Perché stiamo parlando della squalifica della sciabolatrice ucraina Kharlan - Facta
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Perché stiamo parlando della squalifica della sciabolatrice ucraina Kharlan

Di Francesca Capoccia

Negli ultimi due giorni la squalifica ai danni della sciabolatrice olimpionica ucraina Olga Kharlan è stata molto discussa sui social network, e la vicenda è stata ripresa da molte testate giornalistiche. Giovedì 27 luglio, infatti, l’atleta ucraina è stata squalificata dalla Federazione internazionale di scherma (FIE) per non aver stretto la mano alla sua avversaria russa Anna Smirnova al termine di un incontro in cui l’aveva sconfitta con un punteggio di 15-7. L’incontro si è tenuto a Milano, dove si stanno disputando i Campionati del mondo di scherma, validi per le qualificazioni alle Olimpiadi di Parigi 2024.

A fine gara Kharlan ha preferito salutare l’avversaria porgendole la sciabola, ma l’atleta russa si è rifiutata di accettare il gesto, chiedendo invece la stretta di mano. A causa del suo rifiuto, dopo circa due ore dal termine dell’incontro, la sciabolatrice ucraina ha ricevuto il cartellino nero ed è stata squalificata dalla Federazione internazionale di scherma (FIE), non potendo così proseguire nel torneo nonostante la vittoria ottenuta. Kharlan era stata “esclusa” nel tabellone ufficiale, con conseguente passaggio diretto del turno per la bulgara Yoana Ilieva, con cui Kharlan avrebbe dovuto gareggiare nel round successivo. 

In un video pubblicato su Instagram, l’atleta ucraina ha commentato, in ucraino, che non è possibile costringere le persone a far pace stringendosi la mano, e ha chiesto che  il regolamento della Federazione internazionale venga cambiato. Sull’accaduto si è espresso anche il Comitato olimpico internazionale (IOC), incoraggiando le Federazioni internazionali a «gestire le situazioni che coinvolgono atleti ucraini e atleti individuali neutrali con il necessario grado di sensibilità». A seguito di questa richiesta, il 28 luglio la FIE ha modificato la sua decisione, permettendo all’atleta ucraina di gareggiare nella competizione a squadre.

Che cosa prevedono le regole
Nella scherma, come scritto nel regolamento della Federazione internazionale, l’incontro non è terminato fino a quando i due schermidori non si sono salutati, non hanno salutato l’arbitro e gli spettatori. In particolare, «devono stringere la mano al loro avversario», e se uno o entrambi gli schermidori si rifiutano di rispettare queste regole, allora l’arbitro li penalizzerà. 

Seppure il regolamento preveda la stretta di mano, porgere la lama all’avversario non è un gesto inusuale. Come riportato da Repubblica, per Luigi Samele, ex sciabolatore olimpionico italiano e compagno di Kharlan, «c’è la possibilità di toccare la sciabola per questione di protocollo Covid, non è la prima volta che si vede. Non stringere la mano e in cambio battere sulla sciabola è una questione di igiene ormai sdoganata». Anche Andrea Terenzo, allenatore della squadra ucraina di sciabola, ha commentato sul proprio profilo Instagram che «negli anni è diventata ormai consuetudine salutarsi anche con la lama». Infatti, a causa della pandemia da Covid-19, a settembre 2020 la FIE aveva aggiornato le proprio regole, prevedendo che la stretta di mano finale tra gli schermidori fosse sostituita da un saluto, così da evitare il contatto diretto per motivi igienico-sanitari.

Questo sembra essere anche il cavillo che ha permesso alla Federazione di revocare la squalifica di Kharlan, accogliendo di fatto l’appello del comitato olimpico internazionale. All’ucraina infatti è stata concessa la buona fede nell’episodio, dal momento che aveva comunque rispettato il saluto obbligatorio, come riportato nel protocollo Covid che, secondo quanto riporta Repubblica, era ancora in vigore all’inizio dei Mondiali.

Il gesto di Kharlan non era comunque inatteso. Stando a quanto affermato da Olga Kharlan a Sky Sport, il giorno prima dell’incontro l’atleta aveva parlato con il presidente ad interim della FIE, il greco Emmanuel Katsiadakis (che dopo l’invasione russa dell’Ucraina ha preso il posto dell’oligarca uzbeko, naturalizzato russo, Alisher Usmanov), chiedendo che non le fosse dato il cartellino nero qualora avesse salutato la sua avversaria con la sciabola, e non con una stretta di mano. Il presidente, sempre secondo la ricostruzione dell’atleta ucraina, le avrebbe assicurato che avrebbe risolto il problema. 

