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Questi soldati non hanno per sbaglio bruciato la bandiera olandese invece di quella russa

Questi soldati non hanno per sbaglio bruciato la bandiera olandese invece di quella russa

7 giugno 2022
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Il 22 maggio 2022 su Facebook è stata pubblicata un’immagine che mostra alcuni soldati con tuta mimetica e passamontagna mentre bruciano una bandiera dell’Olanda. Lo scatto è accompagnato dal messaggio «Fuck Russia» (in italiano, Russia vaffancu**). L’immagine è accompagnata dal testo: «Il nazismo del cervello supera tutti i confini. Volevano bruciare la bandiera russa, hanno bruciato quella olandese. Bravissimi».

Si tratta di un’immagine risalente al 2016, decontestualizzata e che veicola una notizia falsa.

L’immagine è in realtà lo screenshot di un filmato pubblicato il 18 gennaio 2016 su YouTube e intitolato (in lingua ucraina) “Appello dei combattenti AZOV ai Paesi Bassi in merito al referendum su UE-Ucraina”. Il video ha una durata complessiva di 2:28 minuti e mostra sei presunti soldati del battaglione Azov che minacciano di condurre attacchi terroristici nei Paesi Bassi nel caso in cui il referendum del 6 aprile 2016 fosse stato respinto. Il referendum sottoponeva agli elettori olandesi l’accordo di associazione politica ed economica siglato nel 2014 dall’Unione europea con l’Ucraina ed è stato bocciato con il 61,1 per cento dei voti.

Siamo dunque di fronte a un’immagine presentata fuori dal suo contesto originale, ma che si rivelò falso già nel 2016. A smentire la paternità del video fu proprio il battaglione Azov, attraverso un comunicato che descriveva il filmato come «una patetica provocazione» e un «falso di scarsa qualità». Lo stesso comunicato precisava che «chiunque abbia familiarità con le armi vedrà immediatamente che gli attori impugnano armi softair, quindi non è reale».

Come avevano spiegato i colleghi di Bellingcat in un articolo pubblicato ad aprile 2016, il video era stato in origine creato e diffuso dalla rete di account riconducibile alla cosiddetta «fabbrica dei troll di San Pietroburgo» creata dalla Internet Research Agency e che secondo un’indagine del dipartimento della Giustizia statunitense interferì nella campagna elettorale americana del 2016.

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