Il 14 novembre 2024 è stato pubblicato su X il filmato dell’ecografia di un feto che sembra muoversi in maniera concitata «per evitare le pinze dell’aborto», secondo l’autore del post.
L’informazione condivisa è però fuorviante, e diffonde una notizia falsa.
La presunta ecografia è tratta da una scena di Unplanned, film del 2019 basato sull’omonimo libro di memorie scritto da Abby Johnson. L’autrice racconta il suo percorso da direttrice di una clinica di Planned Parenthood, non profit che fornisce assistenza in tema di salute sessuale e riproduttiva, ad attivista anti-abortista. Johnson ha spiegato che questa scelta è arrivata dopo aver assistito, attraverso un’ecografia, a un feto di 13 settimane «che lottava per la vita» durante un’interruzione di gravidanza.
Il video condiviso su X dunque non è reale, ma è la scena di un film. Inoltre, ci sono dubbi anche su quanto raccontato da Abby Johnson.
Jen Villavicencio, una ostetrica-ginecologa che si occupa anche di interruzioni di gravidanza in Michigan, ha spiegato a The HuffPost che la scena è «ampiamente irrealistica», dal momento che in quella fase di gestazione i feti non compiono movimenti volontari. «L’idea che un feto possa indietreggiare o mostrare paura o cercare di scappare da una cannula (uno strumento medico, ndr) è davvero una credenza falsa», ha affermato la dottoressa, aggiungendo che «tutte le prove dicono che non è possibile».
Un feto, si legge sul sito dell’associazione di ostetrici e ginecologi statunitense (Acog), non ha la capacità fisiologica di percepire il dolore fino ad almeno 24 settimane di gestazione, termine ultimo entro il quale è possibile praticare, salvo casi particolari, un aborto in alcuni degli Stati che lo consentono. Le 24 settimane di gestazione sono state scelte perché sono, all’incirca, il momento in cui un feto ha alcune possibilità di sopravvivenza fuori dall’utero.
Vari studi e varie organizzazioni mediche, spiega ancora l’Acog, concordano sul fatto che l’interruzione di gravidanza prima delle 24 settimane non provoca alcuna percezione del dolore nel feto. Questo perché l’esperienza del dolore «richiede il riconoscimento cosciente di uno stimolo nocivo», una «capacità che si sviluppa non prima del terzo trimestre».