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No, Trump non ha annunciato la divulgazione di «intercettazioni telefoniche» che coinvolgono politici italiani

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12 agosto 2020
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Mercoledì 12 agosto 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un post pubblicato l’11 agosto su Facebook dalla pagina QAnon Italia, la componente in lingua italiana del vasto network QAnon, di cui avevamo parlato approfonditamente qui.

Secondo le informazioni fornite dalla stessa pagina Facebook, QAnon è una teoria del complotto secondo cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sarebbe sul punto di «svelare al mondo tutte le malefatte compiute dalle élite liberal, sataniste e pedofile che manovrano gli Stati Uniti, per poi spedire tutti a Guantanamo».

Il post oggetto di verifica contiene l’immagine di una presunta schermata del Televideo Rai, in cui si legge una notizia dal titolo «Trump divulgherà intercettazioni». Nel corpo dell’articolo si fa riferimento a un «post agghiacciante» pubblicato da Trump su Twitter, che annuncerebbe l’imminente pubblicazione di «intercettazioni telefoniche di ministri, presidenti e politici europei, anche italiani».

Sempre secondo il presunto articolo, il contenuto delle intercettazioni non sarebbe al momento noto, «ma tutto lascia pensare alla vicenda Obamagate», ovvero alla teoria del complotto – più volte tirata in ballo da Trump, ad esempio qui qui e qui – che accusa l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama di aver avuto un ruolo nell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller sui rapporti fra il comitato elettorale di Trump e il governo russo, e di aver messo in atto azioni di boicottaggio contro l’amministrazione Trump. Si tratta, vale la pena di specificarlo, di accuse non provate e piuttosto generiche, che hanno tuttavia contribuito ad alimentare la narrazione di QAnon.

La notizia contenuta nel post oggetto di verifica è falsa.

L’immagine della pagina di Televideo è infatti stata creata ad hoc (probabilmente con un tool online specifico) per diffondere il contenuto disinformativo, che non trova conferma né sul profilo Twitter di Donald Trump, né tantomeno su testate giornalistiche.

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