La nuova legge sul 5G non ha niente a che fare con i vaccini anti Covid - Facta
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La nuova legge sul 5G non ha niente a che fare con i vaccini anti Covid

Il 27 aprile 2024 è stata pubblicata su Facebook la foto di un’antenna telefonica installata di fianco ad alcuni edifici e alberi. L’immagine è accompagnata da un commento, scritto dall’autore del post: «Dal 30 aprile accenderanno i microonde a fuoco lento e i sierati cadranno come mosche ,saluti al gregge». 

Il riferimento è all’innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici previsti per il 29 aprile 2024 dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2023.

Si tratta di una notizia falsa. 

Innanzitutto, il post oggetto di analisi rientra nella teoria del complotto, scientificamente infondata, secondo cui con la somministrazione dei vaccini anti-Covid sarebbero stati inseriti nelle persone dei chip che, attraverso la rete 5G, riuscirebbero a controllare le persone. 

Come spiegato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’innalzamento dei limiti dei campi elettromagnetici a 15 volt su metro (V/m) permetterà di amplificare l’adozione della tecnologia 5G, la quinta generazione di connessione mobile che assicura connessioni con alta velocità e tempi di risposta molto rapidi. Le linee guida dell’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (Icnirp), un organismo indipendente che si occupa di ricerca sul tema dei possibili effetti nocivi sul corpo umano dell’esposizione a radiazioni non ionizzanti, fissano il valore massimo raccomandato a 61 V/m.

Per quanto riguarda la presunta pericolosità della tecnologia 5G e dei campi elettromagnetici, nello stesso documento l’Icnirp aveva spiegato che, in base a un’analisi comparata degli studi epidemiologici, non ci sono evidenze di effetti cancerogeni dei campi elettromagnetici a radiofrequenze ai livelli a cui è normalmente esposta la popolazione.

Già nel 2011 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) aveva classificato i campi elettromagnetici per le telecomunicazioni come possibilmente cancerogeni per l’uomo (gruppo 2B), mettendo però in luce l’assenza di prove scientifiche sufficienti a stabilire un rapporto di causa-effetto tra l’esposizione e il cancro. Il gruppo 2B è il terzo della classifica dell’Iarc, e contiene 322 sostanze che sono «possibili carcinogeni umani». Il gruppo 1 contiene gli agenti che sono carcinogeni umani certi (ad esempio fumo e alcol), mentre il gruppo 2A comprende agenti che sono carcinogeni probabili (ad esempio la carne rossa). Tra l’altro, come spiega l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), l’Agenzia stabilisce soltanto se una sostanza è con ragionevole certezza un cancerogeno, ma non paragona fra loro i cancerogeni per la loro potenza. La classificazione dell’Iarc sui campi elettromagnetici, precisa l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Friuli Venezia-Giulia, va considerata in relazione all’esposizione dovuta all’utilizzo dei dispositivi mobili (telefoni cellulari), e non in relazione a esposizioni ambientali (quali quelle delle antenne) o a esposizioni lavorative.

Negli ultimi 30 anni sono stati pubblicati circa 25mila articoli nel campo degli effetti biologici e delle applicazioni mediche delle radiazioni non ionizzanti, spiega sul proprio sito l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Nonostante alcune persone pensino che occorra fare più ricerca, si legge ancora, le conoscenze scientifiche in questo settore sono oggi più estese di quelle della maggior parte delle sostanze chimiche. Sulla base di una recente revisione approfondita della letteratura scientifica, l’OMS ha concluso che le prove attuali non confermano l’esistenza di conseguenze sulla salute derivanti dall’esposizione a campi elettromagnetici di bassa intensità. Tuttavia, «esistono alcune lacune nella conoscenza degli effetti biologici che necessitano di ulteriori ricerche».

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