Di Leonardo Bianchi
Il presidente statunitense Joe Biden non sarebbe veramente Joe Biden, ma un personaggio interpretato dal famoso attore Jim Carrey.
Questa teoria, totalmente infondata, è al centro di due video in lingua inglese su TikTok divenuti virali in questi ultimi giorni. Come ha riportato la testata Daily Dot, l’utente “fittestflatearther” ha messo a confronto alcune riprese in cui compaiono il politico e l’attore, facendo notare presunte somiglianze. In una scena, ad esempio, sia Biden che Carrey inciampano più volte mentre salgono una rampa di scale. In un’altra, sembrano avere la stessa andatura.
Non è la prima volta che qualcuno ha avanzato questa teoria. Nel 2022, ad esempio, una sostenitrice di Donald Trump aveva detto a Jason Selvig – membro del duo comico “The Good Liars”, specializzato nell’infiltrarsi in comizi ed eventi ultraconservatori – che Biden è in realtà «un attore con una maschera», e che ci sono «diverse persone che interpretano il ruolo» del presidente degli Stati Uniti. La donna ha poi citato la scena di Biden che inciampa sulle scale, dicendo di «aver pensato che quello era Jim Carrey».
Sentito da Newsweek, Selvig ha detto che la persona intervistata era «al 100 per cento seria», e che «faceva parte della comunità di QAnon che pensa che Donald Trump sia ancora il presidente in carica» – una teoria cospirativa in voga nei circuiti qanonisti, per l’appunto.
Lo stesso Jim Carrey, che aveva interpretato Biden in uno sketch del 2020 sulla trasmissione comica Saturday Night Live, aveva risposto al video di “The Good Liars” su Twitter scrivendo lapidariamente «oh dear» (traducibile in italiano come «oh signore»).
Oltre a Jim Carrey, i seguaci di QAnon hanno tirato in ballo anche l’attore James Woods, noto per le sue posizioni pro-Trump. In un’intervista dell’aprile del 2023, fatta dal regista Rod Webber ai margini di un comizio di Trump nel New Hampshire, un uomo che indossa una maglietta con uno slogan qanonista sosteneva che «Biden è morto e che ora sia interpretato da James Woods».
L’idea che Biden non esista veramente, o che sia stato sostituito da sosia e controfigure, è stata declinata in varie forme negli ambienti complottisti. Nel luglio del 2022 è circolato ampiamente un video su X dell’utente “Five Times August” in cui si mettevano a confronto due apparizioni pubbliche di Biden, suggerendo che si trattasse di due persone diverse.
In realtà – come ha ricostruito un articolo di VICE – le apparizioni di Biden erano state semplicemente girate in giorni diversi, con vestiti diversi e condizioni di luce diverse.
Nell’anno precedente, il 2021, un lunghissimo video di otto ore su Facebook sosteneva in modo del tutto infondato che Biden fosse un «ologramma» generato artificialmente. Sempre nello stesso anno, un’intervista al presidente fuori dalla Casa Bianca era finita al centro di speculazioni di ogni tipo: Biden si trovava davanti a un green screen, uno strumento usato per sostituire lo sfondo di un video; oppure era una figura prodotta con la computer grafica.
Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2020, diversi post sui social suggerivano falsamente che Biden usasse delle controfigure o che fosse stato addirittura «clonato». Le prove sarebbero i suoi lobi auricolari, troppo diversi in alcune foto e video. Come ha ricostruito Snopes, la forma dei lobi sembra effettivamente cambiata: ma questo è semplicemente il segno dell’invecchiamento, non della sostituzione con un sosia.
Un’altra variante della teoria, avanzata ad esempio in questo tweet virale dello scorso marzo, è che Biden sia morto nel 2020 (o nel 2019) e che sia stato segretamente sepolto all’Arlington National Cemetery, uno dei due cimiteri sul suolo statunitense gestiti dall’esercito. Ovviamente Biden è vivo e, secondo il suo medico, in buone condizioni di salute. A 81 anni Joe Biden rimane comunque il presidente in carica più anziano nella storia degli Stati Uniti. E queste speculazioni complottiste fanno leva proprio sulla sua anzianità – trasformando la sua età in un’arma politica da rivoltargli contro.
Immagini di copertina via Wikimedia Commons