Non è vero che il Senato ha votato per introdurre «l'educazione gender obbligatoria» a scuola - Facta
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Non è vero che il Senato ha votato per introdurre «l’educazione gender obbligatoria» a scuola

Giovedì 18 giugno la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un messaggio, circolato sulla app di messaggistica istantanea sotto forma di catena, secondo cui il Senato della Repubblica avrebbe approvato «un DDL sulla scuola con obbligatoria l’educazione gender», la supposta teoria che secondo alcune frange del cattolicesimo negherebbe «che l’umanità sia divisa tra maschi e femmine» (definizione comparsa nel 2011 su L’Osservatorio Romano e riportata in questo articolo pubblicato da Internazionale a marzo 2015).

Secondo l’autore della catena, il provvedimento potrebbe ancora essere bocciato dalla Camera dei Deputati e per questo motivo suggerisce di inviare una mail alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina con il testo «Sono contraria al DDL sulla scuola in quanto contiene l’educazione gender obbligatoria e ne chiedo il ritiro immediato».

Si tratta di una notizia falsa. 

Consultando il calendario dei lavori parlamentari, scopriamo che negli ultimi mesi il Senato non ha infatti discusso o approvato alcun provvedimento riguardante la scuola.

Il messaggio oggetto di verifica potrebbe però fare riferimento al piano Colao, la serie di proposte stilate da un comitato di esperti (guidati dall’ex amministratore delegato di Vodafone Vittorio Colao, che dà il nome al piano) per «rilanciare l’Italia» e accusato il 9 giugno su Facebook da Jacopo Coghe (fondatore dell’associazione Pro Vita & Famiglia) di proporre «la ricetta magica del gender insegnato ai nostri figli». 

L’accusa deriva dal capitolo del documento dedicato a «individui e famiglie», in cui al punto 94 si fa riferimento agli «stereotipi di genere» e alla necessità di superarli attraverso un «programma di azioni diversificate sul piano culturale» e la raccolta di «statistiche ufficiali annuali su stereotipi e discriminazioni». Secondo Coghe, tale approccio rappresenterebbe «un nuovo Minculpop», il ministero della cultura popolare nato in epoca fascista, per imporre il «gender». 

Il piano Colao, tuttavia, ha una funzione di mera proposta e non sarà sottoposto al voto del Parlamento: spetterà infatti al governo vagliare le 102 proposte presenti nel documento e decidere se avviare un processo normativo in tal senso.

Precisiamo poi che la segnalazione inviata alla redazione di Facta è in realtà la riproposizione di un vecchio messaggio, circolato su WhatsApp nel 2015, quando il ministro dell’Istruzione era Stefania Giannini. Ora come allora, il messaggio circa l’approvazione di un provvedimento per introdurre «l’educazione gender» è una notizia falsa.

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Comments (1)

  • Giovanna

    È giusto assai abbiate messo le fonti: molto più orientate e sicuro .grazie

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