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Che cosa c’è dietro la storia dei soldi per Tunisia e Bolivia

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7 aprile 2020
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Giovedì 2 aprile la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione tramite WhatsApp che chiedeva di verificare l’affermazione contenuta in un video circolato, oltre che sull’app di messaggistica, anche su Facebook e Twitter.

Si tratta della replica del deputato di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro Delle Vedove all’intervento del ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante il question time alla Camera del 1 aprile.

Delmastro ha accusato Di Maio di aver «improvvidamente, sciaguratamente, inopportunamente», dato 50 milioni di euro alla Tunisia ed erogato 21 milioni di euro alla Bolivia, nonostante non vi fosse alcuna scadenza e i memorandum stretti con i due Paesi contenessero una clausola per recedere dagli accordi per «cause di forza maggiore».

Quella somma, ha proseguito il deputato, avrebbe fatto comodo «in patria, per difendere quei medici che voi chiamate angeli, ma che non hanno le mascherine».

Ma è davvero così? Che cosa ha fatto il governo? Vediamo i dettagli.

I memorandum con Tunisia e Bolivia

Quella dei memorandum d’intesa sulla cooperazione allo sviluppo è una polemica nata lo scorso 25 marzo, quando il profilo Facebook dell’ambasciata italiana in Tunisia aveva pubblicato un post (poi cancellato) in cui annunciava l’arrivo di 50 milioni di euro dall’Italia per «rispondere all’impatto socio economico del coronavirus in Tunisia».

Nonostante la pronta rimozione del post, la senatrice di Fratelli D’Italia Daniela Santanché, già il 27 marzo, accusava il governo italiano di aver versato quella somma per combattere l’emergenza nel paese nordafricano, anziché concentrarsi sull’emergenza nazionale.

Come ha precisato lo stesso giorno il ministero degli Esteri – e come verificato da Pagella Politica – l’Italia ha realmente versato 50 milioni nei confronti della Tunisia, ma «non è un dono, né un regalo, bensì un credito (di aiuto) che rientra nel quadro del più ampio memorandum of understanding Italia-Tunisia, siglato nel 2017, dunque ben tre anni fa». L’accordo richiama un protocollo di cooperazione tecnica tra Repubblica Italiana e Repubblica Tunisina in vigore dal 5 ottobre 2001 e che fino a tutto il 2020 mobiliterà complessivamente 165,5 milioni di euro.

Inoltre, sempre in base al comunicato della Farnesina, «la finalità del credito, proprio perché connessa ad accordi del 2017, non potrebbe essere collegata in alcun modo all’emergenza covid».

Parallelamente, l’accordo intergovernativo tra Italia e Bolivia è stato siglato il 15 maggio 2014 ed è entrato in vigore quattro anni più tardi. Si tratta di un memorandum di intesa bilaterale volto al miglioramento del sistema sanitario boliviano, che dovrebbe portare nelle casse di La Paz 21 milioni di euro.

«Un credito non ancora erogato» ha precisato la Farnesina il 29 marzo 2020, che difende la scelta anche dal punto di vista politico: «Nel frangente attuale, aiutare i paesi a rafforzare i loro sistemi sanitari è nell’interesse di tutti.  Quando, nei prossimi mesi, come ci auguriamo, l’Italia sarà uscita dall’emergenza, dobbiamo evitare che l’epidemia ritorni attraverso i normali flussi di persone».

Anche in questo caso, dunque, la notizia del trasferimento di denaro è reale (benché non sia ancora avvenuto), ma non c’è alcuna correlazione tra il credito erogato e l’emergenza Covid-19 (nonostante a marzo 2020 anche la tv boliviana lo abbia presentato in questo modo).

Si poteva recedere dal memorandum?

Il testo del memorandum d’intesa tra Italia e Tunisia contiene una clausola secondo cui  l’accordo può essere emendato solo con il consenso di entrambe le parti. Non c’è dunque alcun esplicito riferimento alla causa di forza maggiore di cui parla Delmastro, ma questa è comunque stabilita dalla Convenzione di Vienna del 1969, firmata e ratificata sia dall’Italia che dalla Tunisia.

L’articolo 62 del “trattato sul diritto dei trattati”, infatti, enuncia che un accordo internazionale possa essere sospeso nel caso in cui si presenti un «fondamentale mutamento di circostanze» che non era stato previsto dalle parti. Definizione che, tanto nel caso della Tunisia quando in quello della Bolivia, sembra coinvolgere a pieno titolo la recente emergenza Covid-19.

In conclusione

L’Italia ha versato 50 milioni di euro all’indirizzo della Tunisia e ne verserà altri 21 alla Bolivia, ma non c’è un collegamento diretto tra il credito emesso dall’Italia per la cooperazione internazionale (attraverso Cassa Depositi e Prestiti) e la recente emergenza causata dal diffondersi del nuovo coronavirus. Si tratta di operazioni stabilite rispettivamente nel 2017 e nel 2015.

La sospensione dei memorandum sarebbe stata possibile, come riferisce Andrea Delmastro Delle Vedove, ma ciò avrebbe richiesto una precisa scelta politica (prontamente esclusa dalla Farnesina) e avrebbe eventualmente aperto la strada ad un ricorso di Tunisia e Bolivia.

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