Sempre secondo le sue dichiarazioni, Kharlan avrebbe preso questa decisione per questioni legate all’invasione militare russa del suo Paese. Già il 10 marzo, in un post su Instagram, aveva mostrato il suo disappunto in merito alla decisione della FIE di permettere agli atleti russi e bielorussi di prendere parte alle competizioni durante la guerra in corso in Ucraina. 

La scelta della Federazione, però, dispone anche alcune regole chiare: gli atleti non possono in nessun modo rappresentare la Russia o la Bielorussia, o alcuna altra organizzazione e federazione del loro Paese, e non devono essere apertamente sostenitori dell’invasione dell’Ucraina. L’avversaria Anna Smirnova, infatti, stava gareggiando come atleta individuale neutrale, dal momento che la partecipazione ufficiale russa ai tornei è vietata. Kharlan ha sostenuto che sia comunque ingiusto permettere agli atleti russi di gareggiare, puntualizzando che il fratello di Smirnova combatte per l’esercito russo in Ucraina. Anche Mykhaylo Podolyak, consigliere del presidento ucraino Volodymyr  Zelensky, è intervenuto sulla vicenda, pubblicando sul social network precedentemente conosciuto come Twitter una foto di Anna Smirnova che con la mano fa il simbolo della vittoria mentre posa di fianco a un ragazzo con indosso la divisa mimetica. Secondo Podolyak ciò dimostrerebbe sostegno all’esercito russo.

La scelta della federazione aveva fin da subito destato diverse perplessità, soprattutto per la presunta influenza russa all’interno della FIE, che è stata presieduta per anni dall’oligarca Alisher Usmanov, sanzionato da molteplici giurisdizioni, tra cui gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea, per i suoi stretti legami con il presidente Vladimir Putin.

Che cosa è successo
Come è possibile vedere da questo video, il saluto da parte della schermitrice ucraina c’è stato, nella forma di alzare la sciabola e poi porgerla all’avversaria russa, che però non ha ricambiato il saluto con la lama. L’arbitro, l’italiano Vincenzo Costanzo, aveva accettato il gesto dell’atleta ucraina, e l’aveva spinta a lasciare la pedana. Al contrario, Smirnova non se ne è andata, occupando la pedana per circa 45 minuti. Secondo la giornalista Lia Capizzi, presente all’evento, l’atleta russa lo ha fatto per protesta e per spingere alla squalifica dell’avversaria. 

Sempre nel video, infatti, si può notare come Smirnova annuisca al suo staff che, tramite un gesto con la mano, le dice di aspettare e di non scendere. La squalifica per Kharlan non è arrivata dall’arbitro nell’immediato, ma solo in un secondo momento, circa due ore dopo il termine dell’incontro. «Se mi avesse dato la lama, tutto sarebbe andato bene», ha commentato a Sky Sport la sciabolatrice ucraina. L’iniziale squalifica di Kharlan non avrebbe comunque permesso all’atleta russa di passare il turno, visto che Smirnova aveva perso l’incontro: a beneficiarne sarebbe stata l’avversaria successiva dell’atleta ucraina in tabellone, la bulgara Yoana Ilieva

Il ministro dello Sport ucraino Vadym Hutcajt ha descritto, in una conferenza stampa, quanto avvenuto come «un’ovvia provocazione da parte russa», dal momento che Smirnova si è avvicinata a Kharlan «porgendole la mano alzata a lungo e aspettando». 

Il ricorso della Federazione di scherma ucraina
Dopo l’iniziale squalifica, Kharlan non avrebbe potuto gareggiare ai mondiali, non solo come atleta individuale, ma nemmeno nelle gare a squadre. Mykhailo Illiashev, presidente della Federazione di scherma ucraina (Nffu), aveva inizialmente dichiarato di voler presentare ricorso contro la decisione della FIE, dal momento che «l’arbitro che ha giudicato questa partita non le ha dato direttamente un cartellino nero o l’ha squalificata».

Stando all’articolo 164 del regolamento della Federazione, le penalità e le sanzioni, tra cui il cartellino nero, sono di competenza dell’arbitro, sebbene il direttorio tecnico si riservi comunque il diritto di intervenire di propria iniziativa. Il direttorio tecnico, infatti, ha lo scopo di far rispettare il regolamento. Per i Campionati del mondo questo è composto da otto membri, di nazionalità diversa, tra cui un rappresentante del Paese organizzatore, che hanno esperienza e capacità nell’organizzazione di competizioni del genere. Inoltre, nell’articolo si legge che le decisioni disciplinari del direttorio tecnico e degli arbitri possono essere soggetto a ricorso alla commissione disciplinare della FIE. Tutte le decisioni del direttorio tecnico e degli arbitrali hanno effetto immediato, e nessun ricorso può sospendere tale decisione durante la competizione.

Anna Smirnova, al momento in cui scriviamo, non ha rilasciato alcun commento sulla squalifica dell’avversaria, né sulla sua successiva riammissione alle gare.

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