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Il brevetto CN112220919A non dimostra che i vaccini contro la Covid-19 contengono grafene

Il brevetto CN112220919A non dimostra che i vaccini contro la Covid-19 contengono grafene

9 settembre 2021
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Il 9 settembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via Facebook una segnalazione che chiedeva di verificare l’autenticità di un brevetto depositato dal Centro nazionale di ricerca ingegneristica di Shanghai per la nanotecnologia con il numero  CN112220919A, intitolato “Vaccino nano ricombinante coronavirus che assume come vettore l’ossido di grafene”.

Il contemporaneo riferimento del brevetto al vaccino contro il coronavirus e al grafene ha scatenato la produzione di numerosi articoli e post (ad esempio qui, qui e qui) che considerano questa la prova regina della presenza di ossido di grafene nei vaccini approvati contro la Covid-19.

Si tratta di un contenuto presentato senza il contesto necessario alla sua comprensione, che veicola una notizia falsa.

Innanzitutto, la richiesta di brevetto risale al 27 settembre 2020 e a distanza di un anno, mentre scriviamo, risulta ancora in attesa di approvazione. Come si può leggere nella descrizione del brevetto, questo riguarda «un nuovo metodo di sviluppo di vaccini basato sull’ossido di grafene che funge da struttura per caricare molecole CpG e proteine ricombinanti» ed è stato al momento sperimentato sulle sole cavie da laboratorio. 

L’ossido di grafene è un materiale a base di carbonio derivato dalla comune grafite, il cui utilizzo in ambito biomedico è ancora oggetto di dibattito a causa della sua potenziale tossicità per l’uomo, ma che potrebbe essere in futuro utilizzato come veicolo per la somministrazione di vaccini (in questo senso la sperimentazione sugli animali ha ottenuto risultati promettenti).

In campo biomedico, l’esistenza di un brevetto non prova che il prodotto è sicuro e può essere commercializzato: come abbiamo spiegato in passato, prima di essere definitivamente approvato un vaccino deve affrontare un iter piuttosto lungo, che comprende tre fasi sperimentali nelle quali il candidato vaccino viene testato su una popolazione di esseri umani. Quella descritta nel brevetto non è dunque una tecnica utilizzata nella produzione dei vaccini contro la Covid-19 attualmente approvati per combattere gli effetti della pandemia. 

Vale la pena precisare ancora una volta che i vaccini utilizzati nella campagna vaccinale contro la Covid-19 non contengono ossido di grafene, come si può facilmente verificare dando un’occhiata alle componenti elencate da Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson, la cui veridicità è stata attentamente vagliata dalle agenzie regolatrici come Ema (Agenzia europea per i medicinali) in Europa e Fda (Food and Drugs Administration) negli Stati Uniti.  

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