No, il vaiolo delle scimmie non è «un modo per coprire gli effetti collaterali» del vaccino Pfizer - Facta
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No, il vaiolo delle scimmie non è «un modo per coprire gli effetti collaterali» del vaccino Pfizer

Il 27 maggio 2022 su Facebook è stato pubblicato un post in cui si legge: «La malattia autoimmune delle vesciche è elencata come effetto collaterale in un documento della Pfizer. Molti ipotizzano che il Monkeypox possa essere un modo per coprire gli effetti collaterali».

Il post oggetto di analisi suggerisce quindi che il vaiolo delle scimmie (o monkeypox) sia una messinscena utilizzata per coprire gli effetti avversi del vaccino anti-Covid prodotto da Pfizer e BioNtech.

Si tratta di una notizia priva di fondamento. Andiamo con ordine.

Il documento di Pfizer citato nel post oggetto di analisi è reale e pagina a pagina 31, tra le segnalazioni di possibili reazioni avverse di speciale interesse, compare anche «Autoimmune blistering disease» (in italiano, «malattia autoimmune delle vesciche»). 

È necessario però specificare, come abbiamo fatto anche per un altro caso di disinformazione, che questo report non documenta le reazioni avverse causate dal vaccino Pfizer. Si tratta di un documento di 38 pagine stilato dalla casa farmaceutica Pfizer, intitolato “CUMULATIVE ANALYSIS OF POST-AUTHORIZATION ADVERSE EVENT REPORTS OF PF-07302048 (BNT162B2) RECEIVED THROUGH 28-FEB-2021” che, come si legge a pagina 5, contiene i dati presenti nel database Pfizer sulla sicurezza del proprio vaccino in base alle segnalazioni degli eventi avverse ricevute per un periodo di tre mesi, tra l’11 dicembre 2020 (data in cui la Fda ha autorizzato il vaccino per l’uso di emergenza) e il 28 febbraio 2021. Le segnalazioni provengono sia dagli Stati Uniti che da altri Paesi e sono di diverso tipo: spontanee alla casa farmaceutica, casi segnalati alle autorità sanitarie nazionali, report clinici di possibili reazioni avverse e altro.

Sempre a pagina 5 e in quella successiva vengono spiegati la metodologia utilizzata e quali limiti di lettura presentano le segnalazioni: sono influenzabili da diversi fattori esterni, in alcuni casi si tratta di informazioni incomplete e sono state raccolte anche indipendentemente dalla valutazione del nesso di causalità tra l’evento avverso e la somministrazione del vaccino. Inoltre, la stessa Pfizer nel documento precisa che «una raccolta di segnalazioni di eventi avversi non indica necessariamente che un particolare evento è stato causato dal farmaco; piuttosto, l’evento può essere dovuto a una malattia pregressa o a qualche altro fattore». Questo significa che le segnalazioni di possibili eventi avversi contenute nel documento non indicano un rapporto certificato di causa ed effetto con la somministrazione del vaccino Pfizer.   

Passiamo ora al vaiolo delle scimmie e al motivo per cui non si tratta di una copertura per mascherare i possibili effetti avversi del vaccino anti Covid di Pfizer. 

Il vaiolo delle scimmie è un’infezione endemica in alcune parti dell’Africa, causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo, ma che si differenzia per minore gravità e capacità di diffusione. Il virus è diffuso in particolare tra primati non umani e piccoli roditori e si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale, o in seguito a un contatto diretto. A maggio si sono registrati focolai di vaiolo delle scimmie in diversi Paesi, dove il virus non è endemico.

Contattato dai colleghi di Reuters, il dottore Amesh Adalja, esperto di malattie infettive presso la Johns Hopkins University, ha spiegato che il vaiolo delle scimmie «non è una malattia autoimmune, è una malattia contagiosa ben nota che provoca molto più di un’eruzione cutanea, ad esempio gonfiore dei linfonodi, febbre, malessere, affaticamento ecc». Sempre a Reuters, il dottor Mike Skinner, specialista in virus emergenti e malattie zoonotiche all’Imperial College di Londra, ha detto che il vaiolo delle scimmie può essere confermato attraverso un «test PCR specifico per il virus del vaiolo delle scimmie. Non vedo come ci possa essere confondere quando vengono segnalati casi confermati». Infine, la professoressa Heidi Larson della London School of Hygiene and Tropical Medicine ha dichiarato che «le origini del virus del vaiolo delle scimmie sono ben documentate e non c’è assolutamente alcun collegamento con la malattia autoimmune delle vesciche».

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