Il 26 gennaio 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via social network la richiesta di verificare un articolo pubblicato il 25 gennaio 2021 all’interno del blog Col senno di poi della giornalista Gioia Locati, ospitato sul sito web de Il Giornale. Il titolo è “L’Inghilterra ha il record di morti da Covid ma calano infarti e tumori”.
Il contenuto centrale dell’articolo è un’analisi sui decessi non-Covid dell’Inghilterra realizzata da Stefano Petti (forse lo stesso Stefano Petti dentista, ricercatore in microbiologia e professore al dipartimento di Sanità pubblica e malattie Infettive dell’Università Sapienza di Roma). Stando a quanto riportato, le tabelle statistiche ufficiali del governo britannico mostrerebbero un significativo calo dei decessi dovuti a malattie diverse dalla Covid-19 a dicembre 2020 e la pandemia non avrebbe causato nel Paese una mortalità significativa.
Le informazioni riportate sono in realtà false, e un’attenta lettura delle fonti citate all’interno dell’articolo stesso mostra un quadro molto diverso. Abbiamo contattato l’Office for National Statistics del governo britannico (l’equivalente dell’Istituto nazionale di statistica italiano) per fare chiarezza.
Passiamo ora all’analisi di numeri e dati per capire come stanno davvero le cose.
Di che cosa stiamo parlando
Nell’articolo oggetto della nostra analisi si sostiene che, confrontando i dati relativi ai decessi non-Covid dell’Inghilterra di dicembre 2020 con «la media dei 5 anni precedenti», emergerebbe che «nel 2020 i decessi per infarto sono scesi del 75% passando da circa 22.000 a 4.000, quelli per demenza da 28.000 a 5.000, quelli per ictus (cerebrovascular diseases) da 13.000 a 2.000».
Sarebbero poi diminuite anche «le morti da tumore», con un calo sia delle neoplasie a polmoni, trachea e bronchi («da 12.000 a 2.000»), sia di quelle del colon-retto («da 5.000 a 1.000»). Inoltre, anche «l’influenza pare essersi ritirata passando da 4.000 a 900 decessi».
Stando all’articolo, l’eccesso di mortalità del 2020 in Inghilterra non sarebbe anomalo, e anzi inferiore a quello di altri anni. Si legge che «l’eccedenza delle morti inglesi su tutto l’anno è di circa 29.250 decessi» e non sarebbe nulla di eccezionale: «ad esempio nell’inverno 2017-18 se ne registrarono 50.000 in più», scrive l’autrice.
In conclusione, si sostiene quindi che la pandemia non avrebbe causato una mortalità significativa: «vediamo che l’eccedenza è irrisoria, la gran parte dei morti, più di 60.000 ha solo cambiato… nome», «sicuramente la tendenza di cambiare nome alle cose per mostrare una realtà diversa è molto in voga, specie in questi ultimi anni».
Fatto chiarezza sui contenuti che analizzeremo, passiamo ai dati e vediamo perché le informazioni riportate sono false.
I dati sui decessi non-Covid-19
Partiamo dal presunto crollo delle morti per cause non-Covid-19. La tabella a cui si fa riferimento, linkata nell’articolo, è un documento ufficiale stilato dell’Office for National Statistics del governo britannico (disponibile qui, alla sezione «December 2020», sotto forma di file Excel, scheda 11a).
Soffermandoci sui decessi (colonne «Number of deaths») relativi al mese di dicembre 2020, c’è in effetti una differenza massiccia e sistematica con la media dei decessi per le stesse cause negli anni dal 2015 al 2019. Ad esempio, secondo la tabella, i decessi legati alla demenza o all’Alzheimer riportati per il mese di dicembre 2020 sono 5.281, contro 28.198 nella media dei cinque anni precedenti: oltre 5 volte in meno. Per ischemie cardiovascolari, come gli infarti, abbiamo 4.365 casi nel mese di dicembre 2020 contro una media di 21.997; per malattie cerebrovascolari (ictus e aneurismi) 2.341 casi nel mese di dicembre 2020 contro una media di 12.687.
Tabella che riporta i morti divisi per causa nel dicembre 2020 (a sinistra) e la media dei morti per le stesse cause nei mesi di dicembre da 2015 a 2019. In verde: la colonna con il numero di decessi del dicembre 2020. In blu: la colonna con il tasso di mortalità del dicembre 2020. In arancione: la colonna con il numero di decessi della media del mese di dicembre 2015-2019. In rosa: la colonna con il tasso di mortalità della media del mese di dicembre 2015-2019. Fonte: Office for National Statistics. Consigliamo di aprire l’immagine in una nuova scheda per la lettura.
