruppo perenne senza ban, richieste documenti e ammosciature di cazzo varie. Chiunque fosse interessato a sviluppare il progetto o ad investire in esso ci contatti».
Dopo aver trovato legittimazione e una realizzazione economica e di popolarità grazie a Instagram, ora, la presunta saldatura con l’imprenditore più ricco del mondo. Quell’Elon Musk che, mosso dallo stesso desiderio, ha comprato Twitter, lo ha smantellato e trasformato nella sua creatura, X. Un social dove non solo regna l’anarchia e quasi ogni filtro sui contenuti è stato smontato, ma dove è Musk stesso che, a cadenza oraria, diffonde contenuti falsi e tendenziosi, criticando i giornalisti e i giornali a lui sgraditi, in ossequio al motto “you are the media” (“siete voi i media”).
Sebbene la piattaforma sia in grave crisi economica, con una perdita di valore stimata tra il 70 e l’80 per centro tra 2022 (anno dell’acquisizione da parte di Musk) e 2025, l’obiettivo del sudafricano non sembra essere quello di generare utili. X, infatti, permette al CEO di Tesla e SpaceX di far parlare di sé e diffondere a quante più persone possibili la sua visione del mondo.
Alla luce delle continue incursioni di Musk nella politica europea, con ripetuti attacchi nei confronti dei governi di Regno Unito, Francia e Germania, il suo presunto interesse verso Welcome to Favelas potrebbe non essere una boutade. Nel suo comunicato, infatti, la pagina parla di imprecisati «rappresentanti europei di Elon Musk» interessati a stringere legami con «realtà social legate al mondo dell’informazione indipendente». Se questa indiscrezione venisse confermata, l’obiettivo dell’imprenditore sudafricano diverrebbe chiaro: «Cercare cavalli di Troia per destabilizzare ancora di più le democrazie liberali europee», come afferma il giornalista Lorenzo Misuraca in una sua analisi su Facebook.
Lo farebbe, prosegue Misuraca, «scegliendo i profili, seguitissimi, che postano contenuti trash, spaccati di degrado urbano (come Wtf). Sceglie questi referenti perché sa bene che è nel momento del cazzeggio social che l’individuo è più manipolabile. Del resto, nel caso di Wtf, già a giudicare dai commenti sotto ai post, l’humus è fertile: odio anticomunista, ironia a sfondo razzista, antifemminismo, ossessione nei confronti delle “ideologie gender e woke”». Recentemente, come si vede dal profilo Instagram di Pastorizia never dies (erede di “Sesso droga e pastorizia”), è apparso un post di appoggio esplicito a Giorgia Meloni e Donald Trump.
In questo senso, il “bomberismo” è il corrispettivo italiano di quella “cultura bro” che permea i canali YouTube e i podcast ampiamente utilizzati dalla campagna di Donald Trump per aumentare i propri consensi presso l’elettorato maschile giovanile. Il tentativo, insomma, potrebbe essere quello di replicare quella strategia anche in altri contesti nazionali.