Il 7 novembre la Direzione Prevenzione della Regione Veneto aveva riferito che a Verona era stato diagnosticato quello che sembrava essere un caso autoctono di malaria, cioè un caso di questa malattia in una persona senza una storia di viaggi recenti in Paesi dove è endemica. La notizia era stata riportata da diversi media e agenzie di stampa ed era stata commentata con preoccupazione da alcune personalità note della medicina in Italia.
Oggi, tuttavia, la Regione Veneto ha comunicato che, in seguito a un’analisi epidemiologica, è stata esclusa la possibilità che quello di Verona sia un caso autoctono. Dalle verifiche è emerso che la persona aveva in effetti compiuto un viaggio in un Paese dove la malaria è endemica, un’informazione che inizialmente non era stata fornita. Non si tratta quindi di un caso di malaria autoctono, ma di importazione.
L’ultimo aggiornamento epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sulla diffusione della malaria in Italia è relativo agli anni tra il 2013 e il 2017. In questo periodo, riporta l’ISS, sono stati confermati 3805 casi. Di questi, solo 12 sono risultati autoctoni: 4 indotti, cioè originati da eventi accidentali come trasfusioni, e 8 classificati come “criptici”, cioè casi di cui non è possibile stabilire l’esatta modalità di trasmissione, né il luogo dove potrebbe essere avvenuta.
In Italia la malaria è stata una malattia endemica fino all’inizio degli anni ’50. Dopo la fine del piano nazionale di eradicazione, casi autoctoni sporadici si sono stati registrati fino all’inizio degli anni ’60. Nel 1970 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente l’Italia libera dalla malaria.
La malaria è una malattia causata da protozoi parassiti del genere Plasmodium, trasmessi da zanzare del genere Anopheles. Di questo genere di zanzare si conoscono circa 480 specie, di cui una sessantina potenziali vettori della malattia. In Italia si trovano ancora popolazioni di Anopheles vettori, in particolare della specie Anopheles labranchiae, che storicamente è stata quella più coinvolta nella trasmissione della malaria nel Paese.
Ma perché si sviluppi quello che gli esperti chiamano potenziale malariogenico, non basta che ci siano le zanzare, devono anche essere presenti in popolazioni abbastanza grandi e diffuse. Attualmente, il potenziale malariogenico in Italia rimane basso.
Ad aprile del 2024 sono stati pubblicati i risultati di uno studio svolto nella provincia di Lecce, che ha rilevato la presenza di 20 esemplari della specie Anopheles sacharovi, dopo la scoperta di una zanzara nel 2022. A. sacharovi a sua volta appartiene al complesso chiamato maculipennis, che comprende vettori della malaria. Era dagli anni ‘60 che non si riscontrava la presenza di questa specie in Italia. Su questa notizia era circolati anche contenuti complottisti e senza fondamento. Nel 2021 una ricerca dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) aveva riscontrato Anopheles del complesso maculipennis anche nella Pianura Padana.
Da tempo gli esperti stanno studiando i possibili effetti del cambiamento climatico sulla diffusione di malattie infettive trasmesse da vettori, come Malaria, Dengue e West Nile.