Confrontando però questi numeri con altri dati nella stessa tabella, è evidente che c’è un problema con la colonna che riporta i decessi in numero assoluto. Se si guardano i decessi in percentuale, infatti, i conti non tornano. Se prendiamo ad esempio i già citati decessi dovuti a demenza o Alzheimer, il tasso di decessi annuo ogni 100.000 abitanti riportato è di 112,0 per dicembre 2020 e di 126,2 per la media dei cinque anni precedenti: un numero piuttosto simile, che non riflette il massiccio calo che abbiamo notato prima. Se passiamo agli infarti, si riporta nella tabella un tasso di decessi annuo, calcolato per dicembre 2020, di 93,3 ogni 100.000 abitanti contro 98,8 ogni 100.000 in media nel 2015-2019. Per gli ictus abbiamo un tasso di 49,9 a dicembre 2020 contro un tasso di 56,9 nei cinque anni precedenti.
Il tasso di mortalità non è altro che un modo per esprimere lo stesso numero di vittime ma, in questo caso, rapportandolo alla popolazione totale. Se il numero assoluto di decessi cambia di cinque volte, dovrebbe registrare un cambiamento simile anche il numero dei decessi ogni 100.000 abitanti. Per quanto tra 112,0 e 126,2 ci sia una leggera differenza, non si tratta certo di un aumento di cinque volte.
Lo stesso vale per le altre cause di morte (93,3 contro 98,8 per gli infarti; 49,9 contro 56,9 per gli ictus) Dalla tabella si vede che le differenze sono poco significative anche per tumori e «sintomi, segni e condizioni non ben definite»: le uniche differenze significative sono un calo di mortalità per influenza (25,5 contro 50,9 in media) e malattie respiratorie croniche (38,1 contro 60,4 in media). Del perché l’influenza sia diminuita durante il 2020 hanno parlato i nostri colleghi di Pagella Politica.
In altre parole, sembra esserci un’incongruenza: o nella tabella i decessi riportati per dicembre 2020 sono troppo pochi, o quelli riportati nella media quinquennale sono troppi. Di quale numero dobbiamo fidarci allora?
Che cosa ci ha detto l’Office for National Statistics
Il 18 gennaio 2021 la redazione di Facta, dopo aver notato questo possibile errore nelle tabelle sopra riportate, ha contattato l’Office for National Statistics, che ci ha confermato via e-mail la presenza dell’errore.
«Le cifre sono corrette per il totale [dei decessi, ndr] dei cinque anni. Sono state presentate però senza dividere per cinque [per ottenere la media, ndr]. I tassi di mortalità invece sono corretti. I dati presentati non sono coerenti con quelli dei mesi precedenti e quindi stiamo sottoponendo il report a una correzione proprio in questo momento».
La mail che ci ha inviato l’Office for National Statistics (sottolineatura nostra)
Dunque, i dati corretti sono quelli relativi al mese di dicembre 2020, mentre i dati per la media quinquennale sono falsati a causa di un banale svista: nel calcolo della media sono stati sommati i decessi da 2015 e 2019, ma poi non sono stati divisi per cinque. (Aggiornamento: il 1 febbraio 2021 l’Office for National Statistics ha corretto i dati in seguito alla nostra segnalazione,)
I decessi nel 2020
Affrontati i dati che confrontavano i decessi non-Covid dello scorso dicembre con la media degli anni precedenti, guardiamo ai numeri relativi alla mortalità per l’interno 2020, disponibili nella stessa tabella.
Tabella che riporta i morti e mortalità divisi per causa in tutto il 2020 (a sinistra) e la media dei morti e mortalità per le stesse cause negli anni da 2015 a 2019. In verde: la colonna con il numero di decessi del dicembre 2020. In blu: la colonna con il tasso di mortalità del 2020. In arancione: la colonna con il numero di decessi nella media degli anni 2015-2019. In rosa: la colonna con il tasso di mortalità della media nella media degli anni 2015-2019. Fonte: Office for National Statistics.Consigliamo di aprire l’immagine in una nuova scheda per la lettura.
In generale, i decessi totali sono aumentati, in larga parte a causa della pandemia (e lo vedremo fra poco). I dati sulle altre cause di morte sono simili a quelli degli anni precedenti. In particolare, non c’è stato alcun crollo anomalo della mortalità da altre cause nel 2020. Alcune cause di morte sono leggermente diminuite, ma altre sono aumentate.
Nel 2020 infatti ci sono stati, in Inghilterra, 66.060 morti per demenza o Alzheimer contro una media 2015-2019 di 61.928, oltre 4.000 in più; così come ci sono stati 15.960 morti per tumori dell’intestino contro una media di 13.866, 14.385 morti per cause non definite contro 12.078 in media e infine 11.109 decessi per tumori del sangue contro 11.097 in media.
L’ipotesi «la gran parte dei morti […] ha solo cambiato nome», come sostenuto nell’articolo a noi segnalato, è quindi scorretta.
L’eccesso di mortalità
Infine, secondo l’articolo di Locati, l’eccesso di mortalità in Inghilterra sarebbe di «circa 29.250 decessi». Si tratta di un’informazione scorretta.
L’eccesso di mortalità rispetto all’anno 2020, secondo Public Health England – l’agenzia per la salute pubblica inglese – è molto più elevato: dal 21 marzo 2020 (giorno di inizio del lockdown nel Inghilterra) all’8 gennaio 2021 in Inghilterra sono state registrate 76.220 morti in eccesso rispetto all’atteso.
