Il farmaco che riduce la mortalità da Covid-19 era noto al governo da aprile, ma i suoi effetti non erano stati dimostrati in fase sperimentale
Venerdì 19 giugno la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo, pubblicato il 18 giugno dalla testata Notizie.it, dal titolo «Il farmaco da 6 euro anti-Coronavirus? Speranza sapeva, ma non rispose».
Secondo l’articolo, «un nuovo farmaco che potrebbe essere un fedele alleato alla lotta al Coronavirus», il Desametasone, «era già noto anche in Italia» grazie ad una lettera recapitata nel mese di aprile 2020 al ministro della Salute Roberto Speranza da alcuni esperti, tra i quali la dottoressa Roberta Ricciardi, responsabile del Percorso Miastenia¹ dell’Ospedale Cisanello di Pisa, e il dottor Piero Sestili, professore ordinario di Farmacologia a Urbino. Nonostante le sollecitazioni ricevute, «Speranza e Sileri non risposero mai all’appello facendolo cadere nel vuoto».
Il farmaco, un corticosteroide sintetico² utilizzato dagli anni Sessanta, è oggi considerato «un salvavita per i pazienti gravemente malati di Covid-19» dall’Organizzazione mondiale della sanità, che il 16 giugno ha definito la sua applicazione nella lotta al coronavirus «una svolta scientifica».
Nonostante il farmaco (e alcuni promettenti risultati della sua applicazione sui malati di Covid-19) fosse noto al ministro Roberto Speranza almeno dal 1 aprile, infatti, il suo utilizzo non era mai stato consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il cambio di prospettiva è arrivato solo lo scorso 16 giugno, dopo la positiva conclusione di una ricerca condotta dall’università di Oxford, che in un preprint (e dunque un documento ancora in attesa di revisione e pubblicazione) ha annunciato i risultati di un trial condotto su 6mila pazienti ricoverati negli ospedali inglesi: l’utilizzo di Desametasone ridurrebbe il tasso di mortalità dei pazienti malati di Covid-19 che necessitano di respiratori artificiali dal 40 per cento al 28 per cento, e quello dei pazienti sotto ossigeno dal 25 per cento al 20 per cento.
Si notizia oggetto di verifica appare per questo fuorviante.
In quest’intervista pubblicata dal quotidiano La Nazione il 1 aprile 2020, la dottoressa Ricciardi parla di «risultati interessanti» riscontrati nell’applicazione di cortisone sui pazienti affetti da Covid e in particolare di Prednisone e Desametasone.
L’utilizzo del corticosteroide era comparso a fine marzo nelle linee guida sui possibili trattamenti anti-Covid negli ospedali della Lombardia, ma non era mai stato consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha in ogni caso supportato il trial di Oxford.
Vale la pena sottolineare che non tutti i farmaci risultati promettenti nell’applicazione ospedaliera finiscono poi per risultare validi nella lotta alla Covid-19. È il caso dell’idrossiclorochina, farmaco antimalarico utilizzato come forma di prevenzione dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che al termine del trial clinico è stato considerato non utile a ridurre «la mortalità da Covid-19» e anzi potenzialmente portatore di maggiori rischi di complicanze cardiache.
¹ malattia neuromuscolare di tipo immunitario che colpisce i muscoli, facendo perdere loro, progressivamente, tono e forza
² ormoni che regolano processi infiammatori e del processi immunitario, in questo caso prodotti in laboratorio
Adriana ferraiolo
L’articolo è chiaro e da informazioni Incoraggianti per la cura del Covid 19 a domicilio.