Con l’avvicinarsi della Pasqua, circola sui social, in Italia e nel mondo, una bizzarra interpretazione storica delle origini della festività cristiana. La ricostruzione, presentata di solito in testi più o meno lunghi sulle “origini” o le “vere origini” della Pasqua, gira intorno all’idea che quest’ultima abbia a che fare con divinità pagane mesopotamiche, con particolari dai toni forti.
Secondo questa teoria, la Pasqua sarebbe all’origine una festa pagana perché in realtà «rende onore a Ishtar, la dea della fertilità e del sesso, che oggi è conosciuta come Easter [“Pasqua” in inglese, ndr]». Un indizio di ciò starebbe nel fatto che la pronuncia di “Ishtar” sarebbe uguale a quella della parola “Easter”, cioè Pasqua in inglese.
Inoltre, questa festività ruoterebbe in origine intorno a riti sessuali, poiché «il sacerdote di Baal ingravidava le vergini e sacrificava i bambini una volta nati. Il sangue dei bambini sarebbe stato messo sulle uova, questa è l’origine delle uova di Pasqua». E ancora, la Pasqua cadrebbe sempre «la prima domenica dopo la prima luna piena dopo l’equinozio» e questa sarebbe una pratica che «proviene da Babilonia». Si tratterebbe, quindi, di una festa di adorazione di Ishtar che non solo non affonderebbe le sue radici nella religione cristiana, ma sarebbe addirittura contraria al volere di Dio.
Si tratta di un mito completamente infondato, che circola online da almeno dieci anni, che riporta una serie di inesattezze e imprecisioni e che si basa su un’indagine storica assai poco solida. Facciamo chiarezza.
Nessun legame con la dea Ishtar
Prima di tutto è importante precisare che Ishtar, conosciuta anche come Innana, era la dea mesopotamica della guerra e dell’amore sessuale, la divinità femminile più importante del pantheon babilonese, cioè del complesso delle figure divine di quel sistema politeistico. Secondo quanto riportato dall’enciclopedia Britannica, Ishtar era, tra le altre cose, la protettrice delle prostitute e delle birrerie e parte del suo culto probabilmente includeva pratiche sessuali e di prostituzione.
Questa dea era anche considerata la dea della pioggia e dei temporali ed era spesso raffigurata con il leone, il cui ruggito ricordava il tuono, e con canne o cancelli come emblema. Nelle varie notizie false che circolano sui social, spesso appaiono foto di oggetti archeologici o altre rappresentazioni che non mostrano veramente la dea Ishtar, ma altre divinità (come in questo caso, in cui appare invece l’Artemide Efesia, una scultura che rappresenta la dea greca Artemide).
Il collegamento errato tra Ishtar e la Pasqua è, prima di tutto, basato su una ricostruzione errata (o almeno senza fondamento) della pronuncia antica del nome della dea, secondo cui “Ishtar” si pronuncerebbe come “Easter”, cioè “Pasqua” in inglese. In realtà secondo Jacob Lauinger, professore associato di assiriologia alla Johns Hopkins University, l’equazione tra Ishtar e Pasqua è «folle», in quanto si sa molto poco di come venivano pronunciati i nomi in accadico (di cui l’assiro era un dialetto), ma sembra addirittura che il nome Ishtar fosse pronunciato “issar”. Completamente diverso, quindi, dalla pronuncia inglese di “Easter”.
L’origine di questo mito moderno e senza fondamento potrebbe risalire a un libro scritto nel 1853 dal reverendo Alexander Hislop, ministro della Libera Chiesa di Scozia noto per le sue posizioni critiche alla Chiesa cattolica romana, e intitolato “The two Babylons” [in italiano: “Le due Babilonie”]. Il libro fa risalire le pratiche della Chiesa cattolica a quelle pagane dell’antica Babilonia. All’inizio del terzo capitolo, nella sezione II, Hislop scrisse che “Pasqua” non è un termine cristiano e che è in realtà collegato a Ishtar.
