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Questi dati riguardanti il primo anno di governo Draghi sono imprecisi

Questi dati riguardanti il primo anno di governo Draghi sono imprecisi

6 settembre 2022
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Il 5 settembre 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare le informazioni riportate in un’immagine contenente una foto del presidente del Consiglio uscente Mario Draghi e alcuni presunti dati riguardanti il primo anno dell’esecutivo da lui guidato, insediatosi il 13 febbraio 2021.

Il post oggetto della segnalazione

Le informazioni riportate nell’immagine sostengono che nei primi 12 mesi del governo Draghi il costo dell’energia elettrica sia aumentato del 131 per cento, quello del gas del 95 per cento e che benzina e gasolio siano saliti rispettivamente del 50 e del 58 per cento. L’immagine aggiunge inoltre che l’inflazione si sia attestata all’8 per cento e che nel 2021 si sia registrato un «+43%» di aziende chiuse e nel 2022 un «-8,6%» di nuove attività produttive.

Si tratta di dati imprecisi. Andiamo con ordine. 

Innanzitutto, per valutare l’operato del primo anno di governo Draghi i dati da considerare sono quelli compresi tra febbraio 2021 e lo stesso mese del 2022, tenendo conto che i numeri da soli non sono in grado di fotografare la situazione socio-economica di un Paese e che dovrebbero essere contestualizzati considerando le circostanze storiche in cui sono maturati. Ad ogni modo, questo articolo si limiterà a verificare la correttezza sostanziale dei dati riportati.

È vero che tra febbraio 2021 e febbraio 2022 c’è stato un generale aumento del costo dell’energia elettrica e di quella del gas, come ha segnalato in un’audizione al Senato del febbraio 2022 l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera). I numeri riportati nell’immagine si riferiscono all’aumento registrato nel primo trimestre del 2022 rispetto al primo trimestre dell’anno precedente «per il cliente domestico tipo di energia elettrica» (da 20,06 a 46,03 centesimi di euro/kWh, tasse incluse, per un aumento del 131 per cento) e per i clienti di gas naturale (da 70,66 a 137,32 centesimi di euro per metro cubo, tasse incluse, per un totale del +94 per cento). Presentando i dati, Arera ha segnalato che tale aumento è stato provocato dall’impennata nei prezzi all’ingrosso e che a poco sono serviti «gli interventi straordinari» del governo Draghi. 

Veniamo ora al prezzo del carburante, che secondo l’immagine oggetto della segnalazione avrebbe provocato un innalzamento del 50 per cento nel costo della benzina e del 58 per cento in quello del gasolio. La media mensile dei prezzi di combustibile e carburante è disponibile sul sito web del ministero della Transizione ecologica e, sebbene l’incremento nel prezzo netto di benzina e gasolio tra febbraio 2021 e febbraio 2022 sia in linea con quanto si sostiene nell’immagine (+54,1 per cento per la benzina e +53,5 per cento per il gasolio auto), ciò non vale per il prezzo finale al consumatore. Secondo quanto riportato dalle tabelle ministeriali, la benzina è aumentata in un anno del 22,3 per cento (da 1.511,12 euro per 1.000 litri a 1.848,12) e il gasolio del 24,4 per cento (da 1.383,24 euro per 1.000 litri a 1.720,36).

I dati pubblicati da Istat indicano che l’inflazione – ovvero l’aumento dei prezzi al consumo per l’intera collettività – a febbraio 2022 fosse  aumentata del 5,7 per cento su base annua, e non dell’8 per cento come riportato nell’immagine. Nel febbraio 2022 la stessa Istat ha pubblicato anche i dati riguardanti registrazioni e fallimenti di imprese del 2021: secondo l’istituto statistico, quell’anno il numero di registrazioni di nuove imprese era cresciuto del 14,6 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti, mentre il numero di fallimenti era aumentato del 18,5 per cento. 

Dati molto distanti da quelli riportati dall’autore del contenuto, che aveva parlato di un «+43%» di aziende chiuse e un «-8,6%» di nuove attività produttive. Nel primo caso si trattava di un dato estrapolato da un’analisi condotta da Cribis, società privata di gestione e recupero crediti, aggiornata ai primi 9 mesi del 2021 e che per stessa ammissione degli autori scontava l’assenza di dati sui numerosi fallimenti del 2020, quando l’attività dei tribunali era ferma a causa della pandemia. Il secondo dato si riferisce invece a un dato pubblicato da Istat, ma riguardante il solo primo trimestre dell’anno 2022.

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