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I diritti al tempo delle teorie cospirazioniste e delle notizie false: la disinformazione anti Lgbtq+ in Europa

Le notizie infondate a riguardo incitano all’odio contro minoranze, leggi e istituzioni inclusive

31 maggio 2023
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Un’analisi di EDMO. Organizzazioni che hanno contribuito: Pagella Politica/Facta news; Newtral; Lakmusz; Verifica RTVE; AFP; Correctiv; Demagog; DW; EFE Verifica; Ellinika Hoaxes; Knack; Maldita; TjekDet; VRTNWS.

La disinformazione contro la comunità Lgbtq+ è una delle più presenti nell’Unione europea, come i brief mensili Edmo hanno più volte evidenziato. Le notizie false a riguardo sembrano sempre più e sempre più insidiose, con affermazioni infondate che incitano all’odio contro minoranze, leggi e istituzioni inclusive. Ci sono diverse narrative comuni che circolano per l’UE, ma anche casi nazionali con proprie peculiarità.

Questa indagine analizza le principali narrative di disinformazione veicolate da molteplici storie e notizie false rilevate dalle organizzazioni di fact checking che fanno parte del network Edmo. Non si prendono in considerazione questioni politiche od opinioni: per “narrative di disinformazione” si intendono invece insiemi di notizie dimostrabilmente false che concordano nel promuovere un particolare messaggio.

Narrative principali

Le storie false che circolano in tutta Europa contro la comunità Lgbtq+ sono di vario tipo. Alcune si legano ad argomenti di attualità (ad esempio l’approvazione di normative in alcuni Paesi, come accaduto con la cosiddetta “Legge Trans” in Spagna), altre si basano su più note teorie cospirazioniste. In questa moltitudine di notizie false, sono cinque le narrative che emergono come prevalenti.

Narrativa n. 1: Le persone gay e trans sono malate e la transizione di genere porta a malattie mentali

Una prima narrativa sulle persone gay e trans tenta di descriverli come affetti da malattie fisiche e mentali. A supporto di queste tesi vengono citati ricerche, studi scientifici e statistiche che si sono rivelati falsi o mal interpretati. In Polonia, ad esempio, un falso studio di un istituto di sessuologia, che non esiste in realtà, è stato utilizzato per affermare che in un numero elevatissimo di casi (94 per cento) l’omosessualità è legata a qualche malattia mentale, mentre in Portogallo è circolata la notizia di un presunto corso per pediatri che insegna a identificare e curare “bebè Lgbtq+” fin dalla culla. In realtà, l’American Psychiatric Association (APA), una delle organizzazioni di psichiatri più importanti al mondo, ha eliminato l’omosessualità dalla sua lista di disturbi mentali e comportamentali nel 1973 e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha fatto lo stesso nel 1990.

Nonostante questo, l’omosessualità è ancora in alcuni casi presentata come conseguenza di “disturbi” e malanni, se non proprio come una malattia in sé. In quest’ottica, viene sfruttata anche l’attualità per diffondere stereotipi e pregiudizi: nel 2022 per esempio l’OMS ha registrato un aumento dei casi di vaiolo delle scimmie e in UE hanno cominciato a girare notizie false che affermavano fosse una malattia riguardante solo i gay. Questo filone è stato rintracciato in Spagna, Ungheria, Lettonia e molti altri Paesi UE, come riportato nel brief Edmo di giugno 2022. Più di recente, una storia circolata in Germania ha additato il cambiamento di sesso, citando in maniera ingannevole uno studio scientifico, per affermare che la transizione sta portanto a un aumento di suicidi tra le persone transessuali. Il tentativo di dipingere queste persone come affette da malattie mentali e squilibri è coerente con altre narrative identificate.

