Il pensionamento 2023 dei nati 1957-1959 non prevede solo «20 anni di contributi» - Facta
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Il pensionamento 2023 dei nati 1957-1959 non prevede solo «20 anni di contributi»

Il 25 ottobre 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare un articolo pubblicato l’11 ottobre 2022 da Nanopress, intitolato “Pensione con 20 anni di contributi se sei nato in questi anni: novità INPS”. Stando a quanto riportato, a partire dal 2023 per coloro che sono nati tra il 1956 e il 1959 saranno sufficienti «20 anni di contributi versati» per «l’aggiudicazione della pensione di vecchiaia».

Si tratta di un contenuto infondato, che non trova riscontro negli attuali riferimenti normativi. Contattato dalla redazione di Facta, l’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) ha precisato che, secondo gli esperti della direzione centrale pensioni, «l’articolo non è abbastanza dettagliato per capire se faccia riferimento a ipotesi di modifiche normative o si riferisca invece alla situazione attuale».

Negli ultimi anni, in Italia, si sono susseguite numerose modifiche legislative che hanno cambiato i requisiti e l’età per andare in pensione. 

Tra le novità più recenti c’è quella introdotta nel 2019, la cosiddetta “quota 100”, che prevedeva in via sperimentale per il triennio 2019-2021 la possibilità di andare in pensione raggiunti i 62 anni di età e un minimo di 38 anni di contributi. In alternativa, rimaneva comunque in vigore la legge Fornero, applicata ancora oggi, e valida una volta raggiunti i 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi previdenziali. In alternativa, la legge apre alla possibilità di andare in pensione prima del raggiungimento dell’età anagrafica, ma con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Con la legge di Bilancio 2022 “quota 100” è stata sostituita da “quota 102”, che ha aperto una finestra per il pensionamento per coloro che hanno raggiunto i 64 anni di età e 38 anni minimi di contributi.

Per il 2023, ad oggi l’Inps con una circolare del febbraio 2022 ha confermato le disposizioni in vigore per l’anno in corso, ma potrebbero arrivare nuove indicazioni dal governo Meloni recentemente insediato.

In conclusione, non tutti coloro che sono nati tra il 1956 e il 1959 (e, dunque, coloro che avranno un’età anagrafica compresa tra i 67 e i 64 anni) potranno andare in pensione con soli 20 anni di contributi. Se le normative rimangono quelle attuali, solo i nati nel 1956 potranno accedere al pensionamento per anzianità con 20 anni minimi di contributi, come stabilito dalla legge Fornero. 

Photo credits: Niccolò Caranti, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

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Comments (2)

  • Claudio Cresci

    Capisco che l’INPS ha finito i soldi ma non credo sia colpa degli attuali lavoratori che già devono andare in pensione molto più tardi e con importi inferiori rispetto ai pensionati già esistenti.Credo sia interesse di tutti arrivare alla pensione in salute e non troppo vecchi x godersi gli ultimi anni della propria esistenza dedicandosi a hobby e passioni senza stress.Quindi penso che 64 anni sia l’età massima per uscire dal lavoro visto che tanti non ci arrivano nemmeno. a questa età.Se qualcuno non è stressato e si se.nte ancora giovane,può continuare a lavorare,ma non tutti hanno fatto una vita agiata e senza stress

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  • Angelo Masiello

    Sono un pensionato quota 100 classe 59 con 40 anni di contributi. La cosa che non condivido è l’attesa per i dipendenti pubblici, per riscuotere il TFR. Bisogna aspettare l’età pensionabile di 67 anni. Dico io, ma i soldi non sono i loro, sono miei, perchè devo aspettare questo tempo? Poveri noi, siamo in Italia.

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