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Siamo davvero così vicini alla fine di Twitter?

Nella notte italiana tra il 17 e il 18 novembre 2022, su Twitter è diventato virale l’hashtag #RIPTwitter, utilizzato dagli utenti in vista di un possibile collasso a breve termine della piattaforma di social network.

Ormai da settimane, sui mezzi d’informazione di tutto il mondo si rincorrono notizie e indiscrezioni circa il futuro dell’azienda rilevata a fine ottobre dall’imprenditore Elon Musk, soprattutto in seguito ad alcune decisioni imprenditoriali rivelatesi contraddittorie, come il lancio di un servizio di verifica a pagamento degli account Twitter e la successiva sospensione del progetto per il proliferare di profili falsi. 

Nelle ultime ore, però, il dibattito sulle sorti di Twitter sembra essersi intensificato e i riferimenti alla possibile fine dell’azienda arrivano poco dopo le dimissioni di almeno mille dei 3.500 dipendenti sopravvissuti ai licenziamenti di massa voluti da Musk a inizio novembre. Andiamo dunque a ricostruire gli eventi delle ultime ore, nel tentativo di comprendere che cosa c’è di vero nelle previsioni di un futuro collasso di Twitter.

L’ultimatum ai dipendenti

L’hashtag #RIPTwitter è nato in seguito alla scadenza dell’ultimatum lanciato da Musk ai suoi dipendenti, con il quale l’imprenditore aveva chiesto di imbarcarsi nell’avventura di un “Twitter 2.0” o in alternativa di lasciare l’azienda. Secondo quanto riportato dal New York Times, la decisione doveva essere comunicata entro le ore 23 italiane di giovedì 17 novembre e restare nell’azienda avrebbe significato «lavorare molte ore e ad alta intensità». 

Sebbene non esistano numeri ufficiali, i mezzi d’informazione americani riferiscono di «dimissioni di massa» che avrebbero coinvolto «centinaia di impiegati», di cui almeno 115 annunciate pubblicamente. Come conseguenza dell’alto numero di risposte negative, Elon Musk ha deciso di chiudere gli uffici di Twitter fino a lunedì 21 novembre e, secondo le indiscrezioni raccolte dalla giornalista Zoë Schiffer, ciò sarebbe in parte dovuto al timore di sabotaggi da parte degli ormai ex dipendenti, e in parte alla necessità tecnica di togliere l’accesso agli uffici alle persone non più impiegate.

Nella mattinata del 18 novembre è circolato molto il tweet di un presunto ex dipendente che si occupava della gestione degli accessi agli uffici di Twitter, il quale avrebbe rivelato di essere stato richiamato da Musk perché «mentre disattivavano tutti i badge si sono accidentalmente chiusi fuori». L’utente ha in seguito rivelato che si trattava di uno scherzo e che l’intera vicenda era frutto di fantasia.

Che cosa succederà a Twitter

Non è al momento facile capire quale sarà il futuro di Twitter, ma secondo il Washington Post le recenti dimissioni potrebbero mettere a serio rischio l’operatività del sito, anche perché arrivano a pochi giorni dal licenziamento di circa metà dei 3.500 dipendenti che si occupavano della piattaforma. Le persone attualmente impiegate dal social network potrebbero insomma essere semplicemente troppo poche per gestire un sito web che ospita 238 milioni di utenti attivi giornalieri, secondo i numeri rivelati pochi giorni fa dalla società.

Ma c’è di più. Perché la chiusura degli uffici di Twitter coinciderà con la giornata inaugurale dei mondiali di calcio, uno degli eventi più attesi (e discussi) dell’anno, e che secondo alcuni dipendenti di Twitter ascoltati dal The Atlantic richiamerà un alto numero di utenti sulla piattaforma. Gli stessi impiegati ascoltati dal sito web americano hanno escluso la possibilità che Twitter possa «spegnersi all’improvviso», immaginando invece uno scenario in cui parti dell’infrastruttura digitale inizieranno a «fallire silenziosamente» una dopo l’altra, paragonando il processo alla «placca che si accumula nelle arterie di una persona per anni prima di un attacco di cuore». 

Questo, però, non significa necessariamente che sarà la fine di Twitter, ma solo la fine di Twitter come lo conosciamo. Un ex dipendente senior ha suggerito al The Atlantic che Musk potrebbe dover scegliere di far funzionare il sito solo per una ristretta cerchia di persone, «celebrità e utenti esperti», sottolineando che un tempo Twitter utilizzava un server dedicato solo per gestire l’account di Justin Bieber.

In conclusione

In queste ore su Twitter è diventato virale l’hashtag #RIPTwitter, dedicato alla possibile chiusura della piattaforma di social network. Il dibattito si è sviluppato in seguito alle dimissioni di massa dei dipendenti della compagnia, che potrebbero lasciare Twitter con un organico ridotto in concomitanza con l’inaugurazione dei mondiali di calcio, uno degli eventi più attesi dell’anno. 

Al momento è difficile dire se le voci sulla fine di Twitter abbiano fondamento, ma alcuni dipendenti ed ex dipendenti contattati dal sito web The Atlantic hanno evidenziato la possibilità che l’infrastruttura digitale della piattaforma possa subire delle ripercussioni in grado di cambiare il volto del social network.

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