Narrativa n. 2: I membri della comunità Lgbtq+ sono pedofili

La seconda narrativa prova non solo a correlare l’omosessualità, o più in generale il fare parte della comunità Lgbtq+, a casi di pedofilia e abusi, ma arriva a sostenere che commettere violenze sessuali, anche nei confronti di bambini e animali, sia proprio una delle prerogative per appartenere a questa minoranza. Nel supportare questa tesi infondata, sono circolate diverse notizie false su presunti manifesti di promozione dell’”amore senza età”, quindi anche con minorenni, o sull’ipotetica aggiunta della lettera “P”, per “Pedosessuale”, all’acronimo Lgbtq+ per sbandierare questa inclinazione.

Le storie di questa narrativa, verificate come false da organizzazioni di fact-checking indipendenti, sono varie. Ci sono esempi in Spagna, come il falso arresto per “pornografia infantile” della fondatrice di Drag Queen Story Hour, un’associazione statunitense che organizza letture di racconti in luoghi pubblici, la storia infondata di una persona transessuale aggredita per aver mostrato i propri genitali a una bambina (storia circolata anche in Belgio) o quella della mamma che sposerebbe la sua stessa figlia. In Polonia – che quanto a rispetto dei diritti delle persone appartenenti alla comunità Lgbtq+ è all’ultimo posto in UE – un finto grafico attribuiva quasi la metà (46 per cento) di tutti i casi di pedofilia ai membri di questa minoranza. In linea con il più ampio filone di disinformazione riguardante la presunta “dittatura” della filosofia Lgbtq+ – che sarà discusso più avanti – in Grecia, è stato falsamente affermato che la ministra per le pari opportunità spagnola promuova la pedofilia.

Narrativa n. 3: I membri della comunità Lgbtq+ sono violenti e autori delle sparatorie di massa

Dopo la strage di Uvalde, negli Stati Uniti, sono circolate storie sull’identità dell’autore. Si sosteneva che fosse una persona che aveva cambiato sesso e si è arrivati ad accusare persone estranee ai fatti solo perché transessuali. Ad aprile 2023, dopo la sparatoria di massa avvenuta a Nashville, sempre negli Stati Uniti, dove a sparare era stata effettivamente una persona transessuale, un’ondata di disinformazione ha interessato diversi Paesi UE, tra i quali Francia, Spagna e Slovenia. Nei giorni seguenti la sparatoria, è stata diffusa una foto presentata falsamente come quella della camera dell’autore, nella quale si vedevano una bandiera arcobaleno e una della Nato. In un altro caso, la foto di un comico americano è stata modificata grazie a modelli di intelligenza artificiale in modo da dargli sembianze femminili e affermare che l’immagine ritraesse l’aggressore armato.

Più tardi le notizie false secondo le quali la maggioranza delle sparatorie di massa sono commesse da persone transgender si è diffusa ulteriormente, contribuendo a rappresentare queste persone come pericolose e instabili e rinforzando le già esistenti narrative.

Narrativa n. 4: Le persone appartenenti alla comunità Lgbtq+ ricevono trattamenti preferenziali nelle competizioni sportive

La questione della partecipazione delle donne transessuali nelle competizioni

sportive è materia di discussione nel dibattito scientifico, che contempla punti di vista diversi e ugualmente legittimi. È anche oggetto però di una vasta e crescente disinformazione, che prova a inquinare il dibattito in molti Paesi con parecchie storie, dimostrabilmente false, intente a veicolare il messaggio che le persone Lgbtq+ sono avvantaggiate nel vincere o partecipare alle gare. È il caso della ballerina trangender Sophie Rebecca: si è sostenuto falsamente che fosse stata accettata nella Royal Ballet School di Londra, una delle scuole di balletto più prestigiose al mondo, solo per aver cambiato sesso e nonostante avesse superato il limite di età per entrare a farne parte.

