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Un arcivescovo scomunicato è diventato il punto di riferimento per la disinformazione contro papa Francesco

Carlo Maria Viganò ha provato a distruggere la reputazione del Papa accusandolo di crimini che non ha mai commesso

23 aprile 2025
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Non tutti, nelle ore successive alla morte di papa Francesco, hanno usato parole gentili per ricordare il suo pontificato. Tra i critici più aspri, uno su tutti si sta facendo davvero notare per la violenza delle sue accuse e per il discreto seguito che queste stanno ottenendo: l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. 

Già scomunicato nel 2024 per scisma – reato che nella Chiesa cattolica consiste nel rifiuto di sottomettersi al Papa – l’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti il 21 aprile ha pubblicato un messaggio sul proprio profilo X che recita: «Il pontefice dovrà rendere conto dei crimini di cui si è macchiato», tra cui «l’aver usurpato il soglio di Pietro per distruggere la Chiesa Cattolica». 

L’ultima, per ora, di una lunga serie di dichiarazioni critiche e accuse senza prove che Viganò ha rivolto a papa Francesco nel corso degli ultimi anni, una lista che include presunti abusi sessuali compiuti dal Papa su novizi gesuiti in Argentina, un presunto figlio segreto e una teoria del complotto per costringere il suo predecessore, papa Benedetto XVI, alle dimissioni.

I rapporti di Carlo Maria Viganò con la Chiesa

Nato nel 1941 a Varese, ordinato sacerdote nel 1968, Viganò ha avuto una lunga carriera nella diplomazia vaticana. È stato rappresentante papale in Nigeria, delegato alle rappresentanze pontificie e segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, prima di essere nominato nunzio apostolico negli Stati Uniti nel 2011 da papa Benedetto XVI.

Il 4 luglio 2024, la Sala Stampa della Santa Sede ha annunciato la scomunica latae sententiae nei confronti di Carlo Maria Viganò. Il provvedimento è stato emesso dal Dicastero per la Dottrina della Fede, che ha rilevato nel comportamento dell’arcivescovo «il delitto di scisma», motivato dal «rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice», nonché dalla «rottura della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti». In quell’occasione, Viganò ha rifiutato di partecipare alla convocazione del Dicastero, definendo il processo canonico una «farsa» e affermando di sentirsi «onorato» di essere accusato di scisma. In più occasioni ha contestato la legittimità del Concilio Vaticano II, considerandolo il punto di svolta che avrebbe allontanato la Chiesa dalla sua tradizione originaria.

Viganò ha spesso sostenuto che il Concilio, convocato da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 e considerato il punto di svolta del cattolicesimo moderno, sia stato l’inizio di una deviazione dottrinale, dichiarando in una lettera del 2021 che «dovrà essere completamente rivisto o annullato». La posizione dell’ex nunzio apostolico è in contrasto con l’insegnamento del magistero pontificio, incluso quello di Benedetto XVI, che pur sostenendo una «ermeneutica della continuità», ha sempre riconosciuto il Concilio come parte integrante della tradizione.

Anche la Fraternità San Pio X – fondata da monsignor Marcel Lefebvre (a sua volta scomunicato da Papa Giovanni Paolo II nel 1988) e storicamente critica del Concilio – ha preso le distanze da Viganò, ritenendo eccessive alcune sue affermazioni in più occasioni.

Le false accuse e le teorie del complotto contro Bergoglio

Nel 2018 Viganò pubblicò una testimonianza in cui accusava papa Francesco di non aver sanzionato adeguatamente l’ex cardinale Theodore McCarrick, accusato di aver compiuto per lungo tempo abusi sessuali sia su adulti che su minori. Nel 2020, dopo una lunga indagine, il Vaticano pubblicò il “Rapporto McCarrick” che confutò tale tesi. Da quel momento, Viganò ha adottato posizioni sempre più critiche verso il pontefice e verso l’orientamento della Chiesa postconciliare.

Nel messaggio pubblicato dopo la morte di Francesco, Viganò ha sostenuto poi che Bergoglio dovrà «rispondere dei crimini di cui si è macchiato». Fra questi, l’«aver creato cardinali in modo invalido», insinuando l’ipotesi che il prossimo conclave possa essere oggetto di manipolazioni. 

Secondo Viganò, inoltre, alcuni cardinali creati da Bergoglio sarebbero non validi a causa della presunta illegittimità del suo pontificato, derivante dalla rinuncia al soglio pontificio attuata da Benedetto XVI, suo predecessore. Questa teoria infondata non solo non ha riscontri nei documenti ufficiali della Chiesa e non è condivisa da alcuna autorità ecclesiastica riconosciuta, ma perde fondamento anche in ragione della validità dottrinale delle “dimissioni” di Joseph Ratzinger, data da numerosi precedenti storici, ancorché molto remoti nel tempo.

Negli ultimi anni, Viganò ha elaborato una visione fortemente critica dell’attuale assetto ecclesiale, sostenendo l’esistenza di una “Chiesa parallela” – definita deep church – ispirata a ideologie «globaliste e moderniste», una teoria molto cara all’alt right americana (e che per certi versi richiama quel “deep state” a lungo chiamato in causa dai seguaci di QAnon). Ha anche ripetutamente avanzato l’ipotesi che la rinuncia di Benedetto XVI sia stata indotta da pressioni interne, senza però fornire prove concrete a sostegno di queste affermazioni.

Le sue posizioni hanno fin qui trovato una sponda in ambienti religiosi e mediatici prevalentemente statunitensi, tra cui siti come LifeSiteNews, Church Militant e The Remnant, organizzazioni e siti web di stampo cattolico ultraconservatore. In Italia, alcuni gruppi tradizionalisti e influencer della disinformazione, uno su tutti il filosofo Diego Fusaro, hanno rilanciato i suoi scritti e le sue tesi, ma molte delle sue ipotesi sono state respinte anche da ambienti conservatori più moderati.

Nelle ultime ore, quelle successive alla morte di papa Francesco, alcuni vecchi filmati pubblicati da Viganò sono tornati a circolare sui social media, ottenendo un’insperata viralità. Il più popolare tra questi accusa Bergoglio di essersi macchiato di alcuni delitti in Argentina e che proprio per questo motivo lo avrebbe spinto a non organizzare mai una visita ufficiale nel suo Paese.

I delitti di cui parla Viganò, come spiega lo stesso arcivescovo scomunicato nel filmato,  sono dei presunti abusi sessuali su giovani gesuiti. Viganò, inoltre, accusa il Papa di aver avuto un figlio, deceduto nel 2014 in circostanze misteriose e sepolto anni dopo nel cimitero del Vaticano dopo averlo privato dei denti. 

Le teorie di Viganò si stanno rivelando molto pericolose e piuttosto pervasive, dal momento che si presenta come un “insider” e che per questo motivo gode di un discreto e affezionato seguito. Non solo presso l’ultradestra trumpiana, il suo abituale pubblico di riferimento, ma anche agli occhi di tutta una nuova audience desiderosa di archiviare l’esperienza di un pontificato, quello di Jorge Bergoglio, considerato eccessivamente progressista. Il 23 aprile 2025, le tesi di Viganò sono state rilanciate anche dal quotidiano La Verità – che già nel 2018 aveva dato voce alle accuse di aver coperto le azioni di McCarrick – rivelando che queste entreranno nel conclave grazie a Blase Cupich, un cardinale molto vicino all’ex nunzio apostolico.

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