Come sappiamo, però, l’origine della Pasqua non è pagana e non deriva da divinità mesopotamiche.
Le origini della Pasqua ebraico-cristiana
Nella sua moderna accezione, la parola “Pasqua” designa due festività molto importanti per due diverse religioni monoteiste. Nella tradizione ebraica, Pèsach commemora la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto e si celebra nell’arco di otto giorni, dal 15 al 22 di Nisan (il settimo mese del calendario ebraico), che quest’anno cade dal 5 al 13 aprile. Nella tradizione cristiana, invece, la Pasqua è una festività mobile, la più solenne dell’anno liturgico, e commemora quella che nel Vangelo è presentata come la resurrezione di Cristo.
Nonostante facciano riferimento a momenti liturgici differenti, la radice etimologica della parola Pasqua è comune e secondo alcuni filologi deriverebbe dal verbo ebraico pāsaḥ, che nell’Antico Testamento – e più precisamente in Esodo, XII, 11-27 – viene utilizzato con il significato di “passare oltre”. In particolare, nel suo contesto originale il verbo designava l’azione del dio degli Ebrei, Jahvè, che come decima e ultima piaga d’Egitto decise di uccidere i primogeniti maschi degli egiziani, risparmiando (ovvero passando oltre) quelli delle famiglie ebraiche.
I contenuti della festa cristiana della Pasqua si sono andati creando e precisando nel corso dei decenni e secoli dopo la morte di Gesù, e il termine fu utilizzato per riferirsi alla vicenda di Gesù già a partire dall’anno 57 d.C., quando l’apostolo Paolo scrisse una lettera ai cristiani di Corinto. Nella lettera, Paolo tracciava una metafora tra il rito ebraico della Pasqua e la figura di Gesù, paragonando il suo corpo all’agnello sacrificato durante Pèsach.
La parola ebraica pāsaḥ, diventata nell’aramaico-giudaico pisḥā, è stata poi tradotta nella parola latina pascha, da cui deriva la parola italiana “Pasqua”.
I simboli della Pasqua
Nel mondo anglosassone, la parola designata per indicare la festività è “Easter”. Secondo gli esperti, questa parola è stata adottata a causa della concomitanza tra il periodo pasquale e alcune celebrazioni pagane della primavera e in particolare di Eostre, festa dedicata all’omonima divinità germanica che simboleggiava il rinnovamento della vita. È possibile che la Pasqua cristiana cada all’inizio della primavera a causa della volontà della Chiesa cattolica di cristianizzare le più importanti celebrazioni pagane.
Dalla tradizione pagana, la Pasqua ha tratto anche la simbologia dei conigli, diventata comune attorno al XIX secolo. I conigli sono infatti spesso associati alla fertilità, per via della loro capacità di dare alla luce vaste cucciolate, e nella tradizione pagana germanica erano visti come il simbolo di una nuova vita. Per questo motivo, fin dal 1700 i bambini tedeschi costruivano nidi e lasciavano carote per “Osterhase” (anticamente “Oschter Haws”), il coniglio pasquale.
Tra Otto e Novecento, la simbologia pasquale si è infine arricchita delle uova di cioccolato, commercializzate per la prima volta dall’azienda britannica Fry’s nel 1873. Questa tradizione risale però almeno al XIII secolo, quando i bambini iniziarono a decorare le uova nel periodo pasquale, probabilmente perché questo era fino ad allora un alimento proibito durante la Quaresima. Esistono tuttavia numerosi riscontri che riconducono le uova al culto pagano della primavera, dal momento che la loro schiusura è associata alla nuova vita. Nessuno di questi miti fa, però, riferimento a sangue e sacrifici di bambini, come riportato nelle strampalate ricostruzioni che collegano erroneamente l’origine della Pasqua alle dea Ishtar.