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La risoluzione del Consiglio d’Europa su discriminazione e vaccini non è vincolante per gli Stati

La risoluzione del Consiglio d’Europa su discriminazione e vaccini non è vincolante per gli Stati

17 settembre 2021
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Il 13 settembre 2021 su Facebook è stata pubblicata un’immagine che contiene un testo dove si legge: «Risoluzione 2361 (2021) del Consiglio d’Europa L’articolo 7.3.1 statuisce che gli stati devono “assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressione per farsi vaccinare, se non desiderano farlo da soli”. L’art. 7.3.2 raccomanda ai Paesi membri di “garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non voler essere vaccinato”».

L’immagine è accompagnata da questo commento, scritto da chi ha pubblicato il post su Facebook: «Nessuno è sottosto [sic] a pressioni per farsi vaccinare – capito il green pass non serve – è una pressione per fare il vaccino questa è legge europea , e noi la dobbiamo rispettare cosa voglio a fare di fronte alla legge se io non ho il green pass?». 

Si tratta di una notizia fuorviante che veicola una notizia falsa. Andiamo con ordine.

Innanzitutto, il Consiglio d’Europa è un’istituzione intergovernativa autonoma, che non fa parte dell’Unione europea, fondata nel 1949 e composta attualmente da 47 Stati membri con sede a Strasburgo (Francia). Il suo obiettivo è promuovere la democrazia e proteggere i diritti umani e lo stato di diritto in Europa. Il Consiglio d’Europa è dunque un organismo di cooperazione internazionale e le sue risoluzioni non sono giuridicamente vincolanti per gli Stati membri o per l’Unione europea.

Chiarito questo aspetto, passiamo alla Risoluzione 2361 (2021) del Consiglio d’Europa citata nel post oggetto della nostra verifica. La risoluzione in questione esiste ed è stata approvata dal Consiglio d’Europa il 27 gennaio 2021. Nel testo della risoluzione – che definisce i vaccini contro la Covid-19 «sicuri ed efficaci» e chiede che siano un bene pubblico globale – si esortano gli Stati membri e l’Unione europa al punto 7.3.1 a «garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è sottoposto a pressioni politiche, sociali o di altro tipo per essere vaccinato se non lo desidera» e al punto 7.3.2 a «garantire che nessuno venga discriminato per non essere stato vaccinato, per possibili rischi per la salute o perché non voleva».

Questa risoluzione, però, come spiegato prima non ha alcun valore giuridicamente vincolante per gli Stati membri e per l’Unione europea. Contattata dai colleghi tedeschi di Correctiv, Tanja Kleinsorge, portavoce del Consiglio d’Europa, ha confermato che le risoluzioni approvate dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa «non sono giuridicamente vincolanti», ma possono avere in caso «un’influenza indiretta» sulla legislazione degli Stati membri. 

La risoluzione approvata dal Consiglio d’Europa non è dunque una «legge europea» in contrasto con la decisione del governo italiano di estendere l’uso del green pass per viaggiare, partecipare a eventi e accedere a strutture e altri luoghi pubblici, come afferma il post da noi verificato. 

Di questo caso di disinformazione si sono occupati diversi siti di fact-checking (qui e qui).

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