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Questa e-mail non contiene la procedura con cui sarebbe stato creato Sars-CoV-2 in laboratorio

Questa e-mail non contiene la procedura con cui sarebbe stato creato Sars-CoV-2 in laboratorio

4 giugno 2021
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Il 3 giugno 2021 la redazione di Facta ha ricevuto la richiesta di verificare un’immagine, diffusa più volte su Facebook (ad esempio qui o qui o qui) contenente il testo di un’e-mail, ricevuta l’11 marzo 2020 da Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) e, oggi, consigliere medico capo della Casa Bianca. L’e-mail ha come oggetto «Metodo di produzione dell’arma biologica coronavirus». Il testo inizia con «Salve Anthony, il virus è stato creato così» per poi dettagliare quello che sembra un complesso protocollo di biologia molecolare in cui viene nominato il virus Hiv e il virus Sars-CoV, il coronavirus responsabile della Sars e parente prossimo del virus Sars-CoV-2. 

L’e-mail è reale, ma le informazioni contenute sono false.

Le testate giornalistiche Washington Post, Buzzfeed News e Cnn, con una richiesta effettuata tramite il Freedom of Information Act (Foia), hanno ottenuto oltre 3.000 pagine di e-mail inviate e ricevute dal Niaid tra gennaio 2020 e giugno 2020. La e-mail oggetto della nostra verifica si trova a pagina 2.286 di questo documento (fornito da Buzzfeed News), dove è possibile leggere tutte le corrispondenze del periodo indicato.

Il contenuto dell’e-mail, però, non ha alcun rapporto con l’origine del virus Sars-CoV-2. Come verificato dai nostri colleghi fact-checker di Lead Stories e Usa Today, il testo della e-mail non è che un frammento di uno studio del 2005 (paragrafo «Intervirion Fusion»). Il paragrafo si riferisce a un protocollo per creare uno pseudovirus, una particella simile a un virus ma incapace di riprodursi, nel contesto di esperimenti volti a trovare metodi per evitare l’infezione dal virus Sars-CoV. Gli autori dello studio hanno inoltre dichiarato a Usa Today che la metodologia citata nell’email «non ha nessun senso come metodo di produzione di un’arma biologica a base di coronavirus» e hanno confermato che le particelle virali descritte nello studio erano «completamente incapaci di replicarsi». 

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