Il 24 settembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare l’esistenza di un «sedicente protocollo “mascherina 1522” per denunciare in farmacia le violenze sulle donne».
Si tratta di una notizia spesso presentata fuori dal contesto necessario alla sua comprensione.
Il riferimento è all’iniziativa con la quale le vittime di violenza domestica possono denunciare gli abusi subiti, recandosi in farmacia e chiedendo una “mascherina 1522”. Naturalmente non esiste alcuna mascherina denominata “1522” e si tratta di una frase in codice che prende il nome dal numero gratuito 1522, servizio pubblico promosso dalla Presidenza del consiglio e dal Dipartimento per le pari opportunità.
Gli organi d’informazione hanno a più riprese presentato questa iniziativa come il frutto di un «protocollo d’intesa sottoscritto dalla ministra delle pari opportunità Elena Bonetti con la Federazione dell’Ordine dei Farmacisti», ma l’informazione è stata smentita dallo stesso dipartimento delle pari opportunità, che ha precisato come l’iniziativa preveda l’esposizione di un semplice «cartello informativo sul 1522», mentre «ulteriori misure, quali l’utilizzo di un codice “segreto”, pur oggetto di proposte nei giorni scorsi, non sono state tenute in considerazione, in quanto ritenute non sicure e non efficaci per le donne».
A maggio 2020 era poi stato il turno del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che aveva definito quella della mascherina 1522 un’iniziativa «nata da un accordo tra i centri antiviolenza e la Federazione farmacisti». Anche in quel caso era giunta la pronta smentita dei centri antiviolenza, che avevano chiesto di non «illudere le donne che, pronunciando “Mascherina 1522” vengano messe direttamente in contatto con il centro antiviolenza del territorio».
L’iniziativa “Mascherina 1522” è stata in realtà ideata dall’avvocata Andrea Catizone e lanciata da Staffetta Democratica, che si definisce «un gruppo spontaneo di donne». L’esigenza di una parola d’ordine per denunciare la violenza domestica, aveva spiegato ad Huffington Post Catizone, «prende le mosse dall’esigenza, in tempi di covid-19 e di serrate, di dare alle donne che subiscono violenza uno strumento ulteriore per poter ottenere informazioni sulle strade da seguire per uscire dal dramma della violenza».
Sebbene almeno in un caso l’iniziativa abbia contribuito a mettere fine a una serie di abusi perpetrati nella provincia di Oristano, l’iniziativa non ha carattere istituzionale, i farmacisti non sono istruiti a riconoscere la frase in codice e non esiste alcun protocollo ufficiale in merito. Per ulteriori informazioni su come affrontare casi di violenza domestica rimandiamo al decalogo pubblicato dal dipartimento delle Pari Opportunità, ricordando che il numero 1522 è gratuito e offre la possibilità di un servizio chat per chi fosse impossibilitato a parlare.