“È giusto combattere contro un ragazzo che si dichiara donna?”. Affermazioni come queste hanno accompagnato molte delle false storie riguardanti la lottatrice di MMA brasiliana Gabi Garcia, che non solo è stata descritta come transessuale quando non lo è, ma è stata anche accusata di vincere le gare perché in realtà uomo e di aver ucciso un avversaria per via del vantaggio fisico. Storie simili hanno riguardato vari sport e discipline. Per esempio, c’è quella delle “due atlete trans” che si sono baciate sul podio di una corsa ciclistica riservata alle donne dopo essere arrivate ai primi posti. In realtà si trattava di un evento inclusivo e le categorie erano basate sulle prestazioni, non sul genere. In un’altra storia, riguardante la cerimonia di premiazione di una gara di nuoto, si è sostenuto in maniera ingannevole che le partecipanti si fossero allontanate dal podio in segno di protesta perché a vincere la gara era stata una persona transessuale.

È legittimo pensare che le persone trans possono avere un vantaggio ingiusto nelle competizioni sportive o che le attuali categorie basate sul sesso siano inadatte alla loro partecipazione. Quelle prese in considerazione sono notizie e storie dimostrabilmente false, rintracciate in Spagna, Portogallo, Germania, Belgio, Danimarca, Estonia e altri paesi membri UE. In tutti questi casi, il messaggio che si vuole promuovere è l’idea di un generale atteggiamento di favoritismo che le organizzazioni sportive riserverebbero ai membri della minoranza Lgbtq+. A questo fine, è stato anche sostenuto che il Comitato olimpico internazionale ha reso “obbligatorio mandare atleti LGBT alle Olimpiadi”, ma si trattava di un video manipolato rilanciato dai canali di propaganda russa.

Quest’ultimo esempio introduce la quinta e ultima delle narrative identificate.

Narrativa 5: Teorie cospirazioniste sulla “dittatura” della filosofia Lgbtq+ e relativo “indottrinamento” 

Un bambino è stato strappato con la forza dalla sua famiglia musulmana solo perché i suoi  genitori “gli hanno detto che il pensiero Lgbtq+ non è giusto”. La storia falsa è ambientata in Germania, ma è stata ritrovata anche in Spagna, Grecia e altri Paesi. Una storia simile ha circolato in Svezia, dove una coppia gay è stata aggredita con insulti e minacce sui social media perché ingiustamente accusata di aver adottato un bambino rapito a un’altra famiglia, nell’ambito di un filone di disinformazione riguardante presunti rapimenti da parte delle autorià rintracciato in tutti i Paesi nordici. In Grecia, si è sostenuto falsamente che, negli Stati Uniti, lo stato di Washington avrebbe revocato la potestà genitoriale a chi non accetta che i propri figli subìscano la transizione di genere. La retorica suggerisce una presunta imposizione forzata dei valori inclusivi, che caratterizza l’ultima narrativa, che si è rivelata la più diffusa in tutta l’Unione Europea.

Le notizie false che appartengono a questo filone sono estremamente variegate e coprono argomenti diversi. I messaggi diffusi ipotizzano diversi complotti, l’Occidente viene dipinto come corrotto e accusato di imporre la propria ideologia con la forza – come nel caso del bambino in Germania – o con metodi subdoli. Per esempio, una recente storia falsa sostiene che il logo di Rainforest Alliance, un’associazione che promuove la sostenibilità, sulle confezioni di prodotti alimentati in realtà indicherebbe che il prodotto contiene atrazina, un pericoloso pesticida che viene presentato come capace di “rendere donne i maschi” o “creare omosessualità”. Si afferma anche che l’UE e altre istituzioni democratiche stanno approvando leggi per imporre le questioni Lgbtq+ o punire le organizzazioni che non le rispettano. In questo senso una delle storie false più comuni dice che diversi Paesi stanno rimuovendo le parole “padre”, “madre”, “ragazzo” e “ragazza” dalle leggi, dalle istituzioni scolastiche e dall’uso comune o che, al contrario, altri le reintroducono dopo averle eliminate, anche se questo non è mai successo. È il caso del governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, che avrebbe abolito (si dice in Italia, Spagna e Polonia, ad esempio) le classificazioni “genitore 1” e “genitore 2” o il “terzo genere” dai documenti, anche se questi termini non sono mai stati usati.

