Sentiamo spesso paragonare l’impatto della pandemia da Covid-19 con quello di condizioni pericolose comuni, come i tumori e gli infarti, suggerendo che tutto sommato la Covid-19 sarebbe una malattia secondaria rispetto a emergenze sanitarie comuni eppure più gravi. Uno degli ultimi personaggi celebri a manifestare pubblicamente questa forma di benaltrismo è stato Flavio Briatore ospite alla trasmissione Dritto e Rovescio di Rete 4 il 23 ottobre 2020: «Ci sono 630 morti al giorno per patologie vascolari, 450 persone al giorno muoiono di tumore. Le persone non si possono curare, ci sono malati di Serie A e di Serie B. Il virus è di Serie A». Altri invece insistono sul fatto che la Covid-19 sarebbe una malattia respiratoria non dissimile dalle altre: come il primario di Geriatria del Policlinico Gemelli e membro del Cts, Roberto Bernabei, a La7 il 6 novembre 2020, secondo cui la Covid-19 è «una malattia normale».
Ma la Covid-19 è veramente una malattia «normale» paragonabile alle altre sindromi respiratorie? È una causa di morte secondaria, gonfiata dai media? I dati purtroppo suggeriscono, invece, che la Covid-19 sia una causa di morte importante.
La quarta causa di morte in Italia
Gli ultimi dati ufficiali divisi per causa di morte disponibili dall’Istat riguardano l’anno 2017 e sono liberamente disponibili qui. In totale nel 2017 in Italia sono morte 650.614 persone. Le principali sei cause di morte sono, secondo la classificazione Istat:
- malattie del sistema circolatorio (232.992 decessi)
- tumori (180.085 decessi)
- malattie del sistema respiratorio (53.372 decessi)
- malattie del sistema nervoso e degli organi di senso (30.672 decessi)
- malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche (29.519 decessi)
- cause esterne di traumatismo e avvelenamento (25.411 decessi)
All’8 novembre 2020, nel momento in cui scriviamo, l’ultimo bollettino Iss conta 41.394 decessi ufficiali da Covid-19 da inizio pandemia. La Covid-19 si classificherebbe quindi al quarto posto tra le classi generali di cause di morte in Italia: da sola vale oltre un sesto di tutti i tumori.
Classi generali di cause di morte in Italia nel 2017 (in blu), confrontate con le morti ufficiali da Covid-19 all’8 novembre 2020 (in rosso). Dati Istat/Iss.
Ognuna di queste categorie molto generali contiene in realtà numerose altre sotto-categorie: ad esempio le «malattie del sistema circolatorio» racchiudono infarti, ictus e altre malattie. È quindi un confronto impari: stiamo confrontando una singola malattia con delle ampie classi di malattie e cause di decesso. Confrontato con alcune cause specifiche di morte più familiari, i 41.394 decessi da Covid-19 all’8 novembre 2020 sono, rispetto ai decessi del 2017:
- 1,8 volte i 22.517 morti di infarto acuto
- 1,8 volte i 22.441 morti di diabete
- 3 volte i 13.516 morti di polmonite non-Covid
- 10,5 volte i 3940 morti suicidi
- 11 volte i 3789 morti da incidente stradale o nei trasporti
- 62 volte i 663 morti di influenza
- 89 volte i 465 morti di Aids
- 118 volte i 352 morti da alcolismo e tossicodipendenza
- 123,5 volte i 335 morti da omicidio o aggressione.
L’impatto al Nord-ovest
È bene ricordare che questi dati sono principalmente dovuti ai decessi della prima ondata, che è stata devastante in Lombardia e in varie regioni del Nord Italia, ma molto più mite nel resto del Paese. Se andiamo a vedere i dati delle regioni del Nord-ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), dove la pandemia ha colpito di più, con 25.093 decessi al 9 novembre la Covid-19 sale decisamente al terzo posto: subito sotto i 59.458 morti da malattie del sistema circolatorio e i 52.914 morti di tumore. Per confronto, nel Nord-ovest l’influenza nel 2017 ha ucciso 205 persone, e la polmonite 4.514. Il Nord-ovest dà un’idea di cosa possa significare una circolazione relativamente ampia del coronavirus Sars-CoV-2.
Classi generali di cause di morte nel Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria) nel 2017 (in blu), confrontate con le morti ufficiali da Covid-19 nella stessa regione, all’8 novembre 2020 (in rosso). Dati Istat/Iss.
Meno pericolosa tra i giovani, ma non è un’influenza
Come sappiamo nelle persone giovani o di mezz’età la Covid-19 è una malattia meno letale. Che cosa succede analizzando i dati per le persone sotto i 50 anni? Confrontando l’ultimo bollettino Iss di analisi dei decessi per fascia d’età, risalente al 4 novembre 2020, con i dati del 2017, la Covid-19 scende in classifica, e risulterebbe la dodicesima causa di morte con 434 decessi, pari al 2,1 per cento del totale. Meno di un terzo dei suicidi (1.431 morti under-50) ma poco meno del doppio dei decessi da disturbi psichici e comportamentali (242 decessi under-50), che includono le dipendenze da alcool e altri stupefacenti.
Chi pensasse che la Covid-19 sia una «banale influenza» nei giovani deve però ricordare che, nel 2017 e nella stessa fascia d’età, sono stati contati solo 8 morti da influenza e 116 da polmonite.
Classi generali di cause di morte in Italia sotto i 50 anni di età nel 2017 (in blu), confrontate con le morti ufficiali da Covid-19 all’8 novembre 2020 (in rosso) nella stessa fascia d’età. Dati Istat/Iss.
Una stima per difetto
Ricordiamo che ad oggi questi dati sulla mortalità da Covid-19 sono stimati e confrontati per difetto. Non solo perché mancano ancora 5o giorni alla fine dell’anno 2020, ma perché sappiamo che i decessi da Covid-19 sono stati sottostimati nelle statistiche ufficiali. Nei primi mesi del 2020 ci sono stati circa 47.000 morti in più rispetto agli altri anni: 12.000 in più rispetto ai decessi ufficiali da Covid-19 (si veda l’analisi dei nostri colleghi di Pagella Politica).
Non è solo una questione di mancato tracciamento dei casi positivi o delle cause di morte. Ai decessi diretti da Covid-19 bisogna infatti aggiungere i decessi indiretti, dovuti a diagnosi, ricoveri e interventi terapeutici e chirurgici rimandati o annullati a causa del sovraffollamento sanitario. Su Nature un articolo (tradotto in italiano da Le Scienze) ha raccolto alcuni dati sui decessi indiretti dovuti alla pandemia: «I dati dei Cdc, pur preliminari e incompleti, offrono uno scorcio di queste morti indirette: ad aprile, negli Stati Uniti si è registrato un numero di morti per diabete superiore del 20–45 per cento alla media dei cinque anni precedenti; i decessi per ischemia cardiaca hanno subito un aumento tra il 6 e il 29 per cento rispetto al normale».
In conclusione
La Covid-19 non è una malattia “normale”: anche tenendo conto dei soli decessi ufficiali, da sola sarà probabilmente una delle principali cause di morte del 2020. Capire in dettaglio l’impatto sanitario della pandemia richiederà anni di lavoro agli epidemiologi, ma di certo il nuovo coronavirus Sars-Cov-2 non è un problema solo per chi ne è direttamente colpito: diventa un problema per chiunque abbia bisogno di assistenza medica. Contrastare la pandemia non è, quindi, uno schiaffo ai malati di altre condizioni, bensì è una condizione necessaria per evitare gravi danni anche per loro.