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Sì, Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti dal voto alla Camera sulla ripresa delle messe

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11 maggio 2020
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Lunedì 11 maggio la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare la notizia, pubblicata da alcune testate, secondo cui i deputati di Lega e Fratelli d’Italia si sarebbero astenuti dal voto decisivo per la ripresa delle celebrazioni religiose in condizioni di sicurezza.

La decisione ha destato particolare sorpresa vista la battaglia portata avanti nelle scorse settimane dai due partiti per la ripresa delle messe, inaugurata dalla dichiarazione con cui Matteo Salvini chiedeva «la riapertura delle Chiese per celebrare la messa di Pasqua», lo scorso  6 aprile 2020 e proseguita in tempi più recenti con la contrapposizione evidenziata dal leader della Lega tra l’impossibilità di prendere parte a celebrazioni religiose e i festeggiamenti del 25 aprile. Inizialmente più cauta era stata invece Giorgia Meloni, che il 7 aprile aveva proposto emendamenti per le «messe in remoto», ma che con l’inizio della “fase 2” si era scagliata contro il dpcm del 26 aprile, accusandolo di limitare «pesantemente la libertà di culto degli italiani».

Tornando al tema centrale della segnalazione ricevuta, si tratta di una notizia vera: Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti dal voto alla Camera sulla ripresa delle messe.

Il voto in questione si è tenuto alla Camera dei Deputati mercoledì 6 maggio e riguardava la discussione di tre emendamenti (1.50, 1.61 e 1.97) proposti rispettivamente da Partito Democratico, Forza Italia e Italia Viva, che subordinavano la ripresa delle funzioni liturgiche «con il popolo» (e dunque delle messe in presenza di fedeli) ad un accordo sulla sicurezza, da stipulare con la Conferenza Episcopale Italiana (Cei), riguardante sanificazione degli spazi, distanze di sicurezza e impiego di mascherine.

Un altro emendamento (numero 1.53) è invece stato presentato da Fratelli d’Italia e proponeva il via libera incondizionato alle celebrazioni religiose, in tempi certi e senza passare per l’interlocuzione con la Cei.

I tre emendamenti della maggioranza sono stati approvati a votazione unica, con l’astensione dei deputati di Lega e Fratelli d’Italia, mentre la proposta del partito di Giorgia Meloni non ha ottenuto i voti necessari ed è dunque stata bocciata dalla Camera.

A esporre i motivi che hanno portato Lega e Fratelli d’Italia a convergere su una proposta alternativa – e ad astenersi da quella votata dalla maggioranza – ci ha pensato la deputata Maria Teresa Bellucci (FdI), che con un intervento pronunciato prima del voto ha spiegato che gli italiani necessitano «di una data certa» e della «certezza del professare la propria religione».

«Dispiace che il Parlamento abbia preferito una formulazione che, tradotta, vuol dire attendere che Conte ‘consenta’ ai fedeli di essere tali», ha dichiarato Giorgia Meloni subito dopo il voto, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, ha definito «di buonsenso» la norma votata a Montecitorio.

Dopo il voto favorevole della Camera, il  7 maggio è arrivato anche l’accordo tra il governo italiano e la Cei, che dal prossimo 18 maggio permetterà di celebrare le funzioni liturgiche in presenza di fedeli «nella maniera più sicura per la salute pubblica e per la tutela protezione dei fedeli». Il protocollo stipulato prevede, tra le altre cose, l’accesso individuale ai luoghi di culto per non creare assembramenti, il rispetto della distanza di sicurezza «pari almeno ad 1,5 metri», l’utilizzo obbligatorio di mascherina e la messa a disposizione di liquidi igienizzanti all’ingresso degli edifici sacri.

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