Oltre alla coercizione, c’è un filone che riguarda il presunto indottrinamento o la revisione delle identità culturali. Come nel caso della promozione della pedofilia, vengono coinvolti i bambini per suscitare odio e ostilità verso la comunità Lgbtq+. Tra le tante bufale a riguardo, quella dei libri di educazione sessuale per bambini di quattro anni, quella delle persone transessuali che danno lezioni per “indottrinare” i più piccoli (per le quali sono anche accusate di essere pagate 16.000 euro all’ora), quella dei film che provano a convincere i bambini di cambiare sesso o quelle sulla messa in commercio della bambola maschio incinto o della bambola bambina col pene.

Casi nazionali particolari

Data la diversità delle narrative e la sovrapposizione tra di loro o con altri filoni di disinformazione (ad esempio, la disinformazione pro Russia), questi diversi messaggi sono in grado di adattarsi all’attualità o al dibattito politico di singoli Stati per supportare o contrastare le varie questioni politiche. La seguente è un’analisi dei due casi nazionali più interessanti di disinformazione contro la comunità Lgbtq+ che si sono registrati negli ultimi mesi.

Spagna

A febbraio, in Spagna è stata approvata una legge che rende più semplice cambiare il sesso indicato sui documenti. La cosiddetta “Legge Trans” assicura l’”autodeterminazione sessuale” per i maggiori di sedici anni, senza particolari autorizzazioni giudiziarie o mediche e con solo due auto-dichiarazioni rese a tre mesi di distanza l’una dall’altra. Questo provvedimento ha causato una massiccia ondata di disinformazione.

Alcune storie, che organizzazioni indipendenti di fact-checking hanno dimostrato essere false, hanno sostenuto fosse possibile cambiare sesso in un solo giorno, altre che grazie alla legge è possibile truccare i test fisici per entrare nella polizia locale, altre che tutti i minori tra i dodici e i sedici anni hanno accesso alla “modifica genitale”. Queste falsità si sono riversate nel dibattito politico, per sostenere l’ipotesi di una presunta egemonia culturale. Anche prima dell’approvazione del testo di legge, circolavano false dichiarazioni del primo ministro Pedro Sánchez, secondo le quali il politico chiede l’abolizione del “matrimonio tradizionale” tra uomo e donna perché franchista. Le presunte dichiarazioni erano prese da un account Twitter satirico.

Ungheria

L’approvazione della “Legge Trans” spagnola è stata oggetto di dibattito anche in Ungheria. In particolare, un think tank filogovernativo vicino al partito Fidesz lo ha dipinto come un provvedimento che permette la transizione di genere e i relativi trattamenti medici sui minori, arrivando a descrivere l’Europa occidentale come in preda alla “follia della transizione di genere”. Questo è un esempio di sovrapposizione con alcune narrative usate dalla propaganda russa, la cui retorica si basa sulla presunta depravazione dell’Occidente e del “contagio” dell’Ucraina, finita vittima di questo declino morale. A questo proposito, nell’Unione europea è stata ampiamente diffusa un’immagine modificata che si spaccia per una foto raffigurante il presidente ucraino Volodymyr Zelenzky mentre partecipa a un gay pride nel 1999.

Questo terreno fertile per la disinformazione ha anche prodotto una delle storie false più diffuse negli ultimi mesi: il primo ministro ungherese Viktor Orbán avrebbe annunciato l’uscita dell’Ungheria dall’Ue perché questa si sarebbe rivelata “una famiglia LGBT, dove invece del padre e della madre, il bambino è costretto ad avere molti genitori, come in un campo di concentramento”. La bufala –  un mix tra disinformazione anti-Lgbtq+ e quella anti-Ue – è circolata non solo in Ungheria, ma anche in Francia, Italia, Germania, Estonia, Bulgaria, Lussemburgo, Romania, Slovacchia, Grecia, Repubblica Ceca, Croazia e quasi tutti gli altri Paesi UE.

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