Martedì 7 gennaio Meta ha annunciato la fine negli Stati Uniti del programma di collaborazione con i fact-checker per il contrasto alla diffusione di notizie false sui social network Facebook, Instagram e Threads. La notizia ha suscitato molte reazioni in tutto il mondo, portando attenzione su una collaborazione che fino ad ora non era molto conosciuta al grande pubblico. Al momento non ci sono notizie certe sulla prosecuzione del programma fuori dagli Stati Uniti, dove verrà interrotto nell’arco di un paio di mesi. Facta partecipa per l’Italia al programma, denominato Third Party Fact-checking Program (3PFC). In questo articolo vi vogliamo spiegare come funziona la partnership oggi e quali sono le informazioni sul cambio di rotta da parte del social network.
La decisione di Meta
L’annuncio della fine del 3PFC negli USA è arrivato il 7 gennaio 2025 con un comunicato firmato da Joel Kaplan e corredato da un video di circa cinque minuti girato dal cofondatore e CEO di Meta in persona, Mark Zuckerberg. Kaplan, ex consigliere di George W. Bush noto per i suoi legami con il partito repubblicano, è stato nominato a inizio 2025 come nuovo responsabile degli affari globali dell’azienda al posto dell’ex leader dei Libdem britannici Nick Clegg.
Kaplan ha scritto che il programma di verifica dei contenuti pubblicati sui social media di Meta (Facebook, Instagram e Threads), finora gestito da fact-checker indipendenti, era stato «concepito per informare» ma «è diventato troppo spesso uno strumento per censurare». Per questo motivo, prosegue la nota, l’azienda inizierà a cambiare approccio, chiudendo con gradualità «l’attuale programma di verifica dei fatti di terze parti negli Stati Uniti» per passare al modello delle “Community Notes” simile a quello presente su X. In questo modello sarà la comunità di utenti iscritti al programma, con punti di vista e opinioni politiche differenti, a decidere quando i post sono potenzialmente fuorvianti e necessitano di più contesto da mostrare agli altri utenti. Come avevamo spiegato in questo approfondimento, inchieste e analisi sembrano mostrare che le cosiddette “Community notes” attive su X si sono fin qui rivelate inefficaci contro la disinformazione – quando non direttamente responsabili di alimentarla.
Le novità non riguardano solo il programma che coinvolge i fact-checker. Kaplan ha infatti specificato che Meta interverrà anche sul sistema di moderazione dei contenuti (che, specifichiamo, non è collegato all’attività del programma di fact-checking indipendente), consentendo «più libertà di parola» con l’eliminazione delle restrizioni su alcuni argomenti che fanno parte del dibattito pubblico, come immigrazione e questioni di genere, e concentrando invece gli sforzi dell’azienda «sulle violazioni illegali e particolarmente gravi». Questo perché, continua il capo degli affari globali di Meta, negli ultimi anni sono stati sviluppati «sistemi sempre più complessi per gestire i contenuti sulle nostre piattaforme, in parte in risposta alla pressione sociale e politica per moderare i contenuti», che nel tempo hanno commesso «troppi errori, frustrando i nostri utenti e troppo spesso ostacolando la libera espressione che ci siamo prefissati di abilitare».
Lo stesso giorno Mark Zuckerberg ha condiviso sui propri profili social un video, riportato anche in testa al comunicato, in cui, nel raccontare del nuovo corso della società, ha dichiarato che «i fact-checker sono stati semplicemente troppo schierati politicamente e hanno distrutto più fiducia di quanta ne abbiano creata, specialmente negli Stati Uniti». Il CEO di Meta ha inserito inoltre queste nuove decisioni nel contesto delle recenti elezioni statunitensi vinte da Donald Trump che, dice, «sembrano un punto di svolta culturale per dare priorità alla libertà di espressione. Quindi torneremo alle nostre radici per concentrarci sulla riduzione degli errori, semplificare le nostre policy e ripristinare la libertà di espressione sulle nostre piattaforme».
La svolta comunicata da Meta arriva a poco più di dieci giorni dall’insediamento ufficiale alla Casa Bianca del presidente eletto Donald Trump, che avverrà il 20 gennaio. Lo stesso Trump, in una conferenza stampa in Florida tenuta lo stesso 7 gennaio, il giorno dopo la certificazione da parte del Congresso di Washington della sua vittoria elettorale, ha elogiato la decisione di Meta. Alla domanda se credeva che Zuckerberg avesse apportato simili cambiamenti in risposta alle sue minacce precedenti – in un libro pubblicato a settembre 2024, Trump aveva minacciato di farlo imprigionare – il prossimo presidente degli Stati Uniti ha risposto: «Probabilmente». Negli anni, infatti, Trump e i repubblicani hanno espresso dure critiche a Facebook, etichettandolo come un «nemico del popolo», accusando Meta di censurare le opinioni conservatrici e attaccando la pratica giornalistica del fact-checking.
Al di là delle possibili ragioni e dei motivi politici dietro queste scelte di Meta, e in attesa di vedere come evolverà la situazione (Meta ha comunicato che questa decisione riguarda solo gli Stati Uniti e che «per ora» il programma in partnership con i fact-checker indipendenti proseguirà in Europa), le dichiarazioni di Zuckerberg e Kaplan hanno alimentato dibattiti e critiche sul fact-checking e in particolare al sistema stesso di contrasto alla disinformazione utilizzato finora dalla società, che hanno portato anche a commenti non informati sul suo funzionamento, generando confusione e malintesi.
Le origini del programma di fact-checking di terze parti di Meta
Facebook, la società co-fondata da Mark Zuckerberg (che dal 2021 ha cambiato nome in Meta), ha lanciato il suo programma di fact-checking con l’aiuto di fact-checker esterni nel 2016, come risposta alle numerose critiche arrivate per la circolazione delle notizie false sulla piattaforma social durante le elezioni presidenziali statunitensi vinte all’epoca da Trump contro la candidata democratica Hillary Clinton.
Attivo inizialmente negli Stati Uniti con la collaborazione di cinque organizzazioni di fact-checking (ABC News, Associated Press, FactCheck.org , Politifact e Snopes), il programma negli anni si è ampliato nelle sue funzioni. Oltre ai messaggi testuali pubblicati sulla piattaforma, ad esempio, nel tempo è stata data la possibilità di verificare anche video e immagini e di farlo anche su Instagram e Threads. Allo stesso tempo il 3PFC si è espanso fino a coinvolgere decine progetti di fact-checking in più continenti, diventando fruibile in sempre più lingue. Pagella Politica – il progetto di fact-checking politico “gemello” di Facta – ha iniziato a collaborare con questo sistema nel 2018, mentre a partire dal 2020 la partnership è stata gestita da Facta.
Nel 2023 Meta ha comunicato che il programma era arrivato a includere quasi 100 organizzazioni di fact-checking, che lavorano in più di 60 lingue a livello globale.