Pandemia e infodemia: ondate parallele? Sette mesi di fact-checking europeo - Facta
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Pandemia e infodemia: ondate parallele? Sette mesi di fact-checking europeo

Il network di organizzazioni di fact-checking che fanno parte dello European digital media observatory (Edmo) conta – a fine 2021 – 20 aderenti, che monitorano e contrastano la disinformazione in 23 Stati Ue su 27*. A luglio 2021 Edmo ha iniziato a pubblicare brevi rapporti mensili sulla disinformazione rilevata nell’Ue – dalle organizzazioni aderenti al network, che rispondono ad un apposito questionario – nel mese precedente la pubblicazione. Il 17 gennaio 2022 verrà pubblicato l’ultimo rapporto, relativo a dicembre 2021, di cui anticipiamo qui alcuni contenuti. Abbiamo quindi analizzato tutti i materiali pubblicati per vedere se ci sono, e quali sono, le tendenze che emergono dall’analisi dell’intero periodo giugno-dicembre 2021, e che cosa ci possiamo aspettare nell’immediato futuro.

*Non sono rappresentate al momento Danimarca, Svezia, Malta e Cipro

Disinformazione e contagi nell’Unione europea

Il primo dato che le organizzazioni di fact-checking di Edmo forniscono, rispondendo al questionario, è il totale degli articoli pubblicati, e quanti di questi hanno avuto per oggetto la disinformazione a tema Covid-19. In questo modo possiamo avere una misura per valutare quanto pesa la disinformazione a tema pandemia sul totale della disinformazione rilevata.

Abbiamo qui aggregato in un grafico le percentuali rilevate, mese per mese, tra giugno e dicembre 2021.

Andamento del peso della disinformazione a tema Covid-19 sul totale della disinformazione rilevata dalle organizzazioni di fact-checking del network Edmo. Fonte: Edmo

Confrontando l’andamento del peso della disinformazione a tema Covid-19 sul totale della disinformazione rilevata con l’andamento dei contagi nell’Unione europea, emerge una significativa coincidenza, con uno sfasamento temporale di un mese circa.

In altre parole: a distanza di un mese circa da quando sono cresciuti i contagi è cresciuta in parallelo anche la disinformazione rilevata a tema Covid-19. 

Andamento dei casi di Covid-19 nell’Ue nel periodo maggio-novembre 2021. Fonte: Our World in Data

Considerato l’ulteriore drammatico aumento dei casi nell’Ue a dicembre 2021, possiamo aspettarci che, nel rapporto che verrà a pubblicato a febbraio 2022 sulla disinformazione circolata nel mese precedente, la percentuale di disinformazione a tema Covid-19 sul totale farà registrare un ulteriore aumento.

Il parallelismo tra realtà e disinformazione – seppure con il ritardo temporale di cui abbiamo parlato – è un fenomeno che abbiamo rilevato anche a proposito di altri temi, ad esempio in momenti di forte pressione migratoria ai confini dell’Ue o in occasione del ritiro delle truppe occidentali dall’Afghanistan. Ma, oltre a una corrispondenza quantitativa, se si guarda più da vicino la disinformazione a tema pandemia è molto evidente anche un legame qualitativo.

Va dove ti porta il (o meglio la) Covid-19

In primo luogo abbiamo notato la tendenza della disinformazione a seguire “geograficamente” gli sviluppi della pandemia, e soprattutto delle misure di contrasto messe in atto dalle autorità.

Così se in estate, in particolare a luglio, i disinformatori di tutta Europa avevano modificato e decontestualizzato numerosi video e foto di vecchie manifestazioni e celebrazioni (ad esempio per la vittoria dei mondiali del calcio del 2018) presentandole come enormi manifestazioni in Francia contro il pass sanitaire – all’epoca da poco introdotto dal governo francese, che aveva fatto da apripista nell’Ue – a ottobre lo stesso è accaduto con l’Italia. Dopo la decisione del governo Draghi di estendere il green pass al mondo del lavoro (di nuovo, una misura quasi inedita al momento in Europa), in tutta l’Unione sono circolate moltissime notizie false (e immagini false) circa inesistenti – o comunque grandemente esagerate – proteste in Italia.

