Il 24 maggio 2024 è stato pubblicato su Facebook lo screenshot di un presunto documento del Parlamento europeo intitolato “Impatto del 5G sulla salute”. Secondo l’autore del post, si tratta di un «dossier occultato» in cui si spiega che la tecnologia 5G sarebbe un «probabile cancerogeno per gli esseri umani». In particolare, si legge, «nel 2021 il Parlamento europeo pubblica il rapporto Health Impact of 5G concludendo che le radiofrequenze da 450 a 6000 MHz sono probabilmente cancerogene per gli esseri umani e influenzano chiaramente la fertilità maschile, con possibili effetti negativi sullo sviluppo di embrioni, feti e neonati».
Si tratta di un contenuto fuorviante che veicola una notizia falsa.
Il documento in questione esiste, è stato pubblicato a luglio 2021 dal Comitato dei parlamentari europei per il futuro della scienza e della tecnologia (Stoa), ed è consultabile in maniera trasparente sul sito del Parlamento europeo. Si tratta di un rapporto richiesto dallo Stoa a Fiorella Belpoggi, ricercatrice e membro dell’International Academy of Toxicologic Pathology (Iatp) e dell’Istituto Ramazzini, che riassume lo stato attuale delle conoscenze sui rischi cancerogeni e per la riproduzione/lo sviluppo correlati al 5G emersi da studi epidemiologici e studi sperimentali in vivo. Il 5G è la quinta generazione di connessione mobile che assicura connessioni con alta velocità.
In base alle conclusioni riportate, si legge che i campi elettromagnetici (da 450 a 6.000 MHz) sono probabilmente cancerogeni per l’uomo, e «queste frequenze influenzano chiaramente la fertilità maschile e possibilmente anche la fertilità femminile». Inoltre, «possono avere possibili effetti avversi sullo sviluppo di embrioni, feti e neonati».
Andando a leggere nel dettaglio i singoli studi, però, si legge (pagina 7 e 8 del documento) che per le frequenze da 450 a 6.000 MHz «vi sono prove sufficienti di effetti avversi sulla fertilità maschile», ma «prove limitate di cancerogenicità in relazione alle radiazioni nell’uomo», «prove limitate di effetti avversi sulla fertilità femminile» e «sullo sviluppo della progenie di madri che hanno fatto un uso intensivo di telefoni cellulari durante la gravidanza».
Lo stesso testo, dunque, precisa che non esistono abbastanza prove per dimostrare che le frequenze tra 450 e 6.000 MHz siano cancerogene, e abbiano degli effetti negativi per la riproduzione femminile.
Come già spiegato su Facta, le linee guida dell’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (Icnirp), un organismo indipendente che si occupa di ricerca sul tema dei possibili effetti nocivi sul corpo umano dell’esposizione a radiazioni non ionizzanti, dimostrano che non ci sono evidenze di effetti cancerogeni dei campi elettromagnetici a radiofrequenze ai livelli a cui è normalmente esposta la popolazione, Le frequenze alle quali il 5G opera in Italia sono 700 MHz, 3.700 MHz e 27 GHz, tutte e tre appartenenti alla porzione di spettro elettromagnetico detta a “radiofrequenza” e, quindi, già soggette alla normativa dei sistemi di tecnologia precedente.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) nel 2011 aveva classificato i campi elettromagnetici per le telecomunicazioni come possibilmente cancerogeni per l’uomo (gruppo 2B), mettendo però in luce l’assenza di prove scientifiche sufficienti a stabilire un rapporto di causa-effetto tra l’esposizione e il cancro. Il gruppo 2B è il terzo della classifica dell’Iarc, e contiene 322 sostanze che sono «possibili carcinogeni umani». Il gruppo 1 contiene gli agenti che sono carcinogeni umani certi (ad esempio fumo e alcol), mentre il gruppo 2A comprende agenti che sono carcinogeni probabili (ad esempio la carne rossa).
Tra l’altro, come spiega l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), l’Agenzia stabilisce soltanto se una sostanza è con ragionevole certezza un cancerogeno, ma non paragona tra loro i cancerogeni per la loro potenza. La classificazione dell’Iarc sui campi elettromagnetici, precisa l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Friuli Venezia-Giulia, va considerata in relazione all’esposizione dovuta all’utilizzo dei dispositivi mobili (telefoni cellulari), e non in relazione a esposizioni ambientali (quali quelle delle antenne) o a esposizioni lavorative.
In sostanza non esistono evidenze scientifiche che collegano il tumore alla tecnologia 5G.
Su Facta ci siamo occupati di un altro caso simile di disinformazione.