Il 2 luglio 2021 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo pubblicato il 2 giugno da Money, testata giornalistica a tema economico e finanziario. L’articolo oggetto della nostra segnalazione si intitola “Molti prodotti Nestlé non fanno bene alla salute, lo ammette l’azienda: ecco quali”.
Secondo il testo, la rivelazione sarebbe contenuta in un articolo del quotidiano finanziario britannico Financial Times, che avrebbe avuto accesso a un documento interno nel quale la multinazionale «si autoaccusa di produrre cibi non sani».
Si tratta di una notizia vera.
L’esclusiva è stata pubblicata lo scorso 31 maggio dal Financial Times, che citando una «presentazione diffusa tra i massimi dirigenti» di Nestlé ha rivelato come alcune indagini interne alla compagnia abbiano stabilito che il 60 per cento dei cibi e delle bevande prodotte non soddisfino «una definizione riconosciuta di salute» e che alcuni di questi «non saranno mai salutari, non importa quanto li rinnoveremo».
Nestlé è una multinazionale svizzera che produce un ampio spettro di prodotti alimentari, dall’acqua minerale (ad esempio San Pellegrino) al cibo per animali (Purina), passando per dolciumi (KitKat) e surgelati (Buitoni).
La «definizione riconosciuta di salute» citata nell’articolo è l’Health star rating australiano, un sistema che valuta la salubrità di un prodotto alimentare con un punteggio da una a cinque stelle, utilizzando criteri stilati dall’autorità alimentare australiana. In questo sistema, il punteggio minimo per definire “salutare” un prodotto è tre stelle e mezzo.
Secondo la ricerca circolata tra i dirigenti Nestlé, solo il 37 per cento dei prodotti raggiunge il punteggio di 3 stelle e mezzo, un dato che scende al 4 per cento considerando le sole bevande e addirittura all’1 per cento per snack e gelati. Questa ricerca esclude cibi per bambini e animali, caffè e la linea lanciata da Nestlé per venire incontro alle persone con patologie specifiche, contemplando tuttavia una fetta di prodotti che porta all’azienda 72 miliardi di sterline ogni anno. Nestlé non ha smentito il documento, ma ha commentato la notizia sottolineando gli sforzi messi in campo per lanciare «migliaia di prodotti per bambini e famiglie che soddisfano i parametri nutrizionali esterni» e per la distribuzione di «miliardi di dosi di micronutrienti tramite i nostri prodotti convenienti e nutrienti». «Crediamo che una dieta sana significhi trovare un equilibrio tra benessere e divertimento» ha concluso la compagnia, «ciò include avere un po’ di spazio per cibi indulgenti, consumati con moderazione».
Il punteggio peggiore è toccato a prodotti come la pizza surgelata DiGiorno (una pasta sfoglia condita con salsiccia, salame e manzo, non commercializzata in Italia), contenente il 40 per cento della quantità di sodio giornaliera consigliata; il Nesquik aromatizzato alla fragola (14 grammi di zucchero ogni 14 grammi di prodotto) e l’aranciata San Pellegrino, che con i suoi 7,1 grammi di zucchero per 100 ml ha guadagnato anche una “E” (il punteggio peggiore) nel N Nutriscore, il sistema di etichettatura dei prodotti che in Italia ha trovato la netta opposizione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.