L’8 luglio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto numerose segnalazioni che chiedevano di verificare le informazioni contenute in alcuni post pubblicati sui social network, i quali negano l’esistenza di un’emergenza siccità utilizzando come prova alcuni filmati di bacini idrici pieni d’acqua.
Il 26 giugno 2022, ad esempio, un utente ha pubblicato su Twitter un video che mostra un tratto del Po tra Ferrara e Rovigo apparentemente rigoglioso, aggiungendo il commento: «Il fiume Po non è in secca. Allarme siccità per depensanti». Filmati simili mostrano l’acqua che scorre nel canale Camuzzoni (Veneto), nel fiume Chiese, nella diga del Chievo (Verona) e nel fiume Adige. Tutti questi filmati sono stati realizzati e pubblicati per negare l’esistenza di un allarme siccità, che lo scorso 4 luglio il governo italiano ha deciso di affrontare stanziando 36,5 milioni di euro.
Si tratta di filmati pubblicati senza il contesto necessario alla loro comprensione, che veicolano una notizia falsa.
La presenza di acqua non è di per sé un segnale di buona salute per un bacino idrico. A sottolinearlo è il ricercatore dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) Stefano Mariani, che raggiunto da Facta ha spiegato: «L’errore di fondo è pensare che la siccità, ovvero un deficit di precipitazione, equivalga all’assenza di acqua nei laghi e nei fiumi e non è così». Secondo Mariani, un corso d’acqua è considerato in una situazione di siccità idrologica quando «i suoi livelli e le sue portate non si trovano in una cosiddetta situazione di “normalità” rispetto ad una climatologia di riferimento costruita sui dati osservati in quella specifica porzione di corso d’acqua», ma risultino inferiori rispetto alla media di riferimento. Più i dati si discostano da questa media, più sarà severa la condizione di siccità, e ci si avvicinerà a valori associati a condizioni di magra estrema.
La siccità idrologica registrata sul territorio italiano è un fenomeno reale e, come spiegato da Mariani, è particolarmente visibile analizzando i dati del Po (raccolti in un report dell’Osservatorio permanente per gli utilizzi idrici del distretto idrografico del Fiume Po), dove «tutte le sezioni di misura sono in una condizione di severità estrema, con portate al di sotto dei minimi storici». La sezione più in crisi è quella di chiusura di Pontelagoscuro, con una portata del 90 percento inferiore rispetto alla media.
La siccità registrata tra giugno e luglio 2022 è collegata al perdurare delle scarse precipitazioni nell’Italia centro-settentrionale, un fenomeno che secondo Mariani viene monitorato con attenzione dalla fine del 2021 e che è stato amplificato da un ridotto apporto di neve durante l’inverno. La poca neve caduta tra il 2021 e il 2022 si è inoltre sciolta molto rapidamente a causa delle temperature oltre la media registrate, congiuntura che ha ingrossato precocemente i fiumi e che ha portato a un esaurimento molto rapido dell’acqua.
Questa dinamica ha conseguenze dirette tanto sull’ambiente che sul settore economico dell’agricoltura, producendo «condizioni di stress nella crescita delle colture, a causa di un deficit del contenuto idrico nel suolo» e «uno squilibrio tra la disponibilità della risorsa idrica e la domanda di risorsa per sopperire ai diversi usi tra cui il potabile e quelli relativi alla conservazione degli ecosistemi terrestri e acquatici, e alle attività economiche», ha concluso Mariani.