Boris Johnson non vuole «eliminare il contante» per controllare le masse
Il 1 novembre 2021 su Facebook è stato pubblicato lo screenshot di un tweet di Boris Johnson. Si legge: «I’ll be asking world leaders to take action on coal, cars, cash and trees – to keep alive the prospect of limiting global temperature rise to 1.5 degrees». Nell’immagine compare anche la seguente traduzione in italiano: «Chiederò ai leader mondiali di agire su carbone, automobili, contanti e alberi per mantenere viva la prospettiva di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi». Johnson si riferisce a Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici iniziata il 31 ottobre 2021 in Scozia e che si concluderà il prossimo 12 novembre.
L’immagine con il tweet del premier britannico è accompagnata da questo commento, scritto da chi ha pubblicato il post su Facebook: «Non lo conosciamo il loro obiettivo..renderci poveri eliminare il contante controllo delle masse con credito sociale..schiavizzazione a vita..». Secondo l’autore del post, quindi, ci sarebbe un piano, espresso dal premier britannico, per eliminare il contante e rendere le masse povere e controllabili.
Si tratta di contenuto fuorviante che veicola una notizia falsa.
Boris Johnson, con il suo tweet, si riferisce in realtà all’impegno per aumentare i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo per affrontare il cambiamento climatico. Come hanno ricostruito i colleghi di Reuters, la parola «cash» utilizzata da Johnson va in realtà contestualizzata diversamente e per farlo torna utile il comunicato stampa pubblicato lo scorso 22 settembre dal governo del Regno Unito in occasione del summit sul clima dell’Onu che si è svolto nello stesso periodo a New York. «Il primo ministro – si legge – utilizzerà il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite per chiedere ai Paesi di affrontare i principali obiettivi di Cop26 su “carbone, contanti, automobili e alberi”: (…) Sui contanti: le nazioni sviluppate devono mantenere il loro impegno a mobilitare almeno 100 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per il clima per i Paesi in via di sviluppo».