A destra, una foto dei festeggiamenti a Parigi per la vittoria dei mondiali di calcio del 2018, spacciata in Irlanda (e in molti altri Paesi Ue) ad agosto 2021 come immagine delle proteste contro il pass sanitaire. A sinistra, una foto di un festival di musica techno a Zurigo del 2018, spacciato in Polonia (e molti altri Paesi Ue) a ottobre 2021 come immagine delle proteste di Trieste contro il green pass

A novembre è stato poi il turno dell’Austria, spinta dal vertiginoso aumento dei contagi a reintrodurre un lockdown e a prevedere, prima nell’Ue, un obbligo vaccinale generalizzato. Sulla scorta di queste esperienze possiamo ipotizzare che l’Italia, alla luce della decisione di inizio anno del governo Draghi di introdurre un obbligo vaccinale per tutti gli over-50 e di estendere ulteriormente il super-green pass, potrebbe essere nuovamente fulcro della disinformazione europea nel mese di gennaio.

Il video di una protesta in Romania nel 2017 contro una legge sulla corruzione, diffuso a novembre 2021 in Grecia (e in diversi altri Paesi Ue) come relativo a proteste in Austria contro il lockdown

Ma accanto alla geografia si può notare anche uno sviluppo “tematico” della disinformazione. Così ad esempio in estate, quando la maggior parte delle persone va in vacanza, uno dei bersagli principali delle bufale sono stati gli spostamenti via aeroplano, pericolosi per i vaccinati (o pericolosi perché i piloti  hanno malori a causa del vaccino). Quando è arrivata la variante delta i disinformatori hanno sostenuto che fosse colpa dei vaccini. A settembre, quando numerose campagne vaccinali hanno rallentato fisiologicamente, il messaggio diffuso dalla disinformazione è stato che i no-vax avessero vinto la loro battaglia e che gli Stati stessero rinunciando a vaccinare le persone. A dicembre, con l’avvio delle campagne di vaccinazione dei bambini e di inoculazione della terza dose in numerosi Paesi europei, sono circolate moltissime notizie false sui pericoli dei vaccini per i più giovani e delle terze dosi in generale. 

Un ultimo fenomeno che possiamo evidenziare è poi la capacità della disinformazione di sfruttare le complessità della realtà. Un ottimo esempio è il cosiddetto “paradosso dei vaccini”: da quando le campagne vaccinali nei Paesi Ue hanno portato la maggioranza delle persone ad essere vaccinate, spesso i disinformatori hanno diffuso dati (corretti) da cui risulta che tra i contagiati, o tra i ricoverati in ospedale (qui la situazione varia da Stato a Stato e da momento a momento), la maggioranza sono vaccinati. Questo dato tuttavia non ci dice nulla di per sé. Bisogna considerare infatti l’incidenza dei contagiati e dei ricoverati tra vaccinati e non, non il loro numero assoluto. Se i vaccinati sono 1.000 e tra di loro i ricoverati sono 10, l’incidenza è dell’1 per cento. Se i non vaccinati sono 10 e i ricoverati sono 5, l’incidenza è del 50 per cento, anche se è vero che in numero assoluto sono la metà dei vaccinati.

Infografica sul paradosso dei vaccini. Fonte: Istituto superiore di sanità

Su complessità come queste, sia di carattere matematico e statistico, sia di carattere medico-scientifico (si pensi alla questione delle patologie preesistenti, che ha spinto alcune testate giornalistiche a sostenere la falsità secondo cui i morti di Covid-19 siano una minima minoranza del totale ufficiale), la disinformazione ha spesso costruito – non necessariamente in mala fede – campagne di notizie false che si sono protratte anche per mesi.

Qui potete leggere i brief pubblicati tra luglio 2021 e gennaio 2022, relativi al periodo giugno-dicembre 2021

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