Nell’articolo si argomenta che bisognerebbe introdurre una correzione del 5,5 per cento sulle morti totali in quanto «in aprile vi è stato un cambiamento nel metodo statistico che porta a calcolare il 5,5% dei decessi in più […]. Succedeva che, tutti gli anni un 5,5% delle morti avvenute nell’anno precedente venissero registrate nell’anno successivo.
Quest’anno il 5,5% è stato già conteggiato nell’anno» e quindi il numero andrebbe sottratto.
L’Office for National Statistics ha però comunicato a Facta che non c’è stato nessun cambiamento del genere: i decessi sono presentati «sia per data di registrazione che per data di decesso. Non c’è stato alcun cambiamento nella nostra metodologia». Secondo quanto ci ha comunicato l’Office for National Statistics, alcuni decessi vengono riportati in ritardo se richiedono indagini da parte del coroner, ma non c’è stato alcun cambiamento nel modo in cui questi decessi vengono riportati e conteggiati.
Anche facendo il semplice calcolo della media degli anni 2015-2019, che si può ottenere dai dati ufficiali delle tabelle di cui abbiamo parlato sopra, nel 2020 risultano 72.358 decessi in più. Per confronto l’anno peggiore dopo il 2020 è stato il 2018, con 8.417 decessi in più rispetto alla media.
Basta osservare l’andamento della mortalità settimanale negli anni precedenti rispetto alla media, disponibile ad esempio qui e riportato da noi sotto, per rendersi conto che il 2020 è un anno assolutamente eccezionale. L’inverno 2017-2018 mostrava una leggera mortalità in eccesso, che probabilmente si è riflessa negli 8.417 morti sopra la media per l’anno 2018, ma non paragonabile.
Nell’articolo di Locati si esprime scetticismo sui dati settimanali in quanto «[il metodo] che prende in esame solo le settimane (peraltro utilizzato anche in Italia) si basa su stime che si sono spesso rivelate fallaci», una critica di cui non viene fornita alcuna giustificazione; ma in ogni caso dati settimanali e annuali concordano nel registrare il 2020 come un anno di mortalità eccezionale.
Blu: Morti registrati settimanali in Inghilterra e Galles tra gennaio 2017 e gennaio 2021. Nero: morti registrati, in media, nelle settimane corrispondenti (media calcolata sul periodo 2015-2019). I picchi di mortalità corrispondenti alla prima e alla seconda ondata di pandemia di Covid-19 sono evidenti nella linea blu. Fonte: Office for National Statistics.
Nell’articolo di Gioia Locati il presunto eccesso di 50.000 decessi nell’inverno 2017-2018, con cui si confronta l’eccesso di decessi del 2020, è attribuito, di nuovo, a una fonte dell’Office for National Statistics. Questo dato è stato però interpretato scorrettamente.
Come sostenuto nello stesso articolo di Locati «per valutare la consistenza di un’epidemia, o pandemia, si osservano le morti in eccesso a fine anno, comparando le varie annate. Se non figurano picchi di mortalità in eccesso, l’andamento è nella norma». In realtà, la fonte utilizzata non riporta la mortalità in eccesso rispetto agli anni precedenti nel periodo considerato, ma la differenza tra la mortalità in inverno e quella nel periodo non invernale. Come descritto nella stessa pagina dall’Office for National Statistics, quel numero «definisce il periodo invernale da dicembre a marzo, e confronta il numero di decessi che si registrano in questo periodo invernale con il numero medio di decessi avvenuti nei mesi precedenti tra agosto e novembre e nei mesi successivi tra aprile e luglio». Si tratta quindi di un numero con un significato completamente diverso rispetto alla mortalità annuale in eccesso.
In conclusione
Non è corretto sostenere che nelle statistiche ufficiali inglesi vi sia un anomalo crollo dei decessi per cause diverse dalla Covid-19. A trarre in inganno sono stati proprio i dati ufficiali che soffrivano di un evidente errore di compilazione, anche se bastava un poco di attenzione e, al limite, un controllo con l’Office for National Statistics per rendersene conto.
I dati corretti mostrano che non c’è stato nessun crollo anomalo nelle cause di morte di dicembre 2020, eccezion fatta per influenza e malattie croniche respiratorie, e che anzi alcune cause di morte hanno mostrato un aumento dei decessi. Non è quindi possibile affermare che i decessi per Covid-19 siano decessi per altre cause che avrebbero «cambiato nome».
È falso anche che, in Inghilterra, la mortalità in eccesso dovuta alla pandemia sia simile o addirittura inferiore a quelle di anni precedenti. Tutti i dati mostrano che, purtroppo, il 2020 è stato un anno con un numero di decessi altissimo, oltre 70.000 in più rispetto alla media degli anni precedenti. Anche qui, gli autori dell’articolo oggetto della nostra analisi hanno letto i dati con poca attenzione: la fonte a cui si riferivano parlava infatti della differenza nella mortalità tra l’inverno e le stagioni più calde, non dell’eccesso di mortalità lungo tutto l’anno.
Ricordiamo infine che anche in Italia la pandemia è stata, nel 2020, una delle prime cause di mortalità.
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